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Originariamente inviata da Ilsaggio
Immagino la vita come un albero.
Il tronco coincide con la nascita.
Andando verso l'alto,Ogni ramificazione rappresenta una scelta o non scelta fatta nella vita che ci porta da una parte o da un'altra fino ad arrivare ad un ramo che sarà più o meno lungo rispetto ad un altro.
Tanto più si va avanti tanto più è difficile tornare indietro.
Pensare che ci possa essere un percorso migliore, dal mio punto di vista è logorante.
Vivere con il costante pensiero che non sia il percorso giusto, che le persone che vedo quotidianamente non siano quelle che dovrei vedere, che dovrei trovarmi dall'altra parte dell'albero.
Ma dove?!
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Questa immagine dell'albero è girata per la testa anche a me spesso.
A me lo scegliere qualcosa tra certe alternative che desideravo mi ha sempre creato noie.
Sostengono che le particelle più elementari riescono ad esistere in una sorta di sovrapposizione di stati e quindi i rami dell'albero delle "scelte" della particella non sarebbero spogli ma somiglierebbero ad una specie di nuvola sfumata dove i rami si sono liquefatti in foglioline impercettibili e la realtà in questa descrizione alternativa poi coinciderebbe per intero com questo albero che non ha estremità o rami perché sono confusi tra loro.
Ma com'è che noi non ci riusciamo a fare una cosa del genere?
Mi viene in mente questa scena dove l'unico che disegna la chioma nuvolosa all'albero viene caccato via.
La vita dovrebbe esser schiacciata in un percorso solo ma mi sa che non basta per questo esiste la letteratura, il teatro, il virtuale e il fittizio, la realtà è una sola, il possibile un po' più vasto.
Pare che la vita tenda ad espandersi in questi interstizi.
La decisione ha qualcosa di negativo, costringe la vita in un ramo solo, ma la vita alla fine è tutto l'albero.
C'è qualcosa di irrazionale di sicuro nel mio discorso, però mi sa che è vero che non basta, una suora magari ha bisogno di fantasticare di essere una prostituta... E viceversa.