Sono un ragazzo di 19 anni. Ritengo che le problematiche relative alle interazioni con le persone trattate su questo sito corrispondano in gran parte alle mie, anche se, forse, hanno origini molto differenti dalla vostre. Quella che segue è la teoria che ho formulato circa la causa della mia ansia sociale.
Poiché sono caratterizzato da una grave carenza di autostima, per dimostrami di valere sono alla continua, ossessiva ricerca di feedback positivi provenienti dalle altre persone, sino ad essere giunto a trasformare quest'ultime in uno specchio, quello delle mie brame... pertanto, cerco di piacere tentando di apparire perfetto, ma senza successo, dal momento che sono una persona con scarse abilità sociali, impacciato e in generale molto ignorante, esito negativo relativo ad un abbondante quantità del mio benessere psicologico che genera in me insoddisfazione e sofferenza. Siccome con le altre persone mi pongo degli standard e delle aspettative che vanno al di là della mia capacita di rispettarli (al punto che, ho rilevato, avere un freno nella mente pressoché onnipresente, oltraggioso per i miei bisogni e sentimenti, che ho interpretato come una domanda inconscia a cui ho attribuito le seguenti parole: "cosa penseranno le persone di me se compio questa determinata azioni o dico questa determinata cosa"), durante le interazioni sociali provo la costante paura di sbagliare, la quale mi mozza il respiro (sensazione che odio con tutto me stesso), mentre alla fine di esse rimugino sulla mia prestazione, percepita, a ragione o meno, il più delle volte inadeguata. Di recente, individuato questo meccanismo sul punto di esplodere, mi sono posto tale domanda: "perché devo permettere che il bene nei miei confronti venga filtrato dall'esterno, dagli altri, nonostante io vivo nella mia mente?" Assunta la premessa di essere l'unico giudice del mio valore la mia vita sta cambiando in positivo.