Ciao a tutti, sono un ragazzo di 30 anni con disturbo d'ansia e disforia. Assumo SSRi da un anno esatto a seguito di un evento culminante in cui ho toccato il fondo e ho deciso di riprendermi la mia vita. Per il momento non sono in psicoterapia perché sto pianificando di cambiare città sebbene per me sia un passo molto difficile da compiere. Ho deciso di iscrivermi per parlarvi delle dinamiche che avvengono a livello sociale quando esco. Premetto che ho vissuto l'intera adolescenza ingabbiato negli attacchi di ansia e agorafobia ma ora sto decisamente molto meglio, cambiando tipo di mentalità, sono riuscito a risolvere molti degli ostacoli. Volevo chiedervi un parere relativo a una situazione sul piano sociale un po' strana che mi è capitato di rendermi conto quando succede. Ci tengo a precisare che ho cercato sul web fenomeni simili e non ho riscontrato nulla di simile. Ho realizzato che spesso quando sono con qualcun altro la mia attenzione è focalizzata sempre su quella persona, sebbene stia guardando altrove (ad esempio se guido la macchina, il mio focus è sulla persona che siede al sedile di fianco) penso a cosa pensa l'altra persona in merito al mio conto o se possa interessarle oppure annoiarla, oppure deluderla se non mi comporto come vorrebbe; mi preoccupo di intrattenerla. Anche se mi occupo di altro il mio pensiero periferico è orientato lì. Inoltre, il sintomo che sento non appena guardo il volto di qualcuno per strada (specialmente i giovani) è quello di un' improvvisa e fugace "scarica"di ansia localizzato all'altezza della testa, cosa che invece non mi succede quando guardo i miei genitori. Mi accorgo solo se sono in consapevolezza che arriverà in seguito al trigger scatenato dallo sguardo. Ci deve essere sicuramente un pensiero nocivo a priori prima degli sguardi. Ho notato anche che se lascio andare la formalità e l'impostazione della postura e dei movimenti mentre cammino, il sintomo viene e non viene. Questo mi fa soffrire perché punto primo: non mi godo la vita perdendomi l'attimo, punto due: è sempre una sorta di aspettativa quella che provo nell'inconscio perché mi sono reso conto che se metto in atto meccanismi del genere è perché esiste un desiderio velato di voler essere accettato. Penso che sia un retaggio introiettato da mia madre che è sempre stata molto formale e attenta alle esigenze di chiunque, annientando al contempo tutte le sue priorità. Non so mi sento confuso perché non so da dove partire per bloccare questa cosa, è come se fosse un automatismo, è più forte di me. Quanto a livello di autostima, mi piaccio e non mi piaccio. E' come se mi piacessi in maniera narcisistica, sempre a livello di immagine, c'è sempre una sorta di aspettativa nel curarmi esteticamente nei confronti della società e in particolar modo verso le donne. Divento ossesso con l'immagine perché me ne rendo conto quando sono da solo a casa che arrivo addirittura a dimenticarmi completamente dell'immagine che proietto di me all'esterno, mentre quando sono fuori casa sono preoccupato. Anche quì penso che ci sia lo zampino di mia madre, ha una vanità esasperata verso se stessa. Per farvi un esempio, mi vesto in un certo modo o solo per attirare l'attenzione (e quindi solamente per provocare) o in un altro modo in cui non mi sento me stesso ma lo faccio solo per conformarmi all'aspettiva del contesto sociale. E' come se avessi dei disturbi di personalità nel sociale. Non a caso sento l'ansia a contatto con gli altri. Qualcuno di voi saprebbe come aiutarmi? A qualcuno succedono dinamiche simili ?