Ciao a tutti, mi chiamo Alice, ho 17 anni e sto per iniziare il mio ultimo anno al liceo.
Probabilmente la mia età vi avrà fatto storcere il naso (lo capisco, fa lo stesso effetto anche a me), ma se mi sono imbattuta in questo forum non è (o almeno non credo che non sia) per una semplice stupida crisi adolescenziale.
Potrei dire che i miei problemi siano iniziati quando frequentavo la scuola media, ma una parte di me crede che in quel caso si trattasse davvero di un fattore di età più che altro (anche se chi può dirlo con certezza, eh?). Mi sembra più corretto quindi presentarmi parlando di quelle che sono state le mie difficoltà in tempi più recenti, che mi hanno provocato problemi nella vita di tutti (o quasi) i giorni negli ultimi anni.
Prima di inoltrarmi, però, spoiler alert: potrebbe trattarsi di un caso di self-diagnosis. Non sono sicura di aver capito come funzioni questa faccenda della richiesta di attivazione, ma se qualcuno si imbatterà nella mia presentazione e deciderà di rispondere, vi prego di essere rispettosi e pazienti. Non pretendo di spacciarmi per un'esperta, non sono tanto ingenua da credere che tutto ciò che leggo su internet sia giusto e soprattutto che lo siano
le mie interpretazioni di ciò che leggo. Perciò quando parlo di auto diagnosi, intendo dire un lungo percorso, una ricerca, che ho compiuto spinta dal desiderio di risolvere il casino che sentivo - e sento - di avere in testa.
Detto ciò, la conclusione a cui sono giunta è che potrei essere affetta da disturbo evitante della personalità, o disturbo della personalità evitante. Se questo disturbo vi è familiare, probabilmente potrete immaginare che ammettere la possibilità di soffrirne con qualcuno al di fuori di sè stessi può risultare davvero difficile ed umiliante (motivo per cui lo sto facendo online ma non sono in grado di farlo con famiglia, amici, esseri umani in carne ed ossa). Mi vergogno tanto a scrivere questo post perchè - indovinate un po'? - la paura di non essere presa sul serio è parte di me più della mia lingua o del colore dei miei occhi.
Ovviamente questa "diagnosi" non è arrivata nel giro di pochi giorni, e prima anche solo di sentire parlare (o, a dire il vero, di leggere) di personalità evitante mi sono imbattuta in un sacco di termini e malattie e disturbi, e per un po' ho pensato di essere soltanto ipocondriaca perchè sono arrivata al punto di passare intere serate a leggere tutte le definizioni di wikipedia sotto la voce "disturbo". Ma il mio obiettivo era solo cercare di rispondere alla domanda "cosa ho di sbagliato?", perchè arrivata ad un certo punto non potevo più negare che sentivo qualcosa di
profondamente sbagliato in me. Il problema stava solo nell'identificare
cosa esattamente non funzionava.
Non che adesso abbia una risposta, ma mi sento più serena e in qualche modo non sola, parte di una comunità.
Per almeno un annetto ho creduto di soffrire d'ansia sociale, ma proprio mentre guardavo video su video al riguardo, mi sono imbattuta in dei video sulla differenza tra ansia sociale e disturbo di personalità evitante.
So che un disturbo della personalità è, per definizione, una presenza costante nell'esperienza quotidiana dell'individuo. E so anche che nel caso specifico del disturbo evitante, uno dei "criteri" di identificazione è "il soggetto evita attività lavorative che implicano un significativo contatto interpersonale, poiché teme di essere criticato, disapprovato, o rifiutato;". Ecco, non posso ovviamente dire di potermi identificare in questo esempio, non essendo ancora entrata nel mondo del lavoro, ma so che ad esempio a scuola (l'ambiente che si avvicina di più a quello lavorativo) cerco sempre di evitare qualsiasi attività/incarico che possa rendermi esposta a critiche/giudizi/valutazioni (vi lascio immaginare che esperienza metafisica siano per me le interrogazioni...
).
TL;DR
Vorrei far parte di questo forum perchè penso che sentirsi parte di una comunità in cui si è capiti e accettati sia il primo passo per imparare a rispettare se stessi e i propri bisogni, e sento che è qualcosa su cui ho bisogno di lavorare un po'. E penso anche che potrebbe aiutarmi ad aprirmi con qualcuno in carne ed ossa e ricevere una qualche sorta di aiuto o consulto professionale. E a dire il vero penso che porsi certi problemi a 17 anni non sia negativo, mi ritengo al contrario fortunata di avere a disposizione dei mezzi che mi permettano di conoscere meglio me stessa a questa età piuttosto che ritrovarmi col cervello in pappa a 30 anni. E sono cosciente che ognuno di noi cambia, cresce e si evolve anche nell'arco di pochissimi anni (specialmente da giovani), quindi so che tutto ciò che provo per ora potrei non provarlo più tra un paio d'anni; ma perchè stare ad aspettare per scoprire cosa succederà e continuare a soffrire in silenzio?
E sì, avete appena letto tutto quello che vorrei dire ad uno psicologo/terapista/psichiatra. Mi dispiace se mi sono dilungata o se non ho centrato il punto di questa presentazione. Ma mi è stato chiesto di rispondere alla domanda "chi sono?" e questo è ciò che sono per ora, un mucchio di ansie e preoccupazioni, nodi all'interno del mio cervello che cercano di sciogliersi da soli senza riuscirci lontanamente.
Piacere!
Spero ti troverai bene qui.
