Capisco il significato di questo messaggio iniziale di presentazione, utile per preservare la serietà e la bontà del forum, ma al tempo stesso è davvero difficile scrivere qualcosa di sè quando la difficoltà più grande consiste proprio nell'esternare agli altri le proprie emozioni e la propria condizione sociale al di là della maschera che quotidanamente siamo costretti a portare per far fronte al giudizio degli altri e che, cosa peggiore, ha finito con l'oscurare soprattutto a me stesso la capacità di riconoscere chi realmente sono.
Ecco, forse il problema principale, o comunque uno dei tanti problemi, è che sono arrivato al punto di non sapere nè chi veramente sono e nè cosa veramamente voglio dalla vita!
Ho paura del mondo esterno perchè ho paura di quello che rappresenta e di quello che vuole "obbligatoriamente" insegnarmi, ed al tempo stesso non riesco più a comprendere qual è il senso di una vita dove conta solo il senso di competizione (molto sottile ed ipocrita anche tra gli amici più stretti), accaparramento di cose materiali, dimostrazione dei propri possessi, produttività e perrenne corsa verso no so cosa...?!
Ho 39 anni e la mia anamnesi è quella di un forte evento depressivo ed ansia sociale iniziata subito dopo l'università, che segnò quello che definì allora come nuovo anno zero. Con le mie forze e nonostante lo scetticismo e l'ignoranza dell'ambiente che mi circondava sono riuscito con il tempo, anche grazie ad un percorso di psicoterapia, a comprendere il mio disturbo cognitivo ed a stare meglio, molto meglio, direi guarito, soprattuto da un punto di visto di tonicità e forza fisica e sul piano dell'autostima.
Ma con il passar degli anni ho compreso che il mio rinnovato benessere dipendeva soprattutto da condizioni esterne: la mia autostima ed il mio valore dipendeva da quello che, secondo i miei pensieri ossessivi, potevo rappresentare nella società e non da quello che sono e volevo realmente essere. Ed ecco che sento nuovamente essermi addentrato in quella "selva oscura", con l'aggravante di aver oggi la sensazione di aver gettato 12 anni a fare una professione che non sento mia e nella quale mi sento oramai irrimedibilmente intrappolato; di aver sopportato con viltà l'incivile territorio che mi circonda senza mai aver avuto il coraggio di andarmene via, e di aver visto accrescere in me, in modo responsabilmente omissivo, l'egoismo, l'accidia, la diffidenza e la paura per il mondo esterno.
Ora, tra la voglia di non voler far più nulla di quello che facevo, il disinteresse generale, i sensi di colpa, i malesseri fisici, la stanchezza cronica e l'ipocondria che torna a farsi sentire, cerco o comunque ho l'illusione di capire (anche nel confronto con gli altri) se c'è abbastanza forza dentro di me per comprendere quello che sono e quello che voglio essere e soprattuto se ho la forza di adeguare (questa volta) anche il comportamento e la pratica alla conoscenza ed alla consapevolezza, oppure vedere anche una volta la paura e la viltà condurmi questa volta nel baratro.