Ciao. Mi chiamo A., sono a metà tra i 30 e i 40, vivo a ridosso delle Prealpi lombarde. Sono laureato e attualmente ho un dignitoso posto di lavoro. Vivo ancora in famiglia (anche se sto cercando casa), sono single (mai avute relazioni serie e durature) e piuttosto solitario (ho ben pochi amici, con cui peraltro non ho una confidenza totale). Ho una personalità FORTEMENTE evitante, anche se non mi sono mai sottoposto a visita specialistica per una diagnosi medica. Ho una bassissima auto-stima, disagio forte al contatto fisico e disagio fortissimo a livello sociale (se non dopo lunghi tempi di ambientamento). Ho un desiderio vivo di relazionarmi con gli altri ma una difficoltà immensa e frustrante nel farlo.
Sono sempre stato timido e molto introverso sin dalla primissima infanzia (arrossisco tuttora per nulla, quando mi sento sotto giudizio e/o emotivamente coinvolto grondo sudore come fossi all'inferno) ma non sono mai stato un caso "problematico". Sono cresciuto in una famiglia vecchio stile e mi sono ritrovato (adagiato, in un certo senso) nella figura del "bravo ragazzo". A scuola non ho mai avuto problemi di profitto (anzi) ed essendo bravo a giocare a calcio sono sempre stato ben accolto tra i compagni (pur non socializzando mai oltre un livello superficiale). Ciò fino all'Università, dove mi sono buttato a capofitto nello studio, per superare al più presto possibile quello che ritenevo - a suo tempo - l'ultimo vero ostacolo per iniziare veramente a vivere la mia vita. Entrato nel mondo del lavoro però mi sono accorto di essermi sciroppato i miei primi 24-25 anni, pagando di fatto una profondissima lacuna di esperienze rispetto ai miei coetanei. Lacuna che quasi per nulla sono riuscito a colmare nei successivi 10 anni (passati in gran parte ad alimentare il placebo della convinzione che l'introversione è un talento). La consapevolezza di questa lacuna ha invece contribuito ad acuire l'approccio evitante, innescando una specie di circolo vizioso. Ed eccomi a oggi.
Oggi, parlo soprattutto dell'ultimo anno, ho maturato la consapevolezza che così non posso andare avanti: ho evitato tutto, ho evitato di vivere e ho evitato di conoscere e riconoscere questa cosa. Al momento ho un approccio sereno, sono ottimista penso ancora che posso farcela, che nel futuro più o meno prossimo, in qualche punto là davanti ci sarà pienezza e felicità anche per me. Però è durissima.
Se dovessi descrivere la mia vita potrei descriverla così: mi sento come se vivessi in una sfera di cristallo. La sfera rotola di qua e di là, assecondando le pendenze di una superficie che non conosco... Sono testimone di tutte le cose, le persone, le situazioni e le emozioni che scorgo al di fuori della sfera.
E pur volendo, non riesco a uscirne. Vorrei partecipare anch'io!