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Vecchio 21-12-2013, 15:30   #1
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L'avatar di Ippo
 

Ennesima "discussione", naturalmente via sms/messaggi, ennesime lacrime e sensi di colpa... questo è quello che mi ha spinto a iscrivermi qui.
Nei giorni scorsi, colpita dalla copertina di un libro dove si vede una maschera e tra il titolo vi compare la parola sociopatico, leggo brevemente la recensione. Bene, sono sicura di non essere quello. Ma... un momento, se qualcuno scrive un libro su questo, può darsi che esista una definizione e soprattutto qualcuno simile a me.... Ne cerco la definizione e pagine web dicono di non confondersi con sociofobico, ovvero con la fobia sociale. Voilà questo forum.

Naturalmente questa è solo la fine della storia. Una semplice ricerca su una parola ed eccomi qui. Oggi l'iscrizione e ora la presentazione.

Sono una ragazza di 33 anni, vivo in Lombardia. Sono sempre stata molto timida da che mi ricordi, descritta così da maestre e professori. Non è mai successo nulla di così traumatico o particolare nella mia vita quindi immagino io sia semplicemente nata così: timida. La mia timidezza però, credo, sia stata sottovalutata. E si è ingigantita sempre di più fino ai... 25 anni circa. Sì, ripeto, poichè non c'è un episodio particolare, è difficile per me dare date o termini. E' la vita, scorre, va. Passi da una fase all'altra senza nemmeno accorgertene. O almeno, questo è successo a me.
A scuola non avevo amiche, tranne una ma che frequentavo soprattutto a scuola. Difficilmente ci si vedeva a casa se non per qualche compito insieme. Se mi parlavano, i miei compagni, maschi o femmine indifferentemente, rispondevo. Se non mi cercavano, raramente ero la prima a lanciare parola.
Non ho mai avuto interessi comuni con gli altri. A loro piaceva fumare, bere,... cose che a me non interessavano e non mi spingevano a 'buttarmi' più del minimo necessario. Immagino che loro avessero recepito questo e quando organizzavano uscite serali non includevano mai me. Sinceramente non mi dispiaceva.
Pensavo la scuola fosse solo un obbligo, che la vita vera sarebbe venuta dopo.
Non avevo capito che invece quello era il periodo in cui io avrei dovuto formare anche la mia capacità di relazionarmi con gli altri. Non dico di fingere di interessarmi a ciò che è lontano da me, ma almeno a provare ad integrarmi. E loro a provare ad accettarmi.
Finita la scuola, quindi, non avevo più nessuno. Nessuna possibilità di parlare con altri. Non ho più rivisto nessun compagno o compagna. E anche quando mi è venuta curiosità non ho mai pensato di contattarli realmente.
Durante l'ultimo anno di maturità, sono riuscita a prendere la patente. Quindi appena finita la scuola ho cercato lavoro. I colloqui sembravano andare bene ma nessuno mi chiamava mai. Alla fine sono riuscita a trovare un lavoro come impiegata, una sostituzione maternità, ma non sono riuscita a tenerlo perchè... avevo paura. Mi sono arresa alla mia paura ed è stata la fine.
Non sono più riuscita a trovare lavoro. Nel frattempo in casa iniziarono seri problemi di salute e io servivo più a casa che fuori. Seppure questi problemi mi portavano ad essere spesso in mezzo alla gente, in ospedale, non sono mai riuscita a parlare con nessuno. Ero in mezzo a loro ma non ero una di loro. Mi trovavo bene li, in sala d'attesa, con tutto il via vai di persone (a meno che non si sedessero troppo vicino a me) ma per me era come se io fossi in una bolla e guardo il mondo fuori da li. Mi affascina, mi piace, purchè non debba interagire.
A 25 anni, appunto, come accennavo prima, ero veramente depressa. Purtroppo i miei genitori non sapevano come aiutarmi (a parte sedute di psicoterapia). Per fortuna, però, ora avevo internet e... grazie a non so che... la possibilità di buttarmi in mezzo alla gente senza esserlo veramente. Si, forse un po' come all'ospedale ma in modo diverso. Qui io ero io e potevo scambiare una battuta con qualcun altro.
Ho così conosciuto un ragazzo, disabile, che mi ha proposto di vederci. La sua disabilità mi ha spinto ad accettare (e il fatto che qualcuno mi accompagnava all'appuntamento in città). Dopo di lui ho conosciuto altri ragazzi, sempre disabili.
La loro disabilità mi ha portato sicurezza. Nel senso che pensavo che con loro non potesse succedermi qualcosa di male. Diciamo che all'inizio anche io avevo dei pregiudizi: pensavo disabile=persona buona.
Sembravano progressi i miei, ma non lo sono. Non riesco comunque a tenere l'amicizia. Ad un certo punto scatta una molla in me che mi fa impazzire. Divento irascibile, possessiva o l'esatto contrario. Ho comunque paura a parlare loro al telefono.
In pratica attraverso queste fasi: depressione o simile per la mia solitudine, spinta a reagire, voglia di conoscere, tentativo di contatto attraverso internet (in altre maniere per me impossibile), raramente scambio di messaggi con cellulare, e ancora più raramente incontro con supporto di una terza persona a me familiare. E poi crisi. Mi sembra quasi che arrivata li mi chiedo embè, e mò che succede?
Dimenticavo di dire che anche coi parenti non ho un buon rapporto. Preferiscono mia sorella, con un carattere più aperto anche se meno sincero (per sua stessa ammissione). Però con loro sono molto timida, con gli altri sono proprio fobica.
Ennesimo tentativo di contatto col mondo esterno: iscrizione ad un famoso sito di amicizie dove metti la foto e speri che qualcuno non ti scriva solo sconcerie. Tra gli altri, un ragazzo coetaneo (e sano) mi scrive messaggi molto carini. Sempre educato e gentile, costante, insistente, io cedo alla curiosità. Scambio di messaggi on line; dopo un mese e poco più mi lascia il suo cellulare nonostante io non volevo ma dice che non si sa mai, non pretende il mio. Un giorno, spinta dalla voglia di provarci seriamente e dalla necessità di avvisarlo che non sarei stata on line all'ora decisa per un inconveniente, mi decido e gli mando un sms, in questo modo inizia uno scambio di messaggi anche tramite cellulare, poi una telefonata breve con me che per la maggior parte del tempo me ne sto zitta impaurita, poi un'altra dove mi chiede perchè me ne sto zitta,...mi sforzo di sentirlo al telefono e chiamare io stessa (cosa che non faccio mai nemmeno per chiamare chi conosco e assolutamente non rispondo a sconosciuti sempre per la paura di chissà che) ma l'unica cosa che ottengo è un enorme disagio che riesco a dissimulare alla bene meglio e lacrime. Gli scrivo (non parlo) dei miei problemi ma lui li sottovaluta (è contrario anche alla mia iscrizione qui perchè dice che lui può aiutarmi). Afferma che tutti i miei problemi sono nella mia testa... mavaàà? E che solo io posso aiutarmi (vero) ma...se non ci sono riuscita fino ad ora.... Ci vediamo in città. Passo un buon pomeriggio, si vede che anche lui è emozionato e questo mi tranquillizza, poi il fatto che va d'accordo con mia sorella e che siamo in una città che conosco mi fa completamente sentire a mio agio (vabbè, quasi completamente) e poi... ecco la crisi... a me lui fa paura. Fa paura sentirlo, contattarlo,... fa paura la sua figura. Lui NON è mai stato cattivo o maleducato o volgare. Non mi ha mai dato vero motivo per sentirmi in pericolo o presa in giro o cose così.

Quindi... dopo tutta questa spatafiacca... perchè sono qui?
Non sono qui per guarire. Sono qui per fare amicizia nel vero senso della parola (sarei felice se capitasse).

Sono qui perchè qualcuno mi dica ti capisco e ti do il mio parere sapendo di cosa parlo. Sono qui perchè vado per tentativi e... perchè saltare proprio questo che parla di quello che provo io stessa?
Sono qui perchè a 33 anni vorrei provare a diventare timida, una ragazza timida che abbassa lo sguardo e arrossisce ma che sa anche cavarsela. Vorrei permettere ad un uomo di avvicinarsi a me e chissà, fare una famiglia e badare a mio marito, casa, figli.
E non essere più una che reagisce in modo esagerato ad ogni stimolo normale.
Perchè io non vado da sola nemmeno fino in strada, non telefono nemmeno se è urgente, non parlo, non faccio nulla pur essendo perfettamente normale.
Normalmente carina, simpatica, intelligente, capace.
E, come vedete, tutto sommato, anche dotata di autostima. :-)

Spero di aver rispettato tutte le regole e di non avervi annoiato! Solo ora mi sono resa conto di quanto ho scritto!!!

Ultima modifica di Ippo; 11-02-2015 a 18:38. Motivo: c'era un non di troppo
Vecchio 21-12-2013, 16:01   #2
Banned
 

Quote:
Benvenuta! Sei capitata nel forum giusto, qui siamo in molti in grado di poterti capire.
In qualità di nuovo utente, t'invito a leggere il Regolamento e la modalità di segnalazione delle scorrettezze, che trovi nella mia firma.
Ciao, spero di rileggerti presto!

---Moderazione---
Vecchio 21-12-2013, 17:21   #3
Esperto
 

Ciao, benvenuta!!! In diverse parti della tua presentazione mi ci ritrovo tantissimo... Dentro di me vorrei far crollare quell'odioso muro che mi sono costruita in tutti questi anni e quando mi si presenta una qualsiasi occasione per farlo me ne sto lì e penso: "ma sì, ne approfitterò la volta dopo".
Comunque secondo me sei una persona molto sensibile e di gran cuore Se questo ragazzo desidera aiutarti, forse dovresti provare a dargli la possibilità di farlo
Vecchio 21-12-2013, 17:32   #4
Esperto
L'avatar di Inosservato
 

benvenuta
Vecchio 23-12-2013, 14:46   #5
Esperto
L'avatar di Otago
 

Benvenuta.
Vecchio 23-12-2013, 22:25   #6
Avanzato
L'avatar di Ippo
 

Grazie a tutti
Vecchio 29-12-2013, 00:10   #7
Principiante
L'avatar di novi
 

grazie per la tua testimonianza,
in tantissimi punti rispecchi il mio modo di essere e cio' che è stata la mia vita,
vuoi anche per la coetaneità (esiste questo termine? mah!)
nel mio caso genitori comunque del tutto assenti (e divorziati), incapaci di comprendermi
non sono mai stato in grado di mantenere un'amicizia,
e dire che le cercavo io queste amicizie, ma mi sono sempre allontanato senza un valido motivo, incapace di mantenere un rapporto duraturo, forse perchè mi coinvolgeva sempre di piu', ed io andavo in protezione... e quindi in silenzio.
E soprattutto il telefono e le conversazioni sono state sempre un grandissimo problema... tutti ormai o quasi sono fonino e social-network dipendenti, che fare... loro non capiscono, punto.
spesso mi chiedo: magari si potesse tornare a poco piu' di quindici anni fa, quando ancora ero al liceo e nessuno e dico nessuno ancora aveva sto cavolo di cellulare (ti ricordi come si stava bene?!) forse riuscirei a riprendere anche la mia vita e ricominciare appunto a vivere... senza la consapevolezza di quel futuro che mi ha logorato e rovinato.
ma bhe', allora erano decisamente altri tempi sotto diversi punti di vista

Ultima modifica di novi; 29-12-2013 a 11:16.
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