Come volete...ma se possibile poi vorrei lo stesso presentarmi io in quella sezione
Vado all’università, sono figlio unico. Non so esattamente se sono proprio un “fobico” o solo un timido. Fatto sta che mi riesce difficile integrarmi (ma a volte ci riesco), mi riesce difficile interagire con le ragazze che mi piacciono, ma non ho problemi di questo genere con le ragazze che considero “amiche”. Ho avuto due storielle. Entrambe pressoché insignificanti. Entrambe perché le signorine presero l’iniziativa. Una in seconda media, durata due settimane, con la ragazza per cui andavo pazzo e che mi lasciò perché l’estate era alle porte e quindi pensò che fosse giusto mettersi con il ragazzo che aveva la piscina privata… e un’altra in terza superiore, durata quasi un mese con una mia compagna di classe. Anche lei mi lasciò perché al tempo avevo pochi amici e quindi “non la portavo da nessuna parte”. Ora questa ragazza è la mia migliore amica e ringrazio dio (anche se non ci credo) che almeno lei ad ascoltarmi c’è.
Sono timido e fin troppo buono, leggo un sacco e sono impegnato politicamente (ho problemi ad andare alle feste e ai party ma nessun problema a scendere in piazza e paradossalmente provo più paura a guardare negli occhi una tipa che mi piace che ad essere caricato dai blindati della celere …). Tre sono i miei problemi più grandi. Il primo, la timidezza con il sesso opposto. E quindi la solitudine che ne comporta. E questa si sta facendo davvero pesante. Il secondo, la sensazione di non essere fondamentale per nessuno. Una sorta di senso di insignificanza. Amici ne ho, solo che se per me un amico è indispensabile, non mi sento contraccambiato … è come se percepissi che se ci sono bene, se non ci sono chissene. E questo porta a tutta una serie di rimuginazioni sul senso dell’amicizia e sulle mie capacità… Il terzo è che proprio per il fatto che io sono gentile con tutti, la gente si sente in diritto di mettermi i piedi in testa. E questo non lo sopporto. Non mi sento rispettato e questo mi pare tremendamente ingiusto visto che la prima cosa che faccio io nelle relazioni con gli altri, la cosa che metto in cima è il rispetto. Sono fortemente empatico e quando faccio stare male una persona sto male anche io. Io credo che questi problemi siano collegati alla mia storia.
Sono purtroppo cresciuto in un piccolo comune. Vittima di un bullismo mai manesco, ma psicologico e secondo me peggiore. Questa esperienza distrusse a poco a poco la fiducia in me stesso. Durante i primi anni delle superiori mi ribellai a questi soprusi e me ne andai dal paese pur continuando ad abitarci, iniziando a uscire in un altro comune, dove andavo a scuola, ma purtroppo molto lontano e irraggiungibile facilmente con solo il mio motorino. Passai quindi i tre anni successivi in quasi totale solitudine e per questo mi disabituai al contatto con le persone. Diventai introverso, una sorta di Travis Bickle che si lamenta della solitudine ma che poi anche quando ha le occasioni le allontana di proposito. Durante gli ultimi anni delle superiori mi innamorai di una ragazza ma non riuscii mai a dichiararmi e questa fu un ulteriore serie di frustrazioni. Pensavo che l’università avrebbe dato una svolta alla mia vita. Ma mi sbagliavo. Il primo anno all’università fu il peggiore anno della mia vita. Perso in una grande città, circondato dagli snob della prima facoltà (che poi fortunatamente ho cambiato) entrai nella più grande e lunga fase depressiva della mia vita. Fallivo in tutto. Andavo appositamente nei luoghi peggiori della città, da solo, solamente per cercare una botta di adrenalina che mi ricordasse di essere vivo. O sperando che qualcuno mi ammazzasse. Ma non accadde mai nulla. Ero assolutamente disperato. Cambiai facoltà finalmente. Una mattina mia madre mi chiese un favore. Mi chiese di andarle a comprare un libro che le avevano consigliato. Un libro di un santone indiano. Mentre tornavo a casa sul treno iniziai per curiosità a leggere qualcosa. Iniziai con scetticismo. Ma quel libro mi avrebbe, almeno per un po’, cambiato la vita. Fu come una secchiata d’acqua gelida. E so che sembra assurdo, ma cambiai davvero. Dopo aver letto quel libro passai i 5 mesi più belli della mia vita. Iniziando l’università nuova trovai nuovi amici, ebbi il coraggio di fare cose che nemmeno mi sognavo di fare prima. Vedevo la vita in maniera totalmente diversa. Anche le cose che una volta mi avrebbero distrutto per settimane, non mi toccavano. Non era la classica giornata in cui va meglio...si è trattato di un periodo di 5 mesi, in cui anche se ero triste, la prendevo in un'altra maniera. Sembravo quasi “illuminato”. Poi però accadde il fattaccio. Una sera, mentre tornavo dall’università, camminando per le vie di un quartiere tranquillo, accadde quello che avevo sperato per mesi l’anno prima. Fui aggredito con tanto di coltelli da dei ladri che mi rubarono soldi e cellulare. Non mi era mai successo nulla di così spaventoso. Quel libro aveva aiutato alla grande, ma questo era su un altro piano per me. Non tanto per i coltelli, quanto per il rapporto prepotente-vittima. Fu come rivivere tutti i soprusi subiti in passato in pochi secondi. Combinazione, durante il periodo più felice, accadde il fatto più brutto. Accadde poco prima dei primi esami e inutile dirlo, andarono male. Questo mi ha fatto ri- sprofondare nella depressione. Ed è una depressione molto tosta perché è altamente introspettiva. Avevo raggiunto finalmente un’esistenza degna di essere vissuta. STAVO BENE. Una cosa che spesso nemmeno gli estroversioni possono vantare. E mi sembra come se Qualcuno o Qualcosa, abbia mandato quei due ladri. So che non è vero, ma non posso fare a meno di pensarci...