Ciao! Dopo un bel po' che vi leggo ho finalmente deciso di iscrivermi
Sono un ragazzo di 25 anni, vivo a Roma e sono (si spera!) all'ultimo anno della laurea magistrale.
Prima di tutto voglio ringraziarvi perché in questi mesi leggendovi ho imparato veramente molte cose, ho sorriso, ho pianto, talvolta mi sono sentito meglio, altre volte peggio, ma sicuramente mi sono sentito meno solo.
La cosa più importante che ho capito è che in questo genere di problemi dovremmo cercare di capire le difficoltà degli altri, non fare inutili confronti. Non esistono problemi "stupidi": imbarazzarsi davanti alla cassiera al supermercato e tanto importante che avere problemi a sostenere un orale all'università.
Dico questo perché un mio amico (l'unico a cui ho confessato tutte le mie difficoltà) talvolta non riesce a capire come le mie possano essere reali problematiche.
Credo che sia capitato a molti di voi che, dopo aver spiegato con enormi difficoltà le nostre paure, ci vediamo rivolgere uno sguardo scettico che porta scritto "ma sono tutti qui i tuoi problemi?". Per carità, talvolta è necessaria una scossa per tornare con i piedi per terra, ma essere compresi almeno una volta ogni tanto fa piacere.
Per quanto riguarda la mia storia tenderei a dividerla in due capitoli. Fino ai 18 anni non credo di essermi mai pienamente reso conto della mia situazione, certamente non stavo benissimo, ma non ho neanche terribili esperienze da raccontare. Un'esistenza piatta in cui lo studio riempiva la mia vita (vuota, ma di questo mi rendo conto solo ora). Quello che mi mandava avanti era il futuro che immaginavo diverso e liberatorio.
Poi è arrivato il futuro. Mi sono finalmente reso conto della situazione, mi sono perso e non sono mai riuscito ad essere veramente me stesso. Cosa di preciso si sia rotto ancora non lo saprei dire, immagino un danno dovuto all'usura, al tempo che passava senza che affrontassi la situazione.
E quando a 25 anni ti ritrovi che il tuo gruppo di amici è composto da tre persone (di cui due fuorisede che il weekend tornano a casa e l'altro abita dall'altra parte di Roma), arrivi a lezione e non conosci nessuno (e se anche conosci un po' qualcuno non osi entrare nei loro gruppi), non hai mai avuto una ragazza (vabbe' il tema qui è abbastanza ricorrente quindi non mi ci soffermo
), vai allo stadio da 7 anni e ti siedi sempre da solo... capisci che qualcosa non funziona.
Alla fine non è che stia male da solo, mi piace avere i miei spazi, però alcune esperienze è bello condividerle con altri.
Il problema è che non ho nessuno da incolpare: non c'è nessun bullo che mi ha reso la vita impossibile, nessuna famiglia separata che mi ha rovinato l'infanzia, nessun amico che mi ha abbandonato nel momento del bisogno.
Sono solo io con le mie difficoltà e nessuna motivazione.