Avvertenza:post lungo!
Fin da piccolissima ho percepito-anche se in modo oscuro-di essere diversa dagli altri:più riflessiva,più sensibile,più profonda,mi ci voleva più tempo per elaborare ciò che mi circondava e sopratutto non riuscivo ad adattarmi:la realtà,la forma,la struttura dei rapporti umani,di qualunque tipo o grado,mi sembrava in gran parte sbagliata,un mondo che non faceva per me e nel quale ero stata scaraventata con indifferenza,senza che nemmeno me ne fosse spiegato il motivo.Mentre tutti gli altri bambini (miei pari,quindi miei principali modelli di paragone) sembravano accettare tutto con facilità e abilità,io non riuscivo ad uniformarmi.Ho sempre avuto l'impressione che ci fosse un regolamento di cui io sola non conoscessi le regole.
Con queste premesse,non mi ci sono voluti traumi pazzeschi o storie tragiche per vivere male:i miei genitori,gli insegnanti,gli altri bambini e la gente in generale hanno sempre trovato impossibile capirmi e accettarmi,e inevitabilmente è cominciato il processo di degrado e umiliazione che mi ha accompagnato fedelmente per tutta la vita.
A scuola,dove sono più o meno sempre stata maltrattata da compagni e insegnanti,in famiglia,dove i parenti non perdevano occasione per mettermi in ridicolo,dato il mio status di "diversa" e di bambina (quindi per definizione inferiore e colpevole,comoda cloca per sfogare frustrazione e smania di potere degli adulti),e in casa,dai miei genitori.
Premetto che non ho mai,mai dubitato che i miei genitori mi abbiano amato di un amore grandissimo,ma per me non è ancora arrivato il tempo della riconoscenza e della pace,le cicatrici che mi hanno lasciato sono ancora troppo vivide.
Mio padre,che nell'infanzia e nell'adolescenza ogni volta che ci vedevamo (ero terrorizzata da quegli incontri) indossava le vesti di giudice supremo e metteva sotto la lente di ingrandimento all'infinito i miei fallimenti e i miei difetti,studiandomi come un caso clinico irrisolvibile.Non gli ho mai detto quanto l'ho odiato per avermi abbandonata,per la vigliaccheria che trasformava in distacco perchè lui stesso se ne sentiva schifato,per le balle che mi ha detto.
Mia madre...e qui voglio parlarle come non ho mai fatto dal vivo:
Mamma,lo so che mi hai sempre dato con generosità tutto quello che una bambina poteva volere (una casa,cibo,vestiti,giocattoli,cure) e nessuno potrà dire che non ti sei comportata perfettamente con me.Ma se tutto questo supplisce-come è indispensabile che sia-alle necessità di un bambino-animale,cioè di qualunque bambino,di qualunque essere umano,dove sono andate a finire le cure di ME,di me come persona?Se quando ero piccola mi avessi negato un capriccio e invece mi avessi fatto vivere con gioia l'incontro con gli altri,con la novità,con il mondo esterno-invece di trasformare tutto in un mare di paura e ansia,messaggio che io ho ben recepito anche per far piacere a te- magari avrei fatto qualche pianto in più,ma sarei stata forse più felice.
Dove eri TU quando i tuoi santissimi e intoccabili parenti mi umiliavano e mi trattavano come un cencino?Dove eri tu quando ogni giorno subivo prese per il culo da ogni dove e mi sentivo una merda e volevo solo morire?Ti preoccupavi per le mie pagelle ma te ne fottevi se ero sempre sola e così fottutamente infelice,anzi,"mia figlia è educata e tranquilla,sono contenta che non sia come i ragazzi della sua età".
Dicevi che ti potevo parlare di tutto ma non era vero,erano solo parole vuote,il tuo modo di fare mi comunicava altro:quando mi urlavi di parlare,io alla fine qualcosa delle mie paure la dicevo,ma per te ERANO SEMPRE E SOLO CAZZATE."Uh,è solo per questo che non vuoi andare a scuola?Ma queste cose si superano","Non mi sembra un comportamento maturo per la tua età,svegliati","Ma queste cose capitano a tutti,mica c'è da reagire come fai tu"...i tuoi gesti ed i tuoi occhi non esprimevano comprensione,ma solo esasperazione e disprezzo.Come potevi aspettarti che mi aprissi con te?Tu volevi solo sentirti dire quello che ti faceva comodo.
Questo è quello che non ti perdonerò mai:tutte le difficoltà che hai avuto con me le capisco,mi hanno fatto male ma le capisco,anche tu sei una persona umana,non ho mai preteso la divinità da te.Ma quello che è stato gratuito e inaccettabile è stata la tua cecità verso il mio dolore,il voler ridurre la mia sofferenza a bizze da ragazzina scema.
Tutto questo mi ha insegnato prematuramente due cose:che ero diversa dagli altri e che questa mia diversità portava solo problemi.Le persone mi trattano male?Beh forse un motivo c'è:io mi meritavo di essere trattata male.E allora il modo migliore per evitare il dolore è stare sempre zitti,non occupare spazio,non esprimersi:anche perchè quello che sei non è DEGNO,IO non ero degna di essere rispettata,apprezzata,stimata.
Non posso dire di non essere mai stata felice,ho molti bei ricordi e ho vissuto momenti significativi,ma sono stata anche molto male,molto male,molto male...ho passato una vita in punta di piedi,per paura di disturbare il prossimo,senza mai farmi sentire per paura di ricevere altre porte in faccia,cosicchè la mia personalità (che indovinavo essere,in realtà,molto diversa dall'aggeggino miserabile e spaurito col quale mi sono abituata ad identificarmi) non è mai veramente uscita allo scoperto.
Ovviamente non ho esaurito in queste righe tutto quello che c'è su di me,tutte le contraddizioni,però in questo momento mi andava di dirlo,anche perchè mi sento molto stanca all'idea di questa scoperta di me stessa che faccio tutti i giorni,a volte sono entusiasta,altre volte però molto stanca e mi chiedo se ne valga la pena,affondare nel fango di un'esistenza e scoprire a conti fatti quant'è stata triste.