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18-01-2016, 01:57
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#21
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Banned
Qui dal: Mar 2011
Messaggi: 5,470
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Quote:
Originariamente inviata da GameOver
Laurearsi fuoricorso non implica che non si abbiano queste qualità.
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No, non lo implica necessariamente. Statisticamente, non è però assurdo ipotizzare che siano maggiormente presenti in chi si laurea in tempo che nei fuoricorso.
Quote:
La meritocrazia non può e non deve basarsi unicamente sul percorso scolastico.
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Più che d'accordo. Fatta questa affermazione di principio, come la implementeresti?
Mettiti nei panni di un selezionatore che per dieci posti riceve 500 curriculum. Li leggeresti tutti e 500, per poi fare 500 colloqui individuali?
Chi seleziona non è né stupido né cattivo. Semplicemente, l'informazione sulle qualità dei candidati è molto costosa, e a volte inconoscibile a priori. E dunque ci si basa su proxy, per quanto imprecise.
Se sei in vacanza e devi scegliere un ristorante (in assenza di "raccomandazioni" di qualcuno di cui ti fidi), che fai, entri in tutti e chiedi di parlare con i cuochi, o ti basi su segnali superficiali (attrattività del nome e dell'insegna, bellezza del locale, ecc.)?
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18-01-2016, 02:30
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#22
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 1,218
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Quote:
Originariamente inviata da Angus
No, non lo implica necessariamente. Statisticamente, non è però assurdo ipotizzare che siano maggiormente presenti in chi si laurea in tempo che nei fuoricorso.
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No, non c'è alcuna correlazione tra laurea in tempo e continuità.
L'università e il mondo del lavoro sono completamente diversi, così come è diversa l'università e la ricerca stessa, che si svolge all'interno delle accademie.
Il percorso scolastico è un percorso tracciato: non devi fare altro che seguire le tracce. Non produci nulla di nuovo, devi solo acquisire conoscenze e con determinati step.
Quote:
Originariamente inviata da Angus
Più che d'accordo. Fatta questa affermazione di principio, come la implementeresti?
Mettiti nei panni di un selezionatore che per dieci posti riceve 500 curriculum. Li leggeresti tutti e 500, per poi fare 500 colloqui individuali?
Chi seleziona non è né stupido né cattivo. Semplicemente, l'informazione sulle qualità dei candidati è molto costosa, e a volte inconoscibile a priori. E dunque ci si basa su proxy, per quanto imprecise.
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Ci sarà un perché all'estero le cose funzionano meglio che in Italia, non credi? Il CV non è certo sufficiente per esprimere le tue doti.
Ci saranno alcuni lavori dove senz'altro il CV svolge un ruolo assai funzionale e discriminante, ma ripeto che avere 24 anni o 35 non fa alcuna differenza: conta solo la preparazione e la voglia di fare.
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18-01-2016, 02:44
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#23
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Banned
Qui dal: Mar 2011
Messaggi: 5,470
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Quote:
Originariamente inviata da GameOver
No, non c'è alcuna correlazione tra laurea in tempo e continuità.
L'università e il mondo del lavoro sono completamente diversi, così come è diversa l'università e la ricerca stessa, che si svolge all'interno delle accademie.
Il percorso scolastico è un percorso tracciato: non devi fare altro che seguire le tracce. Non produci nulla di nuovo, devi solo acquisire conoscenze e con determinati step.
Ci sarà un perché all'estero le cose funzionano meglio che in Italia, non credi? Il CV non è certo sufficiente per esprimere le tue doti.
Ci saranno alcuni lavori dove senz'altro il CV svolge un ruolo assai funzionale e discriminante, ma ripeto che avere 24 anni o 35 non fa alcuna differenza: conta solo la preparazione e la voglia di fare.
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E vabbé dai, un trentacinquenne neo-laureato e che non ha mai lavorato ha le stesse possibilità di impiego di un ventiquattrenne con pari caratteristiche.
Per fare ricerca all'interno delle accademie, poi, è risaputo che tempi e luoghi di laurea e dottorato non contano, ma solo competenze e voglia di fare, che sono con questi del tutto incorrelati. Infatti al MIT è pieno zeppo di ex-fuoricorso dell'Università di Reggio Calabria.
Gli istituti finanziari, in tutta Europa, prevedono un'età massima per l'assunzione in profili junior di 26 anni. Evidentemente sono tutti nati e cresciuti in Italia.
Il CV non è sufficiente per esprimere le proprie doti, indubbiamente (non leggere nelle mie parole quello che non vi è contenuto). Infatti nessuno assume solo sulla base di esso. Viene però usato universalmente per discriminare ex-ante tra i possibili candidati.
Aggiungo, che non vorrei apparire troppo pessimista.
Quanto detto naturalmente non significa che non si possa far nulla: alcuni titoli hanno valore, per le competenze che certificano, a prescindere dall'età (entro certi limiti). Vi è poi pur sempre la possibilità di aprire attività in proprio, o di riuscire in qualche modo a superare la prima fase di selezione, per poi giocarsi le proprie carte.
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Ultima modifica di Angus; 18-01-2016 a 02:55.
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18-01-2016, 03:37
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#24
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 1,218
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Quote:
Originariamente inviata da Angus
E vabbé dai, un trentacinquenne neo-laureato e che non ha mai lavorato ha le stesse possibilità di impiego di un ventiquattrenne con pari caratteristiche.
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No, non le hanno. Infatti il trentacinquenne neo-laureato può, nel frattempo, avere lavorato, avere fatto altre esperienze. Il ventiquattrenne potrebbe non avere avuto tempo per fare altrettanto.
Ad ogni modo, 35 anni non sono l'età prossima alla pensione. Invece tu credi che il 35enne sia una sorta di vecchio fuori dal mondo ed è una assurdità, nonché un luogo comune tutto italiano.
Quote:
Originariamente inviata da Angus
Per fare ricerca all'interno delle accademie, poi, è risaputo che tempi e luoghi di laurea e dottorato non contano, ma solo competenze e voglia di fare, che sono con questi del tutto incorrelati. Infatti al MIT è pieno zeppo di ex-fuoricorso dell'Università di Reggio Calabria.
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Gran cazzata.
Esistono tantissimi dottorandi che intraprendono tale percorso anche ad età più avanzate. Poi l'esempio del MIT è del tutto fuori luogo, dato che non si fa ricerca solo al MIT e tu hai citato un posto di eccellenza.
Quote:
Originariamente inviata da Angus
Gli istituti finanziari, in tutta Europa, prevedono un'età massima per l'assunzione in profili junior di 26 anni. Evidentemente sono tutti nati e cresciuti in Italia.
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Mah, può essere. Non mi va di fare ricerche in merito.
Ribadisco però che in Europa, in generale, avere 25 anni o 40 non fa molta differenza: è uno dei motivi per il quale all'estero cambiare lavoro è la norma, mentre in Italia, spesso e volentieri, il primo lavoro è anche quello che avrai per tutta la vita.
Quote:
Originariamente inviata da Angus
Il CV non è sufficiente per esprimere le proprie doti, indubbiamente (non leggere nelle mie parole quello che non vi è contenuto). Infatti nessuno assume solo sulla base di esso. Viene però usato universalmente per discriminare ex-ante tra i possibili candidati.
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Ripeto che il CV in Italia è un'eccezione tutta nostra. All'estero guardano anche altre cose e non si soffermano sull'età.
Direi che più che pessimista, hai la testa piena di troppi luoghi comuni.
PS
In Scandinavia ci sono tantissimi studenti universitari over 30.
Non dimentichiamo che esistono svariati esempi di persone che hanno avuto carriere scolastiche non esaltanti ma hanno avuto grande successo nel lavoro: Steve Jobs, Marco Travaglio (si è laureato a 32 anni), Bill Gates (non è laureato), tanto per fare tre nomi.
PPS
Ah, non dimentichiamoci che l'età media dei laureati in Italia non mi pare così bassa e, inoltre, prima della riforma universitaria il laureato medio in Italia era 30enne.
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Ultima modifica di cancellato16916; 18-01-2016 a 03:48.
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18-01-2016, 08:20
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#25
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Esperto
Qui dal: Jul 2012
Messaggi: 4,795
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Siamo fottuti, ma non per le parole del vecchio scemo
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18-01-2016, 08:23
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#26
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Banned
Qui dal: Jun 2014
Ubicazione: Via Lattea
Messaggi: 18,394
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Chi non perde tempo invece dopo i 23 anni è fregato a morte.
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18-01-2016, 11:54
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#27
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Esperto
Qui dal: May 2015
Messaggi: 562
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Quote:
Originariamente inviata da Marco.Russo
E' un limite mentale artificiale e tutto italiano. All'estero non si fanno problemi ad assumere persone che hanno avuto percorsi scolastici sfortunati.
(e comunque se uno si prende un diploma tecnico o professionale serio al serale, può "resuscitare" la sua carriera quando vuole, lo dico per esperienza diretta e indiretta).
Per questo che altrove ho lamentato la rigidità del mercato del lavoro in italia, fa niente se la gauche caviar se la frigna perché i diritti acquisiti vengono persi e blabla, intanto c'è uno scenario dove la gente non lavora (e i sinistri son felici) e uno dove la gente lavora.
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Giustissimo.
Comunque, il discorso è assai complesso. In estrema sintesi, da una parte abbiamo un'imprenditoria italiana che è strutturalmente diffidente nei confronti dei laureati (il 99% delle imprese italiane sono PMI per lo più guidate da imprenditori che non hanno mai messo piede in un'università), dall'altra parte abbiamo un'università italiana che storicamente è sempre stata più interessata a fornire agli studenti una cultura accademica piuttosto che una preparazione spendibile sul mercato del lavoro (le cose hanno cominciato a cambiare con l'introduzione delle lauree triennali, ma c'è ancora tanta strada da fare).
In mezzo, come tra incudine e martello, ci sono gli studenti universitari.
Comunque, caro Belacqua, ti consiglio di non struggerti più di tanto. E' inutile, anzi dannoso, stare a rimuginare sugli errori passati. Puoi solo cercare di dare il meglio di te in futuro, e poi que sera sera.
Io comunque resto dell'idea che si lavora per vivere, non si vive per lavorare.
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18-01-2016, 13:49
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#28
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 2,726
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Non era affatto mia intenzione deprimere nessuno..anche perchè il primo ad esserlo sono io.....
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18-01-2016, 13:51
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#29
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 2,726
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Quote:
Originariamente inviata da GameOver
No, non le hanno. Infatti il trentacinquenne neo-laureato può, nel frattempo, avere lavorato, avere fatto altre esperienze. Il ventiquattrenne potrebbe non avere avuto tempo per fare altrettanto.
Ad ogni modo, 35 anni non sono l'età prossima alla pensione. Invece tu credi che il 35enne sia una sorta di vecchio fuori dal mondo ed è una assurdità, nonché un luogo comune tutto italiano.
Gran cazzata.
Esistono tantissimi dottorandi che intraprendono tale percorso anche ad età più avanzate. Poi l'esempio del MIT è del tutto fuori luogo, dato che non si fa ricerca solo al MIT e tu hai citato un posto di eccellenza.
Mah, può essere. Non mi va di fare ricerche in merito.
Ribadisco però che in Europa, in generale, avere 25 anni o 40 non fa molta differenza: è uno dei motivi per il quale all'estero cambiare lavoro è la norma, mentre in Italia, spesso e volentieri, il primo lavoro è anche quello che avrai per tutta la vita.
Ripeto che il CV in Italia è un'eccezione tutta nostra. All'estero guardano anche altre cose e non si soffermano sull'età.
Direi che più che pessimista, hai la testa piena di troppi luoghi comuni.
PS
In Scandinavia ci sono tantissimi studenti universitari over 30.
Non dimentichiamo che esistono svariati esempi di persone che hanno avuto carriere scolastiche non esaltanti ma hanno avuto grande successo nel lavoro: Steve Jobs, Marco Travaglio (si è laureato a 32 anni), Bill Gates (non è laureato), tanto per fare tre nomi.
PPS
Ah, non dimentichiamoci che l'età media dei laureati in Italia non mi pare così bassa e, inoltre, prima della riforma universitaria il laureato medio in Italia era 30enne.
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ti posso chiedere dove leggi tutte queste notizie? io sto sfogliando blog di italiani all'estero (ebbene sì, mi sta balenando l'idea di..) e trovo informazioni molto contrastanti al riguardo...
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18-01-2016, 14:04
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#30
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Esperto
Qui dal: Dec 2012
Ubicazione: Emilia-Romagna
Messaggi: 8,316
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Per quanto riguarda l'età media dei laureati, anno per anno vengono pubblicati i risultati di sondaggi su AlmaLaurea. Prova a guardare lì.
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18-01-2016, 14:15
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#31
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Esperto
Qui dal: May 2015
Messaggi: 562
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Quote:
Originariamente inviata da Belacqua
Non era affatto mia intenzione deprimere nessuno..anche perchè il primo ad esserlo sono io.....
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Ti parlerò (anzi scriverò ) papale papale.
Guarda che pure io ho affrontato questa cosa deprimente, perché anche io ho avuto problemi con l'università. Anche io rimpiangevo il fatto di non essere riuscito a laurearmi a 23 anni.
Questa cosa l'ho superata nel momento in cui in una maniera e nell'altra sono venuto a conoscenza di tante gente che per vari motivi si è laureata ben oltre i 23 anni.
Tutta questa gente non era depressa; perchè mai avrei dovuto deprimermi io?
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18-01-2016, 14:49
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#32
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Esperto
Qui dal: Feb 2010
Messaggi: 9,731
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Quote:
Originariamente inviata da Sharp
Ma se invece la smettessimo di porre sul piedistallo l'opinione del primo che passa e ha qualcosa da dire.. ? Se la smettessimo di ragionare per assoluti e riempirci di altre paranoie?
Non si camperebbe meglio?
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L'opinione del primo che passa, in questo caso, aderisce con quella generale dei selezionatori del personale, è questo il problema.
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18-01-2016, 15:29
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#33
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 1,218
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Quote:
Originariamente inviata da Belacqua
ti posso chiedere dove leggi tutte queste notizie? io sto sfogliando blog di italiani all'estero (ebbene sì, mi sta balenando l'idea di..) e trovo informazioni molto contrastanti al riguardo...
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Caro Belacqua, innanzitutto benvenuto nel club: anch'io sono in consistente ritardo, e non per mie incapacità ma perché non abbiamo tutti una salute di ferro.
Prova a leggere qua: http://dottornomade.com/?p=758
Lettura caldamente consigliata a tutti.
Ribadisco che quanto da me detto è tutto vero. Ho parecchi colleghi che hanno intrapreso un PhD e hanno colleghi a loro volta più grandi di loro, anche di 10 anni. Che in scandinavia ci siano tantissimi universitari over 30 è altrettanto vero, così come è altrettanto vero che la carriera lavorativa di un tedesco o americano è molto più ricca di alternative di quella di un italiano, dove quest'ultimo spesso non ha possibilità di cambiare lavoro.
Impara l'inglese, imparalo bene. Studia anche un'altra lingua e coltiva i tuoi interessi: se in Italia hobby come la traduzione di testi antichi o suonare pianoforte sono visti come una perdita di tempo, altrove queste qualità fanno risonanza con il merito.
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27-02-2016, 20:51
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#34
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Esperto
Qui dal: Feb 2016
Ubicazione: Veneto
Messaggi: 1,361
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Quote:
Originariamente inviata da Belacqua
Così mi sono sentito dire oggi a un pranzo da un conoscente di mio padre..quest'uomo ha 60 anni, fa il manovale e ha 2 figli della mia fascia d'età (25-30) laureati e orgoglio di famiglia..
Questo perchè per un potenziale buon posto di lavoro uno che si candida alla soglia dei 30 neolaureato senza esperienze si troverebbe a competere con 24enni con la specialistica in mano che magari hanno già svolto stages accumulando esperienza..un selezionatore non ci pensa due volte a scegliere il secondo e cestinare il curriculum del primo...
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Detta così è davvero un' affermazione troppo generica... Non dico che non sia vera in certi casi, ma prenderla come regola generale a mio parere è un errore
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