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Originariamente inviata da IlNulla2
Sono disoccupato da un bel pò, ma per mia scelta dato che ormai i disturbi erano arrivati ad un livello tale da nn poter più svolgere un'attività lavorativa serenamente o quanto meno normalmente, causa del licenziamento anche il cattivo rapporto che avevo con il datore di lavoro che mi punzecchiava e istigava continuamente, addirittura gli ultimi periodi arrivava a nn pagarmi ben 2 mesi di stipendio mentre gli altri operai venivano pagati regolarmente, insomma mi sentivo sempre più diverso e discriminato, per nn parlare delle figure di merda che dovevo subire davanti agli altri operai, facevo anche un lavoro molto duro come manovale e oltre lo stress psicologico dovevo sobbarcarmi anche quello fisico... alla fine dopo anni di lavoro in quest'azienda i nervi hanno ceduto tanto che pensavo ormai di farla finita così decisi di licenziarmi, da allora sto un pò meglio ma appena i miei cercano di impormi un lavoro il solo pensiero basta per farmi andare in panico totale.
Voi disoccupati come avete vissuto la vita lavorativa e xkè vi siete licenziati?
Ritornereste a lavorare? se si con quali condizioni?
Che consigli dareste ad un come me?
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Ciao IlNulla, anche tu come tanti altri hai fatto una domanda interessante per spingere a parlare la gente. Ti racconto la mia fosca esperienza
Ho ventiquattro anni, e da Marzo 2010 sono disoccupato. Lavoravo come segretario in una piccola azienda familiare dove regnava una mezza anarchia e a causa di ciò c'erano molti veleni e rabbie, anche verso di me, il che non mi faceva molto bene. Finito il contratto sono rimasto a piedi, ma è stata una buona occasione per guardarmi indietro e fare un bilancio dei cinque anni in cui ho lavorato.
Generalmente ho visto che nella maggioranza dei lavori che ho fatto si ripresentava la costante dei capi e colleghi stronzi, e che i soldi che prendevo non mi davano soddisfazione più che tanto (l'unica mezza soddisfazione che mi sono tolto è stata comprarmi un'auto, ma l'ho fatto anche perché la mia vecchia Punto non andava più bene e tra assicurazione e riparazioni ci stavo pagando troppo... Ripeto, mezza soddisfazione).
Ho lavorato nel settore corrieri/spedizioni, un settore veramente molto frenetico che porta le persone ad essere molto acide e cattive. In un certo senso ne sono stato contagiato un po' anch'io e dentro di me si è sviluppata una mezza fobia del lavorare e addirittura di fare i colloqui conoscitivi (
) ... Quello che più mi lascia frustrato è la sensazione di non riuscire a sapere quale sia la mia aspirazione nella vita e contemporaneamente il fatto di dover portare dei soldi a casa.
A questo proposito, ho riflettuto molto e sono giunto alla conclusione che nel mondo del lavoro italiano (almeno per quanto mi è dato di sapere, e penso che in molti converranno con me), non ci sia una vera e propra cultura della risorsa umana come "persona". No. Nel mondo del lavoro italiano si è soltanto ingranaggi di un meccanismo, che per di più funziona male. Citerò le parole di un mio insegnante di corso: "Le aziende italiane sono come carri le cui ruote sono quadrate, spinte a fatica dai dipendenti, a loro volta osservati dal padrone". E' un po' pessimistica come visione, però devo dire che più o meno la realtà è questa. Aggiungiamoci pure la piaga del tempo determinato e della formazione che non c'è (adesso per lavorare molte aziende richiedono esperienza pluriennale, perché non investono in formazione), e se ne ha un'idea approssimativa per difetto.
Concludendo con una banalità:
in Italia per lavorare O sei raccomandato... O niente.
Rispondendo alla tua domanda, non mi sono licenziato per motivi miei, ma mi è scaduto il contratto. E per quanto riguarda il ritornare al lavorare... Non saprei dire. Certo che con le mie condizioni psicologiche avrei bisogno di molta tranquillità, cosa che non sempre ho incontrato, in cinque anni di mobilità lavorativa.