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Vecchio 05-03-2019, 18:44   #1
Esperto
L'avatar di Da'at
 

Per tutta la vita mi sono crucciato al pensiero di avere poca forza di volontà. Quando andavo a catechismo rivolsi a Dio parecchie preghiere a riguardo: invano.
Perché già ce l'avevo, solo che non sapevo come usarla. Non sapevo neanche di cosa si trattasse.

Qualche giorno fa ho fatto una riflessione che mi sento di condividere. Lungi da me il credere di aver esaurito l'argomento.

La forza di volontà, come comunemente intesa, è connessa al concetto di volontà, e quindi di libero arbitrio. Desideriamo qualcosa per scelta, e quindi ci facciamo forza per conseguire le azioni che ci porteranno a quel qualcosa. Così ci viene raccontato. E se non fosse così? Proviamo a eliminare la variabile "scelta" dall'equazione.
Otterremo un meccanismo, simile a un orologio meccanico, seppur quantitativamente assai più complesso. Neuroni scaricano il loro potenziale elettrico attraverso gli assoni, attivando altri neuroni, spazi presinaptici si riempiono o svuotano di questo o quel neurotrasmettitore che facilita il passaggio del segnale, e da miliardi di questi singoli "oggetti" emerge una serie di azioni.

E se la forza di volontà fosse tutto qui? Un comporre i propri "ingranaggi interni" in modo che il movimento produca un'azione coerente col desiderio?

Forse sarebbe allora più corretto parlare di "forze", al plurale. Colloquialmente al pensiero della forza di volontà viene per prima cosa in mente il concetto di sforzo, quindi di contrapposizione a una forza inerziale. E' per questo che il modello colloquiale di forza di volontà ha un funzionamento limitato. Più si spinge e più i meccanismi cerebrali di reazione diventano allenati a spingere in maniera uguale e opposta.
Un meccanismo leggermente più raffinato, ma sempre afferente al concetto occidentale di forza di volontà, è la leva. In fisica la leva è una macchina che reindirizza una forza, e in base al tipo può consentire un guadagno meccanico.
Analogamente, ottenere volontà facendosi leva consente di usare una forza ridotta per ottenere l'azione verso un obiettivo troppo faticoso da raggiungere semplicemente sforzandosi a spingere.
Potrei ad esempio aver bisogno di andare fuori a fare la spesa, e posso farmi leva motivazionale pensando a una leccornia che potrei comprarmi una volta al supermercato. Farmi forza per comprarmi pasta e pane è faticoso; farmela per comprarmi delle merendine molto meno.

Ma sempre di uno sforzo si abbisogna. Come è possibile invece, che alcune persone sembra riescano a svolgere ogni incombenza in maniera naturale e fluida? Come mai sembrano instancabili, mentre per chiunque ha sperimentato una crisi di volontà risulta fatica estenuante anche il solo pensiero di lavarsi e vestirsi?

L'abitudine aiuta. Sforzarsi in continuazione su azioni ripetitive crea connessioni neurali che facilitano lo svolgimento di quel compito. Ad un certo punto diventa automatico farli. Ma è un metodo limitato ad azioni ripetitive, giornaliere. E quando subentra qualche incombenza nuova e/o complessa, ci è poco d'aiuto.

Sto invece ipotizzando che sia possibile, concatenando leve e segnali, costruirsi un sistema di "ingranaggi mentali" tali per cui a partire da un desiderio il processo di azione si verifichi in maniera fluida e spontanea.
Così come ad esempio è difficile, una volta iniziato a lavare i piatti, lasciarne alcuni sporchi (ormai si è nell'azione ed è più facile continuare che smettere), potrebbe aver senso creare un senso di continuità tale per cui l'azione sia sempre necessaria, fluida e scorrevole. A quel punto lo sforzo necessario per avviare il processo sarà solo iniziale ed esiguo, e tutto il resto potrebbe semplicemente accadere in reazione.
Vecchio 05-03-2019, 19:59   #2
Principiante
L'avatar di Rilke
 

Dipende. La si potrebbe definire in molti modi. In fondo in parecchie persone è molto legata a fatti precisi, contesti precisi, lì dove si può avere la percezione di avere una possibilità, magari non troppi impedimenti esterni di tipo logorante(qualcuno c'è spesso comunque) una stima in se stessi non ancora del tutto massacrata, quindi avere ancora piacere a tendere a qualcosa di vitale e in questo, forse, la volontà è il non sputare sopra a tutto questo. Di base serve partecipazione al gioco del mondo, se il disincanto arriva a un livello eccessivo è difficile superata una certa soglia tornare indietro, come l'andare avanti, e la volontà non ammette ibridi. Poi c'è chi da sottozero non si arrende, magari riesce a rigenerare un'energia enorme partendo dal niente, magari anche con tantissimi ostacoli e con una stima in se stesso così e così, ma lì forse più che tra fobici si disserta del parco degli eroi. Ma credo ce ne siano anche tra i fobici. In generale, comunque, penso che per innescare la volontà, serva il non aver perso totalmente interesse e stima per le proprie possibilità espressive. Se arrivi a non credere più in te stesso, o a farti proprio schifo, magari si finisce a concedersi solo per abbozzi nei vari contesti e, appunto, la volontà non è un ibrido. Sicuramente tra le altre cose è l'avere le idee un po' chiare e non è così semplice XD però... penso che quando ne valga la pena lo si senta dentro, qualcosa si dipana tra i dubbi e le paure ataviche, e lì se non si è troppo logori, la volontà può risorgere, anche se a volte mi chiedo quanto ci sia in quel caso di istinto di sopravvivenza e non di desiderio puro, ma c'è un po' di entrambi credo, almeno nei casi in cui hai meditato bene su ciò per cui la volontà agisce, tanto poi lo percepisci dall'energia che si mette nelle azioni che si fa, è difficile fingere in quel senso, verrebbe a galla come un copro morto XD. Poi tutto il discorso fatto da te è molto interessante, preciso, ma credo che una scintilla di imponderabile bisogna lasciarla in campo.
Vecchio 05-03-2019, 22:57   #3
XL
Esperto
L'avatar di XL
 

La percezione della fatica penso che sia vero che è legata al contesto attuale e ad una serie di variabili locali e segnali, ma può essere che non sia manipolabile a piacere solo modificando queste variabili attuali qua.

Potrebbe dipendere anche dalle credenze, e le credenze a loro volta dipendono da tutta la struttura cerebrale che si è sedimentata nel tempo.

Ad esempio chi ha fede magari pensando che riceverà un aiuto divino potrebbe sentire effettivamente meno fatica nel far certe cose. La speranza e la fiducia in certe possibilità e possibilità di controllo (che magari quando si vanno a fare poi degli esperimenti effettivi, sono campate in aria) modificano questi assetti. Una persona ottimista di sicuro ha più energie di una pessimista. E' chiaro comunque che per funzionare questo ottimismo illusorio bisogna crederci davvero a quelle possibilità.

Delle credenze false e forme di fiducia irrazionali potrebbero far provare meno fatica (psicologica, non fisica) ad una persona.

Comunque questo tipo di ottimismo irreprensibile in certi contesti potrebbe andar bene, in altri potrebbe far esporre troppo una persona che finirebbe con l'esaurire le risorse senza combinare nulla. Capita questa cosa alle persone bipolari, comunque nella fase maniacale non è che stanno bene.

Io ho aggiunto la variabile "credenze" che secondo me incide comunque sulla volontà e la percezione della fatica e non è manipolabile facilmente (è difficile convincerti che certe cose son vere quando non ci credi, non si riesce a fabbricare la fede in certe divinità o qualsiasi altra cosa dal nulla, certe credenze e non-credenze sono molto resistenti), ma ce ne saranno ancora altre.

In linea di principio però penso sia migliorabile la cosa con variabili locali, magari non diventi come un individuo infaticabile (perché come ho detto prima potrebbe dipendere da una struttura che si è sedimentata nel tempo o da qualche predisposizione) però meno fatica riesci a sentirla modificando certe cose localmente, anche se non saprei quali.

Ultima modifica di XL; 05-03-2019 a 23:15.
Ringraziamenti da
Masterplan92 (05-03-2019)
Vecchio 05-03-2019, 23:15   #4
Banned
 

dipende se ne vale la pena..
Vecchio 06-03-2019, 09:10   #5
Esperto
L'avatar di utopia?
 

Volontà non è volere, volere non è potere, volontà non è potere, coscienza e possibilità sono mezzo potere, ma in definitiva quel che conta è la sopravvivenza e il non dannarsi l'anima, e, quindi, riassumendo, la motivazione.
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