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Vecchio 02-01-2013, 15:47   #21
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Ho paura..

Alla fine sono tutte congetture no? Ciò che non mi piace della filosofia è che non da alcuna risposta.. solo domande.. Capisco la curiosità di ciascuno nel voler indagare il mondo e soprattutto se stesso, ma perchè farsi del male in questo modo se in partenza si sa già che non si arriverà mai a una conclusione soddisfacente? A ogni teoria avanzata ne corrisponde almeno un'altra contradditoria, a sua volta inconciliabile con un'atra; c'è questa corrente di pensiero che vende un prodotto, ce n'è un'altra che le fa concorrenza.. insomma se ne segue una in base ai propri "gusti", così come si sceglie un paio di scarpe. E poi? E poi nulla di nulla da migliaia di anni.. Bo, adesso dirò una provocazione, ma non è un passatempo come un altro tutto ciò? e anzi sicuramente il meno proficuo da un punto di vista emotivo?
Vecchio 02-01-2013, 17:11   #22
Principiante
 

grazie Dedalus!! ^^
è un argomento bello tosto ma interesante spero continui
Vecchio 02-01-2013, 17:50   #23
Esperto
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Originariamente inviata da Dedalus Visualizza il messaggio
In sintesi, dice Herzeleid: tutto quel che provo è percezione.
Ora, lui dice che non c'è altro che percezione. Se non c'è altro che percezione, ci dev'essere lui a decidere di ogni percezione.
Deve esserci lui, simile a Dio, a decidere di ogni sua percezione.
Se non c'è lui, allora c'è altro, le sue percezioni arrivano da altro; dunque in questo modo si manda a benedire l'assolutizzazione, e si apre la domanda..)
Non posso in alcun modo asseverare prove riguardo la validità extra-soggettiva dell'interfaccia cognitiva che dovrebbe presuntivamente connettere me e il mondo - ciò non mi rende simile a un Dio, mi rende coerentemente incapace di declinare all'oggettivo o al fideistico di sorta un giudizio filosofico - ma nemmeno questo è il punto, perché l'opposizione all'ultroneo del mio dasein, in ogni caso, che sia o non sia oggettivamente, esiste solo in quanto io percepisco esso esista. Quando non percepirò più, non esisterà più.

Quote:
Originariamente inviata da Dedalus Visualizza il messaggio
(E non solo si apre, ma la si fonda e si supera così ogni scetticismo, iniziando a fare filosofia.)
(Perché se sapendo ciò si rimane allo scetticismo, non si fa filosofia, ma sofistica.)
Si fa filosofia anche senza fondazione.
Vecchio 02-01-2013, 17:57   #24
Esperto
L'avatar di Herzeleid
 

Aggiungo in chiosa che la filosofia senza fondazione si aveva con la skepsis agli albori del pensiero e si ha oggi con il relativismo (e mi sento di poter dire anche con il nichilismo stirneriano, nietzschiano e heideggeriano).
Vecchio 02-01-2013, 18:19   #25
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E' esattamente così. Noi siamo solo energia, coscienza infinita.
Questo mondo è illusorio. Esistono infiniti mondi fisici, tutto sullo stesso piano ma su diverse frequenze. Essi coesistono nello stesso momento, ma non li possiamo percepire perchè ovviamente sono su una frequenza differente.
Lo so da sempre, eppure sto qui, perchè qualcuno ha deciso così.
Vecchio 02-01-2013, 18:53   #26
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Originariamente inviata da Betsy Cherry Visualizza il messaggio
Questo mondo è illusorio. Esistono infiniti mondi fisici, tutto sullo stesso piano ma su diverse frequenze. Essi coesistono nello stesso momento, ma non li possiamo percepire perchè ovviamente sono su una frequenza differente.
LOL much?
Vecchio 02-01-2013, 20:58   #27
Esperto
L'avatar di Herzeleid
 

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Originariamente inviata da Dedalus Visualizza il messaggio
Vero*. Peccato che tu non la fai.
Difatti non la sto facendo, il mio è solo ad ermeneutica e citazione del pensiero scettico greco e moderno, realista ed anche relativista secondo alcune accezioni.

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Originariamente inviata da Dedalus Visualizza il messaggio
La contraddizione formale sta lì, e ci sta tutta: non puoi dire nulla del mondo, tranne che non puoi dire nulla del mondo. Se tutto è falso, è vero che tutto è falso, e dunque non tutto è falso. Se la verità non esiste, è vero che la verità non esiste, e dunque esiste la verità. “Non posso parlare di quella cosa lì”, mentre ne parli**. Lo poni e lo rimuovi.
Risolvi quella senza tornare al naturalismo dualistico di matrice kantiana, che ad un'inquisizione teoricamente rigorosa si mostra come suicida, e possiamo cominciare a parlare.
Queste sono le inevitabili aporie del linguaggio, veramente, che nella storia del pensiero certificano appunto l'incapacità di arrivare a un quid (ne è esempio a noi contemporaneo l'incompiuto di "Sein und Zeit", che tu sicuramente avrai letto), laddove lo scopo dell'intendere è stabilire quel che è vero e quel che non lo è.

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Originariamente inviata da Dedalus Visualizza il messaggio
Per il resto, il tuo commento è di una malafede unica. Non ho parlato di mondo fondato oggettivamente, né che esista al di là della percezione o del pensiero. Non ti ho chiesto prove. Ti ho mostrato che pretendere di fare della percezione un assoluto è contraddittorio, dato che è già aperto alla domanda (non alla prova scientifica o fideistica) su ciò che percepisce.
Se hai rispetto di me come interlocutore, leggi quel che scrivo e non quello che ti suggerisce chissà quale voce nel cervello.
Questo, se vuoi discutere. Se l'intento è invece fare avanspettacolo, mi ritiro.
Io avevo già concluso dichiarando che oltre la percezione non pongo ille est. La percezione non è un assoluto in termini hegeliani di sussistenza autonoma - perché questo (che esista autonomamente) non è dato sapere - ma è la sola dimensione (innata, immediata ed immanente) dell'essere che l'uomo comprende senza mediazioni e in cui può credere fino a prova contraria. Da ciò ne conviene che tutto è dubitabile nella sua natura - a meno di non munirsi, come già detto, di una premessa fideistica (religiosa, scientifica et cetera) - e non capisco perché tale asserzione dovrebbe offenderti tanto o mostrare malafede da parte mia.

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Originariamente inviata da Dedalus Visualizza il messaggio
* L'essere è anche pre- ed iperlogico. Da qui il bisogno della parola artistica, inedita/inaudita, asistematica, evocativa, simbolica, “possente”. Si tratta di arricchirsi di tutti i mezzi, fondanti e non.
** Penso che sarà chiaro ad ognuno, ora, che parlare di qualcosa pretendendo allo stesso tempo che nulla se ne possa dire finisca per essere qualcosa che non guadagna l'apporto di alcun senso che non sia patologico.
Si può pacificamente ragionare di ogni ipotesi, del pensiero intorno al pensiero, serbando il principio che tutto è dubitabile. Sarebbe un problema o da considerarsi un binario morto laddove il mio obiettivo fosse ad impianto teleologico, mirante ad una verità o alla verità. Così non è, che sia patologico o meno.
Vecchio 03-01-2013, 01:42   #28
Esperto
L'avatar di Pluvia
 

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Originariamente inviata da Herzeleid Visualizza il messaggio
Immaginate che un essere umano (potete immaginare di essere voi) sia stato sottoposto ad un’operazione da parte di uno scienziato malvagio. Il cervello di quella persona (il vostro cervello) è stato rimosso dal corpo e messo in un’ampolla piena di sostanze chimiche che lo tengono in vita. Le terminazioni nervose sono state connesse ad un computer superscientifico che fa sì che la persona a cui appartiene il cervello abbia l’illusione che tutto sia perfettamente normale. Sembra che ci siano persone, oggetti, il cielo ecc., ma in realtà l’esperienza della persona (la vostra esperienza) è in tutto e per tutto il risultato degli impulsi elettronici che viaggiano dal computer alle terminazioni nervose. Il computer è così abile che se la persona cerca di alzare il braccio la risposta del computer farà sì che "veda" e "senta" il braccio che si alza. Inoltre, variando il programma lo scienziato malvagio può far sì che la vittima "esperisca" (ovvero allucini) qualsiasi situazione o ambiente lo scienziato voglia. Può anche offuscare il ricordo dell’operazione al cervello, in modo che la vittima abbia l’impressione di essere sempre stata in quell’ambiente. [...] Potremmo anche immaginare che tutti gli esseri umani ... siano cervelli in un’ampolla. Naturalmente lo scienziato malvagio dovrebbe trovarsi al di fuori. Dovrebbe? Magari non esiste nessuno scienziato malvagio; magari l’universo ... consiste solo di macchinari automatici che badano a un’ampolla piena di cervelli. Supponiamo che il macchinario automatico sia programmato per dare a tutti noi un’allucinazione collettiva ... Quando sembra a me di star parlando a voi, sembra a voi di star ascoltando le mie parole. Naturalmente le mie parole non giungono per davvero alle vostre orecchie, dato che non avete (vere) orecchie, né io ho una vera bocca e una vera lingua. Invece, quando produco le mie parole quel che succede è che gli impulsi efferenti viaggiano dal mio cervello al computer, che fa sì che io ‘senta’ la mia stessa voce che dice quelle parole e ‘senta’ la lingua muoversi, ecc., e anche che voi ‘udiate’ le mie parole, mi ‘vediate’ parlare, ecc. In questo caso, in un certo senso io e voi siamo davvero in comunicazione. Io non mi inganno sulla vostra esistenza reale, ma solo sull’esistenza del vostro corpo e del mondo esterno, cervelli esclusi.

(H. Putnam, Brains in a Vat, 1981, pp.6-7)
Praticamente è il platoniano mito della caverna -__-
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