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Vecchio 01-01-2013, 21:35   #1
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Immaginate che un essere umano (potete immaginare di essere voi) sia stato sottoposto ad un’operazione da parte di uno scienziato malvagio. Il cervello di quella persona (il vostro cervello) è stato rimosso dal corpo e messo in un’ampolla piena di sostanze chimiche che lo tengono in vita. Le terminazioni nervose sono state connesse ad un computer superscientifico che fa sì che la persona a cui appartiene il cervello abbia l’illusione che tutto sia perfettamente normale. Sembra che ci siano persone, oggetti, il cielo ecc., ma in realtà l’esperienza della persona (la vostra esperienza) è in tutto e per tutto il risultato degli impulsi elettronici che viaggiano dal computer alle terminazioni nervose. Il computer è così abile che se la persona cerca di alzare il braccio la risposta del computer farà sì che "veda" e "senta" il braccio che si alza. Inoltre, variando il programma lo scienziato malvagio può far sì che la vittima "esperisca" (ovvero allucini) qualsiasi situazione o ambiente lo scienziato voglia. Può anche offuscare il ricordo dell’operazione al cervello, in modo che la vittima abbia l’impressione di essere sempre stata in quell’ambiente. [...] Potremmo anche immaginare che tutti gli esseri umani ... siano cervelli in un’ampolla. Naturalmente lo scienziato malvagio dovrebbe trovarsi al di fuori. Dovrebbe? Magari non esiste nessuno scienziato malvagio; magari l’universo ... consiste solo di macchinari automatici che badano a un’ampolla piena di cervelli. Supponiamo che il macchinario automatico sia programmato per dare a tutti noi un’allucinazione collettiva ... Quando sembra a me di star parlando a voi, sembra a voi di star ascoltando le mie parole. Naturalmente le mie parole non giungono per davvero alle vostre orecchie, dato che non avete (vere) orecchie, né io ho una vera bocca e una vera lingua. Invece, quando produco le mie parole quel che succede è che gli impulsi efferenti viaggiano dal mio cervello al computer, che fa sì che io ‘senta’ la mia stessa voce che dice quelle parole e ‘senta’ la lingua muoversi, ecc., e anche che voi ‘udiate’ le mie parole, mi ‘vediate’ parlare, ecc. In questo caso, in un certo senso io e voi siamo davvero in comunicazione. Io non mi inganno sulla vostra esistenza reale, ma solo sull’esistenza del vostro corpo e del mondo esterno, cervelli esclusi.

(H. Putnam, Brains in a Vat, 1981, pp.6-7)
Vecchio 01-01-2013, 21:37   #2
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Occam.
_________________
Vecchio 01-01-2013, 21:40   #3
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Noi abbiamo perso la prospettiva dell'essere-oltre-l'essere, quindi è un altro paio di maniche.
Vecchio 01-01-2013, 21:44   #4
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Sì ma il tuo scenario non cambia di una virgola la faccenda.
Cosa cambierebbe nella pratica? Non hai dato una realtà effettivamente diversa/illuminante riguardo la coscienza. I dubbi su di essa restano i medesimi.
Vecchio 01-01-2013, 21:58   #5
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Vecchio 01-01-2013, 22:13   #6
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Originariamente inviata da Vanitas Visualizza il messaggio
Sì ma il tuo scenario non cambia di una virgola la faccenda.
Cosa cambierebbe nella pratica? Non hai dato una realtà effettivamente diversa/illuminante riguardo la coscienza. I dubbi su di essa restano i medesimi.
Infatti, non fa che ribadire l'attualità del dubbio, se non che l'unica realtà possibile è quella che non può essere asserita.
Vecchio 01-01-2013, 22:14   #7
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Originariamente inviata da Dedalus Visualizza il messaggio
Quella di Putnam più che è altro è materia di speculazione trascendentale (metafisica, cioè), intenta a inseguire il sogno di una realtà più reale.
Heidegger non c'entra granché.
Perché dovrebbe avere a che fare con Heidegger, è una ripresa in termini post-moderni della skepsis greca.
Vecchio 01-01-2013, 22:16   #8
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Originariamente inviata da Daniele89 Visualizza il messaggio
E quindi?*


*No, niente, è la reazione che ho sempre avuto finora davanti alle -ammetto, poche e sparse- cose che ho letto di Putnam.
Quindi nulla, vale per quello che dice, che abbiamo solo ciò che a noi appare essere e non ci è dato conoscere se è come lo riteniamo.
Vecchio 01-01-2013, 22:46   #9
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Originariamente inviata da Headache94 Visualizza il messaggio
[...]
Il dilemma è se poi il tuo effettivo "io" rimane o meno. Secondo me no.
Puoi perderci le giornate a pensarci.
Vecchio 01-01-2013, 22:51   #10
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Sì, quello sì.
Comunque è molto complesso da fare perchè il cervello funziona in maniera estremamente diversa dai computer, al contrario di quel che si potrebbe credere.
Vecchio 01-01-2013, 22:56   #11
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Originariamente inviata da Daniele89 Visualizza il messaggio
Sì, ma questo problema, il solipsismo, alla luce dei lavori di Witgenstein sul linguaggio da una parte, e Godel in logica dall'altra non può più, a mio avviso, essere formulato in termini che precludono a priori un suo superamento.

Banalmente, un soggetto per affermare qualcosa, foss'anche questo qualcosa la proposizione tipicamente solipsista "solo le mie esperienze costituiscono la realtà", deve farlo attraverso un linguaggio . Ma il soggetto entra in possesso del linguaggio attraverso una struttura relazionale intersoggettiva, in cui impara a definire un suo stato interno servendosi di unità linguistiche il cui significato da principio egli ha utilizzato per designare "vite mentali" di altri.
Potremmo anche parlare di codice e non limitarci al linguaggio. Ciò vale sempre se si dà ontologicamente un'oggettività, ed anche il (presunto) pregresso della mia esistenza ne fa parte: ma, appunto, il giudice resto pur sempre io e non vi è modo di convincermi, intimamente, che giudico nella relazione e non nella solitudine dal momento che io so di poter autonomamente dire sì come dire no, così come so che, venendo a mancare la percezione che mi rende abile alla confutazione, viene a mancare anche l'essere.
Vecchio 01-01-2013, 23:03   #12
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Originariamente inviata da Dedalus Visualizza il messaggio
L'essere oltre l'essere non l'ha buttato in mezzo Putnam, ma te, a quello mi riferivo.
Sì, certo, quella è una formula heideggeriana.

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Originariamente inviata da Dedalus Visualizza il messaggio
mi son sbagliato però: tu rimani ancorato ad una visione corrispondentista della realtà, pur se radicalmente (in maniera postmoderna, cioè) scetticizzata (= continui a pensare ad una realtà massimamente reale che si tratterebbe solo di scovare chissà dove; radicalizzando questo punto di partenza ne fai una realtà inconoscibile che si contraddice nel momento stesso in cui ne parli: qui la percezione, “là” la realtà che non può essere asserita. E come fai ad asserirla allora).
Più precisamente, non mi sento in carico di poter fondare un sistema filosofico, ma solo di discettarne a riguardo.

Quote:
Originariamente inviata da Dedalus Visualizza il messaggio
A proposito, grazie per l'esposizione dell'idealismo fichtiano romantizzato in puro autismo (ciò che è sentito è reale, ma non segnala nulla di vero) nell'altro thread.
Non sono sicuro debba tanto a Fichte, veramente, quanto ne deve, come ovvio, a Pirrone, a Hume, per non dire ancora di Putnam.

Quote:
Originariamente inviata da Dedalus Visualizza il messaggio
Semplicemente, il pensiero (ciò che tu riduci contraddittoriamente alla percezione: un accertamento immediato dell'essere in quanto essere e non in quanto pensato) è da sempre aperto al reale-concreto.
Il pensiero da sempre si immagina al di fuori del percepito, ma non ha mai la prova di esserlo. Se una prova si concede, è sempre preda del dubbio di non essere tale.
Vecchio 01-01-2013, 23:06   #13
Esperto
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Huxley, ne "Le porte della percezione", scrive che è sufficiente non già un oppiaceo o un fungo allucinogeno, ma banalmente una cattiva notte di sonno per mettere in discussione le verità scontate di una vita e l'esistenza stessa della materia che si tocca al risveglio.
Vecchio 01-01-2013, 23:35   #14
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Ho un certo timore reverenziale nell'entrare in questa discussione di filosofoni, ma mi viene automatico domandarmi, giacché un qualsiasi modello ha una qualche valenza in base alle sue capacità predittive, il modello "cervelli nella vasca" che valenza ha?

Voglio dire, affinché l'illusione sia reale dovremmo concepire diversi escamotages, ad esempio se io cervello in vasca allucino di conficcare un cacciavite nell'occhio di un altro cervello in vasca, lo scienzato malvagio dovrebbe prendere il cervello in vasca di quell'altro e andargli a danneggiare i corrispettivi nervi ed aree cerebrali colpite dal cacciavite, il tutto in tempo reale.
Ma forse mi sono spostato troppo dal filosofico allo scientifico, quindi ritornando al filosofico mi sento di quotare daniele89:

E quindi?
Vecchio 02-01-2013, 00:01   #15
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Originariamente inviata da Dedalus Visualizza il messaggio
E quindi, come ho detto, quella di Putnam più che è altro è materia di speculazione trascendentale intenta a inseguire il sogno di una realtà più reale.

L'assunzione cosciente di una ipotesi falsa (per chi c'arriva) per seguirla e vedere che ne viene fuori.
(Al minimo ci caviamo fuori Matrix).
il problema, per me che non ne capisco un cazzo, è che puoi estendere le ipotesi false all'infinito date premesse false, il tutto per mantenere coerenza col modello. Ex falso sequitur quodlibet.
lo scienziato malefico è in grado di distorcere il continuum spazio temporale e teletrasportarsi istantaneamente dal mio cervello nella vasca di cacciavitaro pazzo al cervello nella vasca del tizio da me offeso.
possiamo andare avanti all'infinito.
Questo sogno della realtà più reale del reale mi sembra più una chimera, su queste basi.
Una realtà più reale del reale secondo me dovrebbe essere un supermodello che ingloba il modello descrittivo vigente e lo estende, un po' come la relatività inglobò la meccanica classica, che divenne un caso particolare di quest'ultima.
Ma ripeto che non ne capisco un cazzo, mi sono inserito in questa discussione filosofeggiante senza alcuna competenza.
Vecchio 02-01-2013, 00:01   #16
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Originariamente inviata da Dedalus Visualizza il messaggio
Se dualizzi percezione e pensiero, è ovvio che si pone il problema di una realtà che trascende il pensiero.
Se io sto qui e il mondo è là, entrambi incomunicabili, si pone necessariamente il problema della comunicazione che, nonostante tutto, avviene.
Ora, semplicemente, pensiero e percezione e mondo non sono nulla, in sé. Qui è tutto il tuo errore. Non te li troverai mai ‘davanti’ in maniera pura, isolati nel loro nocciolo. Separarli è pensarli separati. È pretendere di ri-unire ciò che mai è stato separato.
Non si pone il problema della comunicazione né quello della separazione - giacché ciò implicherebbe già un'ammissione - bensì dell'abilità medesima ad affermare l'esistenza di un mondo al di là della percezione. Tale verità può sostenersi essere, può sostenersi anzi essere oggettiva, solo in fondamento di un fideismo, di qualsivoglia fattura.

Quote:
Originariamente inviata da Dedalus Visualizza il messaggio
Per questo lo scetticismo è il semplice avvio filosofico, ma per fare filosofia occorre superare questo punto di partenza.
Se fosse solo l'avvio della filosofia (la qual cosa accerterebbe e accetterebbe un progresso, dunque anche un pregresso), non tornerebbe come epistème ciclico del pensiero filosofico, a dire anche attuale. Difatti esso è centrale se non già nel nichilismo (prendiamo alla lettera l'assunto nietzschiano che "niente è vero" e traiamo le dovute conseguenze), nell'era del post-nichilismo, del relativismo e della tecnica (oltre a Putnam penso a Derrida, a Kuhn, a Rorty, alla cultura popolare disegnata anche dai miti di Matrix, del cyberpunk e della realtà virtuale).

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Originariamente inviata da Dedalus Visualizza il messaggio
Altrimenti si rimane nel semplice dogmatismo (com'è la tua posizione).
Non credo possa definirsi dogmatico un evento euristico che rifiuta nella massima qualsiasi dogma e di tutto dubita. Dogmatico (ovvero, pensiero forte, fondativo, rispetto al pensiero debole, pensiero senza fondazione possibile) è bensi l'asserto che puntualizza, a qualsiasi momento fideistico faccia riferimento.

Quote:
Originariamente inviata da Dedalus Visualizza il messaggio
Per questo non occorre nessuna prova, o per meglio dire: per questo non sarà mai possibile convincerti: la tua posizione è incorreggibile, e fondamentalmente contraddittoria.
Se escludo qualsiasi fideismo, ogni convenzione, è infatti impossibile convincermi, dal momento che io non cerco risposte contingenti. Ho invece delle domande, tra le quali le più precipue riguardano proprio il come, e il perché, si possa essere convinti di qualcosa al di là della percezione. Mi manca l'interlocutore.
Vecchio 02-01-2013, 00:06   #17
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Originariamente inviata da Daniele89 Visualizza il messaggio
Siamo al punto di prima: un giudizio si esprime solo attraverso un linguaggio.

Sei rinviato sempre e comunque a un esterno che plasma la possibilità stessa dell'enunciazione del tuo giudizio, esterno in cui la separazione fenomeno/noumeno (poiché questo sta alla base della tua tesi, il kantismo) vacilla: eccoti, fuor della rappresentazione, restituito un mondo.
Alla base di tutto, per quelle che sono le mie conoscenze, vi è Pirrone. Ma ciò detto, io so che il linguaggio è un codice, e so che un codice convenzionalmente è il prodotto di una molteplicità e come tale si trasmette, ma non so perché so che lo so e soprattutto non ho la certezza di non poter essere io stesso l'artefice di un livello d'interpretazione inesistente che, per arricchire d'esempio, non è poi lontano dall'immagine dell'universo posticcio creato dal genio maligno cartesiano.
Vecchio 02-01-2013, 00:08   #18
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Originariamente inviata da Dedalus Visualizza il messaggio
(Al minimo ci caviamo fuori Matrix).
Non a caso ci caviamo fuori Matrix, dico io.
Vecchio 02-01-2013, 00:32   #19
Principiante
 

chiedo scusa in anticipo ^^
per la serie -abassa sotto zero il livello di 3d seri-
[quote]Comunque è molto complesso da fare perchè il cervello funziona in maniera estremamente diversa dai computer, al contrario di quel che si potrebbe credere.[quote]
ovvio, non lo credo, ma diciamo che è vero come scrive Putnam, forse funziona così invece e noi abbiamo solo impresione che sia diverso
[quote]In questo caso, in un certo senso io e voi siamo davvero in comunicazione. Io non mi inganno sulla vostra esistenza reale, ma solo sull’esistenza del vostro corpo e del mondo esterno, cervelli esclusi.[quote]
bene cosa cambierebbe? hanno già chiesto... non ho capito un h delle risposte e allora chiedo: -che- importa?
-però se qualcuno vuole spiegare più terra terra sarei molto felice -
ho letto che in effetti il cervello non proprio sempre percepisce le cose come sono d'avvero cioè si può ingannare - non so bene ma penso ilusioni ottiche, sensoriali ecc- e non si può fare esperienza diretta di qualsiasi cosa infatti a.e. filosofia fisica chimica se non sbaglio hanno bisogno anche di speculazioni e modelli - che non sono reali però possono far capire la -realtà-
cioè, o.k. si può percepire che esiste un mondo esterno ma comunque nn avere l'esperienza completa ....
...e ....quindi .... e quindi? ^^
Vecchio 02-01-2013, 01:37   #20
Intermedio
 

Leggerò il tutto sforzandomi di capire
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