Lunedì 28 gennaio 2008 ero di turno in pronto soccorso.
Giunge alla mia osservazione il sig. C. Emanuele (1988).
Entra in ambulatorio, visibilmente turbato, sguardo basso, agitato, irrequieto e accompagnato dal padre.
Riferisce di aver avuto, mentre era sul lavoro, una crisi di ansia e di pianto disperato accompagnato da una sensazione di morte imminente per soffocamento!
Soffre, frequentemente di questi attacchi che stanno diventando pressoché quotidiani.
Racconta, con sofferenza, che tutto iniziò da quando si fumò una "canna" tempo fa con un suo amico e che poco dopo ebbe un malore con conseguente svenimento e caduta della lingua all'indietro che lo soffocava. Grazie al tempestivo intervento del suo amico, che riuscì a liberargli le vie aeree, riprese a respirare normalmente.
Mentre racconta l'accaduto si porta ripetutamente le mani al collo perchè avverte la netta sensazione di soffocamento.
Io, nel frattempo, gli chiedo se è destro o mancino e osservo con molta attenzione i movimenti dei suoi occhi.
Riferisce di essere mancino e senza perdere altro tempo lo faccio sdraiare sul lettino, mi siedo accanto a lui, metto la mia mano sx sul suo torace cerco di entrare in sintonia con la sua respirazione e gli chiedo di rilassarsi, e di stare tranquillo perchè non gli avrei fatto del male.
Il padre, gli chiede se preferisce che esca dall'ambulatorio, ma io pretendo che rimanga in silenzio in un angolo ad osservare quello che avrei fatto.
Non aspetto tanto tempo, anche perchè il paziente si rilassa pressoché all'istante.
Mi faccio raccontare subito cosa ricorda di quel giorno, ma precisando che volevo sapere se ne ricorda una precisa sequenza o solo un'immagine fissa.
Lui mi conferma di ricordare una sequenza precisa, per cui decido di applicare la tecnica della doppia dissociazione.
Gli chiedo, quindi, di immaginarsi seduto al cinema e di rivedere proiettata sullo schermo tutta la scena dall'inizio fino al momento del soffocamento e poi di riavvolgere la pellicola all'indietro il più velocemente possibile.
Anche in questo caso, non gli ho detto esplicitamente di entrare nel film a fine scena per associarsi e riavvolgere la pellicola, ma forse lo ha fatto istintivamente.
Afferma di esserci riuscito e nel momento in cui riapre gli occhi, il suo volto è sereno, non ha più paura, non piange più!
Riferisce di stare bene e in assenza di sintomatologia.
Gli chiedo di provare a rivedere la scena, ma tra lo stupore generale afferma:
"dottore...dottore....non ci riesco, non riesco più a vedere la scena....è scomparsa!"
Mi volto verso il padre il cui sguardo incredulo mi pone mille domande in un millisecondo.
Tranquillizzo tutti e cerco di spiegare quello che avevano visto e sentito, ma non compreso.
Un mio collega che era entrato in ambulatorio e ha assistito al trattamento era incredulo.
Il ragazzo sereno e felice, come uscito da un'altra dimensione spazio-temporale e tornato fra noi, esce dall'ambulatorio ringraziandomi all'infinito.
Io ho adrenalina un po' dappertutto, ed entusiasta.
....alla prossima. Stefano
Caso inviato da Elia
Il caso trattato dal dott. Stefano si può cosi riassumere:
alcune esperienze, rappresentazioni, immagini mentali, eventi passati ecc. nel tempo possono divenire incompatibili con la memoria. Non so quali siano i termini psicologici corrispettivi, ma in neuro-programmazione digitale (materia d'indagine sviluppata dai modelli della PNL) vuol dire che certi elementi occupano molto spazio e mettendo a rischio il normale funzionamento della memoria. Questa ultima non è in grado di comprimere il materiale abnorme o di eliminarlo, in quanto non è un processore, ma solo un sistema di archiviazione dati. Allora, essa invia il materiale nell'emisfero sinistro, il nostro elaboratore, per comprimere, correggere o eliminare i prodotti di rigetto. L’intervento di un operatore esterno, semplice e rapido, serve ad agevolare un naturale processo già avviato dalla memoria stessa.
Elia