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Vecchio 25-06-2017, 17:23   #1
Jai
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Avevo intenzione di creare un ultimo mio thread, non per chissà quale necessità di condivisione, piuttosto perchè ho all'attivo solo due topic aperti e non sopporto i numeri pari tranne per esigue eccezioni. Una volta acclarato il tema da scegliere, cambio ulteriormente sceneggiatura rispetto all'idea di partenza.

L'altro ieri è successo ciò che di rado capita in me, una sensazione di bilancio generale non a livello di obbiettivi, di cose fatte e di cose da fare, piuttosto a livello puramente di percezione intrinseca del mio animo, della mia identità, di tutto ciò di cui son composto. Biologicamente appartenente alla medesima struttura di tutti ma con così tanta profonda differenza dell'essere, dell'individualità, da sentir il ventre lacerarsi, la testa implodere, il respiro togliermi attimi di vita e il cuore battere con veemenza come se volesse uscire dalla sua gabbia (toracica).
Tutto, tutto mi risultava fastidioso, privo di ogni linfa vitale ma colmo di nulla; ero insofferente a tutto ciò che viene considerato quotidianamente umano con accezione negativa:
• Chiacchierii infantili.
• Pettegolezzi e civetterie.
• Preferir la disputa, con o senza schiamazzi, al dialogo.
• L'apparire prima e l'essere (sé) poi, forse, magari, mai.
• Amare gli animali curandosene scrupolosamente e snobbare quasi automaticamente qualsiasi cosa non miagoli o abbai.
• Il criticar taluni in vita e il piangerli al funerale.
• Il voler fiducia come opzione di default ma non far granché per mantenerla.
• Mercificare sentimenti e persone come se fossero prodotti su di uno scaffale di un negozio d'alimentari con tanto di scadenza stampata sulla confezione.
• Il doversi per forza trovare nelle situazioni per poterle capire.
Il tutto definito da una ciclicità ahimè ridondante che in quel punto, quel giorno, ha trovato suo Zenit.

Insomma, non ho mai riconosciuto questo mondo come casa "anche" mia.
Per spiegarvi meglio cosa intendo, immaginate questo mondo, questa realtà, come un gigantesco foglio di carta bianco dinamico e tridimensionale (non scendo in tecnicismi e approfondimenti in merito per non confondervi) ove ognuno, ogni cosa vien disegnata al suo interno. Ebbene, nel mio caso è come se fossi stato disegnato su di un foglio di carta lucido, dalle medesime dimensioni, e sovrapposto su quello "standard". Condivido i bordi, la forma, il contenuto ed i colori in maniera del tutto distaccata. Sento pienamente e con centrata sicurezza il mio essere, il mio corpo, il mio spirito, la mia unica irripetibile individualità, così come sento il tutto quando alzo il mio sguardo e trovo dimora tra polveri cosmiche e corpi celesti, tra il silenzio dello spazio e l'ondeggio su sue onde elettromagnetiche... tranne ciò che rientra nei punti esplicitati sopra. Ogni mia particella elementare che mi compone vibra incessantemente, quasi come fosse un piacevole richiamo all'espandersi dell'universo... in realtà lo è già, ma eviterò di condurvi in lidi che porterebbero parzialmente in off-topic.
Di questo mondo condivido forme e colori ma non condivido, generalmente, l'essenza di molti, moltissimi.
Cos'è l'essenza vi starete domandando...
Brevemente, è ciò che di sé si è più o meno sviluppato e che va a costruire nel complesso la """propria""" l'individualità.

<Perché hai messo quella fila di virgolette su quel termine?>
Perché dire "propria" sarebbe un passo avanti che per metà risolverebbe ciò che più mi preme e che avrebbe con molta probabilità evitato questa tiritera.


Volevo approfondire meglio introducendo termini attinenti, ma eviterò per questa volta.
Termino solo scrivendo che, per quanto possa esser difficile, anche se dovessi fare i conti su tutti i fronti con la solitudine, non farò l'ignavo... non mi asterrò.
Con ciò, termino il soliloquio.

Auf Wiedersehen.

Ultima modifica di Jai; 25-06-2017 a 19:14.
Vecchio 25-06-2017, 18:34   #2
Jai
Esperto
L'avatar di Jai
 

Quote:
Originariamente inviata da JericoRose Visualizza il messaggio
Non credi che sia così per molti? Che molti non sentano questo mondo come casa propria e non condividano l'essenza, il modo di essere, pensare e sentire di altri individui? Se esistono altri individui che provano questo tuo stesso sentimento e condividono questi tuoi pensieri vuol dire che qualcosa ti accomuna tua malgrado ad altri esseri umani, che non sei poi così alieno a questa realtà come credi.
Sarebbero umani nati su medesime condizioni (foglio lucido), ed è per questo che non ho fatto di tutta l'erba un fascio (moltissimi, non tutti...) e, ahimè, non sono affatto molti in proporzione.
Non mi definisco un alieno, mi definisco enormemente differente... biologicamente sono un essere umano ma... uff, ma cosa ho scritto a fare...
Vecchio 25-06-2017, 19:14   #3
Esperto
L'avatar di Da'at
 

Mi sembra sia una sensazione condivisa da molti.
Ti faccio i complimenti per come l'hai descritta, davvero chiara.

L'ho vissuta anche io. A differenza tua, però, ho avuto la "fortuna" di viverla a periodi, e quindi poter fare il confronto con un senso di integrazione che invece in altri momenti sono riuscito a provare.

Il termine "fortuna" è tra virgolette, perché in effetti mi domando se davvero lo sia. Per certi versi sì, ho vissuto anche momenti gloriosi e pregni di significato; ma per altri la frustrazione di ricordare come ci si sente, totalmente connessi al mondo, provoca ulteriore dolore.

Comunque, voglio condividere con te una mia riflessione. Sarà capitato a molti, forse anche a te, di pensare o addirittura sperare, che in questa realtà alienata ci potesse essere un modo alternativo di connettersi, se non a quella realtà a cui ci si sente sovrapposti ma non integrati, ad un'altra realtà più celata e nascosta.

Per certi versi è anche la cifra di questo forum, il cui motto dice "non sei solo", con una sardonica ironia che può esser davvero compresa solo da chi ha esperito invece la delusione nel comprendere che tante solitudini non fanno una compagnia. E ogni disperazione è storia a sé. Tanti fogli di lucido, ognuno sovrapposto sull'altro, ognuno con dei personaggi che si muovono come spettri incapaci sia di collegarsi al mondo sottostante, sia con quello delle persone che volteggiano sopra di esso.

Io ho una teoria, che in qualche modo spiega il perché non sia possibile trovare una soluzione nell'accettare questa diversità.
La teoria dice che la connessione è una capacità. E come tante altre, si può nascere più o meno dotati, e si può migliorare o peggiorare col tempo, a prescindere dal talento di base.

Ed è lì che forse si potrebbe iniziare, per sentirsi collegati agli altri. Provando a dirigere una delle nostre vibrazioni cosmiche indirizzandola a chi è dentro alla realtà che ci sembra sì lontana, nonostante sia apparentemente vicina.

Iniziando a interessarsi a loro. Alle loro chiacchere inutili, ai loro pettegolezzi, all'amore che provano agli animali, o alle loro passioni, ai motivi della loro rabbia e della loro gioia. A ciò che per loro è rappresentativo del sentirsi "vivi".

Non lo so, è solo una teoria e ci sto lavorando da ancora poco tempo per poter sapere se si rivelerà la direzione giusta. In più è faticosissimo.
Però, non è che ho grandi alternative. So solo che nel tempo mi sono concentrato molto su questo senso di alienazione, e questo mi ha portato maggiormente alla deriva. Mi sono concentrato sul sentire me stesso, sulla ricerca della mia individualità, per scoprire semplicemente l'irrilevanza e la completa arbitrarietà del mondo sensibile.
Mi sono trovato su aerei sperando che cadessero, a leggere notizie di terrorismo sperando nello scoppio di qualche guerra, a percorrere autostrade bramando l'incidente. Più pensavo a me più mi rendevo conto di quanto poco contavo.

Pensare agli altri forse è la cosa che può salvare.
Forse. In mancanza di altre alternative io ci provo.
Vecchio 25-06-2017, 20:11   #4
Jai
Esperto
L'avatar di Jai
 

@Marco.Russo

Trovo incredibilmente speculare le tue percezioni con le mie, nonostante avverta delle differenze sul proiettar la propria visione su ciò che definiamo come teoria o più banalmente come "realtà".
In fondo il concetto di infinità di fogli lucidi su di una "Matrice comune", ove su ognuno vi son le movenze e vite del solo soggetto, è un concetto già esplorato in un mio topic alquanto introspettivo, eliminato, e che ora vive nel ricordo di coloro i quali siano riusciti a leggere. Ma anziché legarmi a concetti psico-scientifici dell'esistenza ho utilizzato la stessa metafora contestualizzandola ad un differente messaggio che volevo veicolare e che esula dal concetto di "ognuno è un foglio lucido a sé" (che, ripeto, io stesso condivido) poiché l'argomento posto in questo thread è molto più "specifico".
Volevo porre l'accento sulla percezione che ha un foglio lucido su altri fogli e come, nel caso di persone ampiamente distaccate dalla condivisione di pensieri piatti e mondani, essi vengono captati... per comodità, tutto ciò che verte lo stato generale del mondo, che si costruisce sulle conformità di modi di vivere, atteggiamenti e malsane abitudini fatti di presupposti e preconcetti, li ho descritti come unico foglio di carta standard. La definizione di standard è un modello di riferimento uniformemente condivisa su cui si basa il concetto di realtà, oggettività e normalità.
In quella normalità non sono presenti solo fatti e spinte negativi, ma per la maggiore essa vien carburata da aspetti frivoli, superficiali, e soprattutto di "collisioni"... e su quest'ultimi ai quali ho fatto riferimento scrivendo "tutto ciò che viene considerato quotidianamente umano con accezione negativa".
La sofferenza permeerà l'animo umano finché esso esisterà, ma la stessa si differenzia per evitabilità e inevitabilità... ed è la prima che non condivido e non sento avvolgere il mio genoma:
Perché intervenire in una discussione a mo' di rimprovero, di porsi al proprio interlocutore in maniera querimoniosa quando un "da quello che hai scritto ho capito X, magari ho capito male io, ti va di chiarire?" avrebbe risolto il disguido in maniera pacata e subito?
Mi fermo qui con gli esempi poiché li ho già descritti nei punti scritti nel "Main post"... mi ripeterei soltanto allungando un brodo che volevo """gustare""" più concentrato.

Marco.Russo, bisogna pensare sia a sé stessi che agli altri, ma è necessario, affinché risulti efficacie, che anche gli altri facciano altrettanto, che si costruisca una rete sul buon senso ed i buoni principi per evitare di stare sulla soglia dell "altolà chi va là"... ed attualmente purtroppo bisogna stare attenti a chi sono gli altri verso i quali si indirizzano i propri pensieri, sé piccoli frammenti di luce o della semplice turba... ma vorrei che tutti fossero consapevoli della loro importanza e si comportassero di conseguenza.
Io metterò del mio affinché ciò avvenga ma, se non dovessi trovare qualche catalizzatore, e sempre se andrà nel migliore dei modi, sarà un lento, lento cammino.

Ultima modifica di Jai; 25-06-2017 a 20:16.
Vecchio 25-06-2017, 20:27   #5
Jai
Esperto
L'avatar di Jai
 

Quote:
Originariamente inviata da Joseph Visualizza il messaggio
Io riassumerei il tutto con "tratti schizofrenici".
Verificherei lo stato delle proprie diottrie prima di saltare a conclusioni "lampo".
Vecchio 25-06-2017, 21:39   #6
Esperto
L'avatar di Noriko
 

Non sono d'accordo JericoRose gli utenti del forum sanno benissimo filtrare.
Vecchio 25-06-2017, 21:57   #7
Esperto
L'avatar di Noriko
 

@Itachi
Per quello che ho capito mi sembra una vicinanza e lontananza nello stesso tempo, un riconoscersi con l'esterno ma non volere oltre l'impossibilità di vivere e percepire dentro di se' la "vita".
Non ci sono soluzioni vere ma solo pseudo soluzioni e quello che ti ha scritto MarcoRusso di cui condivido non è una guarigione ma una sopravvivenza che è meglio di niente.
Vecchio 25-06-2017, 22:53   #8
XL
Esperto
L'avatar di XL
 

Mi viene da farti una domanda.
Ma su questo foglio lucido le cose che ci sono disegnate si muovono in modo indipendente dai colori sottostanti?
Perché se tu sei disegnato su un foglio lucido davvero e incontri qualcuno per strada che si trova sul foglio bianco di base dovresti potergli passare attraverso come una specie di fantasma che abita un'altra dimensione.
Se questo non riesci a farlo allora sei sul foglio bianco di base anche tu.
Ci possiamo accorgere che condividiamo lo stesso mondo proprio là dove ci scontriamo effettivamente e non possiamo fare altrimenti.

Io personalmente non riesco a capire di preciso cosa c'entri la condivisione del mondo in cui viviamo e della realtà con la condivisione di opinioni, valori e modi di fare.

Non è che se a me stanno antipatiche le persone che si occupano di animali in certi modi

Amare gli animali curandosene scrupolosamente e snobbare quasi automaticamente qualsiasi cosa non miagoli o abbai

questo significa che vivo in un altro mondo, un'altra realtà, o su di un altro piano.
Descriverei la cosa come "sono qui insieme a loro e mi sono antipatici".

Un conflitto tra opinioni, valori o modi di fare non equivale ad una contraddizione logica che distruggerebbe o renderebbe impossibile la consistenza di una qualche realtà sottostante condivisa.
Di sicuro non implicherebbe che la tua esistenza o essenza debba finire su di un altro piano, scollata dal mondo.

Io non seguo Marco.Russo perché secondo me si potrebbe essere in conflitto, direi solo che un conflitto o svariati conflitti non implicano una scissione del genere.
Fino a prova contraria esisti come gli altri, al più si può dire che sei in minoranza, che non riesci ad avere certi spazi, a condividere certi valori, questo sì, ma non che ti trovi su di un altro piano.

Il piano reale condiviso non esiste perché siamo d'accordo, se esiste, esiste e basta e non ha a che fare con una qualche idea di normalità.

Comunque quel che hai descritto somiglia molto (secondo me) a quello di cui parla Laing nel libro "L'Io Diviso".

Ultima modifica di XL; 26-06-2017 a 06:23.
Ringraziamenti da
Noriko (26-06-2017)
Vecchio 26-06-2017, 01:24   #9
Esperto
L'avatar di Jacksparrow
 

Il Topic è molto introspettivo e complesso.
Sfido quanti ne hanno colto la vera essenza da una prima lettura.
Magari se fosse espresso in maniera più semplice sarebbe alla portata di tutti, non capisco questo stile di scrittura che ho riscontrato pure in qualche altro utente.
Ci sono studenti di filosofia o psicologia per caso qui nel forum ?
Vecchio 26-06-2017, 01:48   #10
Esperto
L'avatar di Equilibrium
 

Infatti poteva essere più semplice, anche fare l'esempio del foglio di carta su cui è sovrapposto un lucido mi pare una cosa fatta apposta per creare una certa atmosfera di vago, d'altronde dici anche tu che ci vuoi risparmiare i tecnicismi, cosi tutto rimane misterioso e dubbievole

Io avrei messo come esempio la realtà di Matrix, insomma ti senti come Neo quando lo riconnettono a matrix
Vecchio 26-06-2017, 01:54   #11
Jai
Esperto
L'avatar di Jai
 

Quote:
Originariamente inviata da Jacksparrow Visualizza il messaggio
Il Topic è molto introspettivo e complesso.
Quel concetto si lega indissolubilmente al secondo. Concepire pensieri partoriti da altre menti, specie se vengono divulgati attraverso forme non convenzionali, è cosa ardua.

Quote:
Originariamente inviata da Jacksparrow Visualizza il messaggio
Sfido quanti ne hanno colto la vera essenza da una prima lettura.
Se fosse una scommessa avresti la vittoria in tasca.

Quote:
Originariamente inviata da Jacksparrow Visualizza il messaggio
Magari se fosse espresso in maniera più semplice sarebbe alla portata di tutti, non capisco questo stile di scrittura che ho riscontrato pure in qualche altro utente.
Hai ragione. Del resto ho editato il file originario (scritto su documento .rtf), che era lungo poco più di quattro pagine e mezza, per non appesantire la lettura, anzi, era viva in me la volontà di renderlo il più comprensibile e rapido possibile... il risultato ottenuto non è soddisfacente e per questo chiedo venia. Ad ogni modo scrivo così perché son così.


Quote:
Originariamente inviata da Jacksparrow Visualizza il messaggio
Ci sono studenti di filosofia o psicologia per caso qui nel forum ?
Interesserebbe sapere anche a me, specie verso gli appartenenti alla seconda categoria di studio, sai, per verificare quanto meno se è da considerarsi attendibile il verdetto di gente "del mestiere".


Quote:
Originariamente inviata da Equilibrium Visualizza il messaggio
Io avrei messo come esempio la realtà di Matrix, insomma ti senti come Neo quando lo riconnettono a matrix
Niente affatto.


Mmmh, 1108, mi piace questo numero. Rimango fermo qui per un bel po'.

Ultima modifica di Jai; 26-06-2017 a 14:25.
Vecchio 26-06-2017, 13:41   #12
Jai
Esperto
L'avatar di Jai
 

Quote:
Originariamente inviata da Joseph Visualizza il messaggio
Che è un sinonimo di quello che ho scritto io.
Semmai una parafrasi.
Vecchio 26-06-2017, 15:57   #13
XL
Esperto
L'avatar di XL
 

Quote:
Originariamente inviata da Joseph Visualizza il messaggio
Che è un sinonimo di quello che ho scritto io.
Laing però spiega in modo diverso l'origine del disturbo rispetto ad altri psichiatri, la parte interessante del libro in fin dei conti è proprio questa.

<voglio ripetere che il nostro stato "normale" e "ben adattato" non è, molto spesso, che… un tradimento delle nostre più vere potenzialità; e che molti di noi riescono fin troppo bene a costruirsi un falso io, per adattarsi a false realtà.>

Per questo leggendo quel che aveva scritto Itachi avevo pensato a questo libro.

Ma può essere comunque che non ho capito nulla .

Ultima modifica di XL; 26-06-2017 a 16:13.
Ringraziamenti da
Noriko (26-06-2017)
Vecchio 26-06-2017, 17:10   #14
XL
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Quote:
Originariamente inviata da Joseph Visualizza il messaggio
Questo è scontato, il problema è riuscire a distinguere cosa è patologico e cosa non lo è tenendone conto.
Io già altre volte ho detto che è meglio non usare proprio i termini "patologia", "malattia" e così via per i disturbi mentali.

In fin dei conti si tratta di disagi che provano le persone individualmente che si possono descrivere e classificare in svariati modi, ma non c'è alcun modo di stabilire cosa sia patologico e cosa no in questi ambiti, perché non è vero che son presenti malattie vere e proprie da nessuna parte.

Si può osservare che una persona piomba in certi stati e che desidera liberarsi di certi altri stati... E così via...
Si possono descrivere questi modi di sentire e rapportarsi e anche classificarli in certi modi, si può cercare di proporre alla persona soluzioni per vivere meglio secondo certi suoi criteri, si possono proporre anche soluzioni grazie all'uso di sostanze psicoattive... E così via.

Ma io descriverei questi interventi come forme di aiuto e non come cure di certe malattie vere e proprie. Il termine cura lo si può usare in senso letterale altrove non in questi ambiti. Non è che se aiuti una persona indigente donandole una certa somma hai curato qualche malattia, non curi alcuna malattia anche se le trovi un lavoro che è disposta a svolgere. Il disagio relativo all'avere poca disponibilità economica può essere descritto, ma il descriverlo non fa di certo emergere che debba esistere una malattia, che verrebbe chiamata magari che so ipoeconomina, che colpisce questi individui. Infine se vivessimo in un contesto sociale in cui non servono soldi questo tipo di disagi non emergerebbero proprio. Cosa è rotto davvero qua non è mai ben definito anche se risulta possibile contestualizzare le cause di certi stati.

Insomma si può fare tutto questo senza mettere in mezzo alcuna malattia oggettiva e ben definita e senza dover supporre a monte che la persona sia rotta in qualche senso e che dovrebbe perciò essere aggiustata in un qualche altro. Esistono le malattie neurologiche, le demenze e così via... Le malattie mentali invece si trovano in una posizione tale per cui secondo me risulta arduo riconoscerle davvero come tali, come malattie vere e proprie.

Ultima modifica di XL; 26-06-2017 a 17:31.
Ringraziamenti da
cancellato17092 (26-06-2017)
Vecchio 26-06-2017, 18:24   #15
Jai
Esperto
L'avatar di Jai
 

Quote:
Originariamente inviata da XL Visualizza il messaggio
[...] Infine se vivessimo in un contesto sociale in cui non servono soldi questo tipo di disagi non emergerebbero proprio. Cosa è rotto davvero qua non è mai ben definito anche se risulta possibile contestualizzare le cause di certi stati.
Questo si allaccia al concetto espresso dall'utentessa JericoRose arrivando al senso su cui è costruito il topic.

Tutto il resto del messaggio lo condivido di per sé, ma non si lega a me.
Ciò nonostante ho apprezzato un tuo approfondimento sulle tue considerazioni personali su quanto da me scritto, quantomeno per poter discostarlo da certe diagnosi lampo di rinomati doppelgänger.
Vecchio 04-07-2017, 06:44   #16
XL
Esperto
L'avatar di XL
 

Quote:
Originariamente inviata da Joseph Visualizza il messaggio
Che è come dire che si può solo osservare come uno si sente e non comprendere il perché. In pratica una forma di empatia molto ridotta, una sfiducia quasi assoluta nel poter comprendere l'altro, l'altro considerato alla stregua quasi di un alieno.

Comunque i termini non vedo che importanza abbiano, ognuno seguirà i paradigmi che per sua esperienza sono più efficaci.
Comprendere il perché è qualcosa di relativo in ambito morale a certi valori. Se a te sta sulle scatole Woody Allen e affermi che è nevrotico e maniaco nonostante sia riuscito a costruire una carriera su certe caratteristiche, non è che comprendi qualcosa per me, e non dimostri nemmeno alcuna empatia (che secondo me per essere vera empatia deve contenere grosse quote di simpatia, altrimenti non si sarebbe motivati ad aiutare) per le condizioni dell'altro. (Per questo ti ho chiesto nell'altra discussione se per te era positivo o negativo).
Questo modo di far diagnosi è un sistema per appiccicare etichette negative, non è un modo di rapportarsi agli altri neutro, ma morale e distruttivo. Inoltre poi si fa questa cosa senza poi assumersi la responsabilità di quel che si fa perché si sostiene che si stanno facendo diagnosi, da una persona che mi dice che sono uno stronzo almeno in linea di principio posso difendermi, da una persona che si mette a far diagnosi oggettive no.
Per questo preferirei che in questi ambiti non si parli di malattie perché una malattia è identificata in automatico come qualcosa di negativo in termini oggettivi mentre per me bisogna valutare l'altra persona come si rapporta con certe caratteristiche e cosa può fare nella sua esistenza con queste.
E' come se una persona un certo giorno dicesse che esser bassi risulta patologico perché poi in concreto produce disagi e che chi non accetta questa definizione del disagio e identifica l'esser bassi come una condizione patologica non vuole accettare il perché sta male.
Che produce disagi è chiaro, che sia una malattia è qualcosa di discutibile per me.
Qua ci son persone, personalità, modi di vivere, non malattie.
Poi che ognuno segua i suoi paradigmi, io dirò sempre e comunque la mia a riguardo contro certi atteggiamenti. Questo volevo dire, chi ha orecchie per intendere, intenderà.

Ultima modifica di XL; 04-07-2017 a 07:33.
Vecchio 04-07-2017, 09:54   #17
Esperto
L'avatar di varykino
 

hai descritto i sintomi della frustrazione .

quando stai cosi , ti da fastidio pure che cielo è blue e le rose sono rosse .

se invece stai sempre cosi , ti suggerisco di venire a patti con il mondo altrimenti t'ammali inutilmente.

sei te che ti ci metti sulla carta da lucido , e forse te piace pure come idea , in realtà stai sullo stesso foglio di tutti quanti e avoglia quanto ce devi sta!!! . nn lo riconosci come "tuo" sto mondo perchè vorresti farne parte più attivamente forse , è normale o forse nn ti piace proprio e ne vorresti uno fatto su misura per te XD.

sul fatto dell' individualità non espressa un tempo ti facevano fare mille lavori manuali artigianali , nn c'era il tempo per pensare e alla fine scoprivi pure d'esser bravo in qualcosa .... ora invece abbiamo i pollici addestrati ai like e nn costruiamo più niente di tangibile

Ultima modifica di varykino; 04-07-2017 a 10:05.
Ringraziamenti da
ElsaonMars (04-07-2017)
Vecchio 01-10-2017, 08:34   #18
Banned
 

Ebbene sì, volevo leggere qualcosa di più sull'utente Itachi, e quindi sono finito qui, e leggo questa bellissima metafora della carta da lucido, e per uno come me che ama metaforizzare le cose, farne narrazione, be', bingo!

E' un'immagine che si presta benissimo a quel modello teorico che vuole ciascuno facente parte - o addirittura artefice con la sua mera osservazione - di un proprio universo soggettivo.

L'universo soggettivo sarebbe il foglio da lucido, e la sovrapposizione con gli altri fogli, per trasparenza, creerebbe condizioni di condivisione percettiva.

C'è da capire se esiste un foglio bianco e opaco alla base, quindi una Realtà Oggettiva, oppure esistono solo fogli da lucido, quindi solo realtà soggettive sovrapposte a creare molteplici combinazioni percettive.

Ultima modifica di cancellato18863; 01-10-2017 a 08:37.
Vecchio 01-10-2017, 11:47   #19
Banned
 

Certo che capisco bene queste sensazioni da te descritte,mi sono sempre sentito così,ultimamente più che mai.Io ho bisogno di introspezione,riflessione e contemplazione,cose che sono viste male perché tutto il mondo ti vuole sempre attivo,sempre fintamente divertito ecc.,io non mi sento superiore sento solo che la mia natura è diversa da quella della maggioranza delle persone,ed è vero,perché non vedo nessuno tra le persone che conosco che sia come me.Sono handicappato in molti ambiti a causa della mia sensibilità e profondità.Credo che un minimo per questioni di sopravvivenza bisogna adattarsi ad un mondo che schifo sinceramente e non con ipocrisia per via del fatto che non riesco a raggiungere certi obiettivi esteriori come gran parte delle persone.Qualche volta c è la voglia di abbandonarsi ad una quasi completa solitudine ma le circostanze esterne non lo permettono
P.s. pensavo fosse un topic nuovo non avevo visto la data

Ultima modifica di hermit94; 01-10-2017 a 12:08.
Vecchio 24-12-2019, 00:39   #20
Banned
 

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