I dati dal convegno, in corso a Roma, della Società italiana di Psicopatologia. Sempre meno capaci di affrontare situazioni complicate.
Piccole paure quotidiane: in Italia soffre l'8%. Così sì battono.
di Mario Reggio
ROMA — Gli psichiatri la chia*mano "ansia sociale". Crescono le persone che hanno paura di mostrarsi in pubblico, parlare con gente che non conoscono, guardare i propri interlocutori negli occhi. In Italia, affermano gli psichiatri, la fobìa colpisce l'8 per cento degli adulti ed è sempre più frequente nei bambini.
Il dato è stato reso pubblico nel corso del decimo congresso della Società italiana di Psicopatologia che si è aperto a Roma il 22 feb*braio e si conclu*derà domani.
Da cosa nasce questa nuova pa*tologia? Secondo gli esperti, i mo*delli sociali diffu*si hanno provo*cato una crescita progressiva del*l'insoddisfazione personale, una minore capacità di adattamento alle nuove situa*zioni, una ridotta tolleranza alle frustrazioni. In sostanza siamo sempre meno ca*paci a sopportare ed affrontare le situazioni dolo*rose.
Un nuovo fenomeno che col*pisce in primo luogo le donne, costrette dai nuovi e più pesanti ruoli sociali a misurarsi con il mondo esterno, che le bombar*da giornalmente con messaggi che parlano sempre di successo, bellezza e benessere economico. Tutti elementi indispensabili per essere felici.
Ma la fobìa sociale, sempre più spesso, si manifesta con segnali chiari fin dall'infanzia. Quali so*no? Il bambino si rifiuta sistema*ticamente di stare con gli altri, partecipare alle feste, farsi inter*rogare a scuola. Cosa dovrebbe*ro fare i genitori? Secondo gli psi*chiatri la fobìa sociale può essere normalmente curata, ma se viene sottovalutata rischia di porta*re a gravi forme di depressione e a disturbi psichici con il passare degli anni.
Il nodo del problema, comun*que, resta il mutamento del rap*porto tra i genitori e i figli. «La fa*miglia tradizionale non esiste più, oggi siamo in presenza di ag*gregati famil ari—afferma ilpro -fessor Amato Amati, ordinario di Psichiatria all'università di Ca-tanzaro, e moderatore del semi-
nario sulla "nuova normalità" assieme al professor Massimo Biondi, docente di Psichiatria al-laSapienza—nella vecchiafami-glia era normale che i genitori po*nessero limiti rigidi entro i quali i figli erano costretti a muoversi. I figli erano portati a distruggerli per superarli e crescere. Oggi questo non accade più, siamo al*la ricerca di nuovi equilibri Ira il rispetto, le trasgressioni e i valo*ri. L'eccessivo buonismo fa male ai bambini. Oggi i i modelli di riferi*mento cambiano con gran evelocità, in media fogni 4 o 5 anni, scontro i 25 del j passato. E questo accresce l'ansia nei ragazzi. Un tempo si viaggia*va su comodi bi-nari — conclude ì—oggi dobbiamo J imparare a guida-1 re un fuoristra-jda».
E con il muta-mento della struttura sociale e familiare aumen*tano i bambini "difficili". Uno su 'dieci tra quelli in età prescolare che presentano diversi livelli di disturbo nei comportamenti. «Il più delle volte si possono esclu*dere difetti della sfera cognitiva — commenta la psichiatra San-dra Maestro dell'Università di Pi*sa —o particolari patologie orga*niche, mentre riscontriamo una forte tendenza a crisi di rabbia, collera e opposizione».
Non è che dica molto l'articolo, comunque l'ho messo lo stesso. Notare come venga posto l'accento sul rapporto coi genitori. Gli errori sono dovuti alla scansione (non mi andava di correggerli manualmente. :P )