Ciao a tutti, sono una ragazza del 1994, studentessa, fermamente convinta che la scienza abbia tutte le risposte necessarie a comprendere l'universo meccanicistico che ci circonda e che non riesce a conciliare questa visione oggettiva con quella che considero la giungla delle emozioni.
Mi spiego meglio, cominciando da come sono finita su questo forum: più o meno da quando ho iniziato l'università ho capito che quella che consideravo una piccola ansia adolescenziale era forse qualcosa di più serio, visto che con la fine del liceo non è affatto migliorata, anzi; ho iniziato a mettere sulla bilancia fatti "oggettivi" (metodo sperimentale docet) e mi sono accorta che crescendo mi sono persa molte esperienze che la maggior parte delle persone considerano banali, che spesso passo più tempo a cercare di analizzare le mie emozioni e razionalizzare che a viverle e che sempre più spesso mi sento come bloccata nelle situazioni e non riesco ad esternare coi miei conoscenti quello che sento, ancora peggio quando si tratta dei parenti. Negli ultimi giorni, poi, il livello della mia ansia si è alzato sensibilmente e questa è una delle cose che le persone che mi circondano sembrano capire di meno, come se quando dico di essere in ansia mi riferissi solamente allo stress prima di un esame. Gli esami spesso sono per me un fattore scatenante, ma ultimamente sento proprio di essere sul punto di scattare come una molla, oscillo tra fame e nausea alla velocità della luce e sento sempre il "buco nero", o "tappo del lavello che salta", nell'ombelico, talvolta anche sotto le piante dei piedi come se stessi cadendo. La mia speranza era quindi quella di trovare un campo neutrale, qualche mister X che possa capire quello che sto passando io restando nell'anonimato, viste le grandi difficoltà comunicative che ho anche con gli amici più stretti.
Grazie mille per l'ascolto!