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Vecchio 26-05-2024, 21:58   #1
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Ciao ragazzi, come va? Sono Ruoppolo.
Sono tornato perché ho bisogno di avere dei pareri sulla mia situazione e non ho nessuno a cui chiedere un consiglio.

Scusate il wall of text.

Allora: dovrei iniziare un lavoro come bracciante agricolo, dovrei fare qualche giorno di prova e poi eventualmente mi assumerebbero con un contratto.
È un lavoraccio, si fatica tanto, si lavora sotto il sole e con il caldo ma questo non ci sarebbe bisogno di dirlo, si sa.

L'ho già fatto ma in contesti diversi, informali e senza avere tanti colleghi o comunque interazione con tante persone e senza contratti o supervisori, preposti e quant'altro.
In questo caso mi ritroverei ad avere con decine di altre persone, che hanno una certa mentalità e molti di loro vengono da contesti abbastanza difficili, ci sono anche ex galeotti.

Io non mi ci vedo proprio a dover interagire quotidianamente con sta gente, quelli se lo mangiano uno come me.
Altre persone che ci lavorano e che conosco mi hanno spiegato com'è l'ambiente e anche loro non si sono trovati bene; se non si son trovati bene loro che sono estroversi fra mobbing, pettegolezzi, delazioni e non oso pensare che inferno può essere per me.

Mi spaventa più questo che la fatica.
Certo, c'è da mettersi in viaggio alle 5 del mattino e si rientra a casa alle 15, contando anche il tempo del viaggio, quindi levataccia alle 4 o 4:30 del mattino.
Dovrei viaggiare con loro finché non riuscirei a metter da parte soldi a sufficienza per comprare una macchina, pagare assicurazione e tutto l'occorrente, ovviamente pagando la benzina a questi colleghi che mi farebbero il favore.

Io so che non reggerei.
Mi dispiacerebbe far fare brutta figura a chi gentilmente mi ha offerto questa opportunità. Mi hanno già avvertito anche loro che devo comportarmi come uno "normale" (conoscono la mia situazione ma pensano che io sia solo
un po' imbranato e rincoglionito, non ne sanno niente di disturbi della personalità e cose del genere).

Non so davvero che fare. L'ansia mi sta divorando e non dormo da diverse notti, ho la colite e la nausea, tremori e a momenti mi sembra di svenire.

L'idea di sottopormi a queste cose, dover andare a fare le visite, il corso per la sicurezza sul lavoro e tutte queste cose che richiedono socializzazione forzata mi distruggono.

Non si migliora con l'esposizione. Più passa il tempo più peggioro. Più mi sono imposto di uscire dal guscio e affrontare la vita più ho subito batoste e peggioramenti dei miei problemi psicologici.

Sto seriamente pensando di prenotare una visita psicologica alla ASL, vedere se riesco ad ottenere una diagnosi e poi affidarmi al percorso che mi verrà proposto, terapie e tutto il resto.

Non posso fingere di essere come gli altri, di essere normale. Non lo sono e non lo sarò mai.
Non posso fare quello che fanno gli altri.

Cosa fareste nella mia situazione?

Io credo di avere dei disturbi che vanno dallo schizoide allo schizotipico più ossessivo compulsivo.
Non credo che una persona come me possa riuscire ad inserirsi in un contesto come quello in cui dovrei lavorare.

Non sopporto neanche che i miei familiari stretti mi guardino mentre mangio, figuriamoci se sopporterei qualcuno che mi guarda mentre lavoro e magari mi riprende davanti a tutti perché ho sbagliato (a detta di chi lavora succede spesso).

Ovviamente i miei genitori esigono che io accetti l'offerta di lavoro e negano che io abbia un disturbo (perlomeno dicono che anche se sono così devo lavorare e fare qualsiasi lavoro mi venga offerto).

Come possono pensare che uno che ha vissuto per anni e anni praticamente chiuso in casa, senza mai frequentare nessuno, possa di punto in bianco trasformarsi in una persona funzionale e andare a lavorare lì, come se niente fosse?

Io so che non ce la faccio.
Probabilmente alla fine andrò a fare la prova ma so che non posso fare questo lavoro a lungo, è impensabile per uno come me. Non reggerei né fisicamente né, ovviamente, psicologicamente.

Ho bisogno di un lavoro, di un reddito e di rendermi almeno parzialmente indipendente dalla mia famiglia, perlomeno non pesare economicamente ma non possono pretendere da me che io a 34 anni suonati, dopo anni di reclusione possa magicamente guarire e iniziare quel lavoro.

Che devo fare? Sono disperato.
Vecchio 30-05-2024, 01:12   #2
Non registrato
Guest
 

Grazie per avere pubblicato il messaggio.
Per il momento non è successo nulla, sto aspettando conferme e dovrebbero comunicarmi quando dovrei fare la visita per poter iniziare.
Avrei dovuto andare lì già da sabato scorso ma per fortuna pioveva e non si è fatto più nulla.
Inutile dire che appena saputo che era tutto rimandato ho provato subito un gran sollievo.
Non so come affrontare la cosa se questo è lo stato d'animo con cui mi ritrovo.
Non è quello che voglio fare e non mi arrendo all'idea di dover fare per forza un lavoro che non mi va.
Tra l'altro ho già sentito che c'era chi si lamentava fra i lavoratori perché tutti vorrebbero far assumere un parente o un conoscente e sono gelosi.
Pensate come siamo ridotti, a competere e lottare per un posto da braccianti. In Italia e da italiani.
Io sono ridotto male per tutti i disturbi che ho e per la vita che ho fatto ma c'è tanto di quel disagio sociale e economico da far paura.
Mi sembra sempre più di essere in un paese del Terzo mondo o di esser tornato indietro di 70 anni.
Se fossi stato normale me ne sarei andato di casa al compimento della maggiore età e me la sarei cavata.
Invece mi trovo qui a dover fare qualcosa per la quale non sono adatto né fisicamente né, soprattutto, psicologicamente senza avere un futuro davanti e senza la possibilità di migliorare concretamente la situazione, perché anche qualora dovessi essere assunto non mi cambierebbe certo la vita.
Di gente che vive alla giornata, che ha problemi economici o di alcolismo, con la legge, famiglie andate a scatafascio per questioni di corna o depressioni o altri problemi ne conosco tantissime. Non voglio arrivare a 40 o 50 o più anni e continuare a vivere nel disagio, perché ormai è sempre più difficile vivere bene anche per chi è sano di mente e ha una professione, figurarsi per uno come me.
Non voglio vivere in povertà o finire a suicidarmi quando non ci saranno più i miei e sarò davvero solo.
Ormai sono diventato troppo misantropo, non sopporto più qualsiasi genere di interazione sociale, nemmeno le due parole che posso scambiare al negozietto quando vado a comprare il pane.
Non sopporto nessuno, non voglio avere a che fare con nessuno.
Non mi interessano le amicizie o le relazioni, sono disgustato dal sesso e da tutto ciò che richieda contatto umano.
Sopporto solo i miei familiari stretti e i parenti con cui ho più confidenza.
Il mio mondo è circoscritto entro questi limiti e non voglio espanderli per nessun motivo, questi confini.
Non mi interessa neanche se le persone sono amichevoli con me o se mi accettano per come sono (cosa altamente improbabile, comunque) voglio stare solo e basta.
Non mi va di lavorare. Non mi va di socializzare. Non mi va di dover fare per il resto della vita qualcosa che odio. So che questi sono i capricci di un bambino che non accetta che gli si dica di no ma io sono quel bambino e questo è il mio punto di vista. Non posso cambiare prospettiva anche volendo.
So che tutto ciò che dovrei fare o sono costretto a fare mi provoca un malessere che io non sono in grado di tollerare. Chi affronta queste cose con un altro stato d'animo perché non ha i miei disturbi e perché ottiene in cambio gratificazione.
Io non ho alcuna gratificazione.
Mi sentirei come il tizio della barzelletta che si metteva delle scarpe di taglia piccolissima perché l'unica soddisfazione che aveva dalla vita era levarsele a fine giornata.
Vale la pena infliggersi un tale dolore per avere la magra consolazione di essersi trascinati per un altro giorno, mese, anno, decennio e così via?
Mi fotte la speranza perché quella bastarda va in automatico e c'è sempre quella vocina che mi dice che le cose potrebbero migliorare, che non posso sapere come andrà in futuro, che magari succede qualcosa di bello che dà una svolta alla mia vita.
Io vedo la situazione peggiorare ad un ritmo sempre crescente, ma non solo per quanto riguarda la mia vita ma per quella di tutti, con tutto quello che sta accadendo nel mondo e se provo ad uscire dalla mia bolla non vedo un mondo migliore ma un mondo in declino e la catastrofe alle porte.
E queste non sono paranoie, la degenerazione è sotto gli occhi di tutti.
A cosa mi devo aggrappare?
Chi ha la fede crede che tutto ciò che accade abbia un fine superiore e lo accetta, per quanto doloroso.
Ma chi non crede che esista un Dio che ci ama cosa deve fare? Come può vedere il bene in tutto il male che c'è?
Ho bisogno di sentire delle opinioni, altrimenti questo monologo non ha senso di esistere.
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