È vero che certi libri mirati possono effettivamente aiutarci, ma nel mio caso l'effetto è, purtroppo, momentaneo. Nel senso che mentre leggo mi sento magari meglio, più forte, più ottimista e durante il giorno, al lavoro, mi sento più coraggiosa. Ma finito il libro e passato un po' di tempo (può essere una settimana o, nel migliore dei casi, un mese) ed ecco che magari qualcosa va storto (un contrattempo, una brutta figura) e vengo risucchiata nelle paludi dei pensieri negativi e della bassa autostima. E se torno a sfogliare il libro per cercare di ritrovare degli stimoli positivi, ce la faccio solo parzialmente, nel senso che non è come la prima volta che l'ho letto. Gli stimoli ci sono, ma più... fiochi, ecco la parola. Penso dipenda dal fatto che alla lettura del libro dovrei sommare la frequentazione di gente anche al di fuori del lavoro, magari qualche viaggio (anche una semplice gitarella fuori porta che interrompa il logorante casa-lavoro-casa). C'è da dire che i libri sulla psicologia e sulle problematiche che ci accomunano mi hanno senz'altro aiutato a far chiarezza sui meccanismi della mente, su quegli automatismi che avvengono nel subconscio (parola molto vaga a cui io attribuisco le sembianze di uno strano essere gommoso che tende caparbiamente a tornare alla sua forma originaria ogni qualvolta io tento di cambiarla.)
Il succo di questi libri e di pensare positivo. Ma alla base dei nostri pensieri ci sono convizioni negative che scattano come saette e riescono a infilarsi dietro e davanti ai nostri tentativi di pensiero positivo. È incredibile quanto veloci siano a bloccare/paralizzare questi tentativi. Io me l'immagino così:
SONO TROPPO DEBOLE - VOGLIO VIVERE - HO TROPPA PAURA
Ecco lo schema, più o meno. Un pensiero positivo bloccato tra due convizioni negative riesce a resistere per poco tempo, poi muore. Per poter spazzare via ciò che lo blocca ha bisogno di un sostegno umano (intendo amici, non psicologi che devi pagare) non solo cartaceo. Ma come farsi degli amici? Il nostro disturbo è un serpente che si morde la coda. Dio, quanto odio i serpenti