Nel mio caso saranno almeno 6 anni che non ho una vita sociale...non è che prima fosse il massimo ma almeno avevo chi mi trascinava a feste, concerti, ecc.
A un certo punto mi sono ritrovato completamente solo. Gli unici momenti di interazione sociale sono stati lavori temporanei, esperienze infernali che non mi hanno aiutato minimamente, anzi.
Ora è quasi un anno che ho abbandonato l'ultimo lavoro, il primo che sono riuscito ad ottenere tramite un colloquio...mi sembrava un successo...capirai un call-center
proprio il lavoro azzeccato per chi soffre del nostro problema.
Un episodio con un paio di ragazze troppo estroverse mi ha convinto a fuggire e a quel punto ho realizzato che chi mi aveva in cura fino a quel momento pur avendo individuato le cause psicologiche, non aveva idea di come risolvere il problema. E così ho abbandonato una terapia analitica dopo 6 anni di lavoro tostissimo.
Io la vedo così: a prescindere dalle cause scatenanti è un problema di autostima e di ambiente limitante. Bisogna intervenire su queste 2 cose principalmente.
Per la prima i
farmaci possono dare una grossa mano, anzi in alcuni casi come il mio, somatizzando parecchio, non si può prescindere da questo. Un viso sofferente non farà che creare un feedback di reazioni negative nelle relazioni con gli altri.
Ma ovviamente i farmaci non bastano.
Qualche idea ce l'ho:
1)anzitutto, trovare un
terapeuta (psichiatra o psicologo) in cui senti di avere fiducia,
2)curare il proprio
aspetto (non necessariamente seguire la moda, ma spendere un po' di tempo allo scopo),
3)fissare degli obbiettivi minimi giornalieri per uscire progressivamente dall'
apatia e dall'inerzia,
4)trovare un'attività che permetta al cervello di spegnere il circolo vizioso dei
pensieri negativi,
5)trovare una situazione di
interazione sociale protetta che permetta di reinserirsi progressivamente, perchè la teoria della
terapia-shock con me ha fallito miseramente e questo lo dico dopo innumerevoli tentativi che hanno aggravato enormemente la situazione.
1) qui è questione di culo, e dipende da caso a caso. C'è poco da fare, non bisogna mollare subito, un po' di fiducia bisogna darla sempre, ma non si deve neanche avere paura a mollare se dopo troppo tempo non si vedono risultati.
2)qui non mi sento proprio di dare consigli
3)qui si tratta di trovare la strategia giusta al momento e alla persona.
Per un periodo mi sono fatto un vero e proprio registro delle cose da fare, con un sistema a punti che mi dava l'idea dei progressi e degli insuccessi.
Può sembrare una cosa un po' folle ma ha funzionato, se non altro ho imparato a usare meglio l'excell.
4)l'attività fisica aiuta, non si può negare. Non serve necessariamente la palestra o gli sport di squadra. Nei primi tempi può bastare andare a correre al parco.
5)questo è il nodo cruciale, e anzi aprirò un treahd sull'argomento. E' un punto su cui sono ancora bloccato, tanto che ho deciso di andare al Cim per risolverlo. Lì mi è stato detto che ci sono anche assistenti sociali, spero che ci sia qualcosa che possano propormi.
C'è poi una questione nel mio caso. Riuscire a decolpevolizzarsi senza deresponsabilizzarsi. E non è questione da poco.
Bisogna convincersi di non aver voluto tutto questo, ma che solo noi possiamo darci la forza e decidere di uscirne.
Hey ti ringrazio, risponderti mi ha dato modo di chiarire a me stesso il punto della situazione.