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12-01-2020, 12:21
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#1
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Esperto
Qui dal: Sep 2015
Ubicazione: Tír na nÓg
Messaggi: 13,448
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Thread rivolto soprattutto ai forumisti più "vecchî", ma anche i giovani possono dire la loro.
Avete mai avuto, quando eravate più giovani, il sospetto che la vostra vita, causa problemi mentali o simili, avrebbe fatto la fine che ha fatto? Intendo dire: che vi avrebbe condotto a una vita di solitudine, precaria, senza compagno/a, senza amici o con pochi amici, senza lavoro o con lavori precarî o malpagati, a lottare con la conseguente depressione. Insomma, che vi avrebbe portati in un pozzo di negatività da cui è difficile uscire.
Io, come ho scritto altrove, già alle elementari o alle medie avevo paura del futuro, percepivo inconsciamente che qualcosa non funzionava, ma è stato solo alle scuole superiori che questa paura si è trasformata in qualcosa di concreto, nella consapevolezza che avrei avuto grosse difficoltà ad arrangiarmi nel "Mondo là fuori". Questa consapevolezza s'è trasformata in certezza all'università, quando mi sono reso conto che ero solo "buono a studiare" (e anche questo con difficoltà), ma nella realtà vera, fatta di relazioni sociali e di capacità con le stesse, avrei rischiato di affondare. Ho contemplato più volte il suicidio come "soluzione" al problema, nel frattempo ho trascinato il più possibile la vita universitaria, finendo estremamente fuori corso e trovando lavoro (precario) diverso tempo dopo la laurea e quasi per caso. A tutto questo si sono aggiunti i problemi di salute, su cui non scrivo, altrimenti verrebbe fuori un papiro...
Tuttavia non avrei mai pensato di trovarmi quasi completamente solo, com'è adesso, di dissipare tutto quel patrimonio di relazioni che all'università mi ero costruito. Immaginavo che avrei avuto, in futuro, una vita dura, ma non così dura, e soprattutto non immaginavo che avrei faticato così tanto per ricostruirmene una decente, di vita, cosa che del resto ancora mi chiedo se riuscirò mai a fare, se non sia ormai troppo tardi.
Vabbe', ho scritto anche troppo.
Dite la vostra!
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12-01-2020, 12:36
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#2
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Esperto
Qui dal: Jun 2016
Ubicazione: Roma
Messaggi: 1,234
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Purtroppo è stata proprio la mancata coscienza del mio carattere evitante a farmi finire così,mi sono accorta che qualcosa non andava in me più o meno tre anni fa, quando mi sono iscritta a questo forum ma era già tardi avevo già passato i trenta.
E' stata una bella botta prendere atto di come stavo messa, ormai ho raggiunto una sorta di placida accettazione,sarei una emarginata totale se non fosse per il lavoro (ironia della sorte faccio un lavoro a contatto con il pubblico)ma rimango ai confini della società guardando quelli che vivono,che vanno avanti!
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12-01-2020, 12:36
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#3
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Esperto
Qui dal: Aug 2013
Ubicazione: Roma
Messaggi: 28,126
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Noo, assolutamente no.
Verso i 9 anni, e me lo ricordo benissimo, ebbi una sorta di presagio che non mi sarei sposato. Una cosa un po' impressionante.. a quell'età sei un bambino, non hai la minima coscienza di come sarò il futuro, però in effetti così è stato.
Per il resto no. Lavoro, salute e vita sociale pensavo andassero molto meglio. La coscienza di come sono fatto e del mio carattere poco tendente alla socialità la ebbi molto molto tardi.. altrimenti forse avrei potuto ricalibrarmi su una vita diversa.
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12-01-2020, 12:43
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#4
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 291
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Quote:
Originariamente inviata da JR_Reloaded
Si lo sentivo e sono contenta di essere finita così in fondo, non avrei mai sopportato di vivere una vita banale schiava di me stessa e della società. Provo un senso di nausea immaginandomi come una "persona normale". Sono emarginata, non realizzata, presto forse sarò una barbona ma provo un senso di libertà che si rinnova di giorno in giorno e che non ha prezzo.
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La nausea di avere una persona che ti ama, dei figli, amici con cui uscire, un lavoro appagante, uno stipendio sicuro, una bella casa, fare delle vacanze... comprendo il tuo disgusto.
Beato chi ha la libertà di essere solo e depresso.
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12-01-2020, 12:48
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#5
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Esperto
Qui dal: Feb 2019
Ubicazione: Isola di Poveglia
Messaggi: 6,369
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Più che il sospetto ne avevo la certezza visto come mi sentivo e come percepivo gli altri e il mondo in generale.
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12-01-2020, 12:51
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#6
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 291
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Ma l’hai provata quella vita per dire che sensazioni da?
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12-01-2020, 13:01
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#7
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Esperto
Qui dal: Jul 2014
Ubicazione: Moana, Brunner lake (sì, come no)
Messaggi: 12,954
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Quote:
Originariamente inviata da Hor
Thread rivolto soprattutto ai forumisti più "vecchî", ma anche i giovani possono dire la loro.
Avete mai avuto, quando eravate più giovani, il sospetto che la vostra vita, causa problemi mentali o simili, avrebbe fatto la fine che ha fatto? Intendo dire: che vi avrebbe condotto a una vita di solitudine, precaria, senza compagno/a, senza amici o con pochi amici, senza lavoro o con lavori precarî o malpagati, a lottare con la conseguente depressione. Insomma, che vi avrebbe portati in un pozzo di negatività da cui è difficile uscire.
Dite la vostra!
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Difficilissimo dirlo per un motivo. E' inevitabile "rileggere" i ricordi alla luce del giudizio attuale, non credo che nessun essere umano ci possa riuscire. Ho solo un flash, di quando verso i 16 anni tentai una psicoterapia casereccia (il mio padrino di comunione che si stava specializzando in psicoterapia e ovviamente mi aiutò), ricordo che mi lamentavo che i miei amici iniziavano a trombare, spesso trombavano da qualche anno e mi sentivo sempre più indietro. Ricordo come ora che dissi "vivere non è per me", con le implicazioni del caso.
Prima non tanto. Ero un ragazzino con diversi problemi caratteriali ma niente mi avrebbe fatto pensare di fare questa fine.
Ma il discorso non si esaurisce qui, perché resta sempre una specie di porta aperta della speranza che qualcosa possa cambiare. Diciamo che verso i 40-42 anni (spesso cito età diverse, questo discorso è venuto fuori sul forum ma per tematiche collaterali) c'è stato l'importante giro di boa in cui mi è stato chiaro che non avrei vinto alcun concorso universitario. A quell'età la consapevolezza è quasi totalmente sviluppata da un pezzo e compresi benissimo che non potevo avere l'unica condizione lavorativa in cui avrei retto senza il troppo stress dei poveri partite IVA. E l'equazione niente successo lavorativo == niente vita di coppia, si è presentata immediatamente, pochi giorni dopo il "no" del mio professore. In quegli anni ho compreso che ero già avanti sulla strada che più o meno paventavo da tantissimo che avrei imboccato ma non osavo dirmelo in modo assolutamente esplicito. Ora, seriamente, non per fare geremiadi ma non avendo modo nemmeno di coltivare i miei hobby, aspetto solo di morire. Non vedo niente davanti a me.
In sintesi: a 18 anni avevo tutti gli elementi sotto gli occhi ma in parte non volevo vederli, in parte erano mascherati dalla speranza di un cambiamento. A 40 è stato tutto chiaro ed esplicito anche a me stesso.
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Ultima modifica di pokorny; 12-01-2020 a 13:08.
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12-01-2020, 13:14
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#8
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Esperto
Qui dal: Oct 2011
Messaggi: 4,422
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Sì, già da ragazzina. Non ho mai cercato di forzare le cose per cambiare, forse deve andare davvero così anche se continuo a non accettarlo. Sono nata in un'epoca in cui il mondo è cambiato troppo in fretta, sono rimasta molto indietro e non sono sveglia come gli altri. Sono pigra in tutti i sensi, non ce la faccio a stare al passo coi tempi. Mi sarei accontentata di poco penso, ma ora mi trovo costretta a prendere quello che viene e non sarò mai in pace con me stessa perché ho degli anni di vuoto che quasi neanche ricordo. Una vita troppo uguale e abitudinaria non ti da molti ricordi, è solo qualcosa vissuto a metà perché sei andata avanti tanto perché non sei crepata... Prima mi illudevo di poter avere una svolta, ora sono consapevole che se non provo ad impegnarmi seriamente sono fottuta.
A vent'anni pensi "ma sì c'è tempo, magari ne esco da questa situazione", a trenta ti accorgi che il tempo è volato e sei uguale a prima, solo con più insicurezze e con problemi che nel frattempo sono diventati più invalidanti.
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12-01-2020, 13:20
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#9
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Esperto
Qui dal: Aug 2009
Ubicazione: Italia
Messaggi: 1,004
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Quote:
Originariamente inviata da JR_Reloaded
Si lo sentivo e sono contenta di essere finita così in fondo, non avrei mai sopportato di vivere una vita banale schiava di me stessa e della società. Provo un senso di nausea immaginandomi come una "persona normale". Sono emarginata, non realizzata, presto forse sarò una barbona ma provo un senso di libertà che si rinnova di giorno in giorno e che non ha prezzo.
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Barbona addirittura?
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12-01-2020, 13:24
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#10
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Esperto
Qui dal: Nov 2012
Ubicazione: Toscana
Messaggi: 4,900
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Sì e forse questo mi ha condizionato troppo soprattutto nell'adolescenza, poi mi sono risvegliato verso i 24-25 anni ed ho incominciato a impegnarmi e sperare in un futuro di normalità, pur consapevole che certi problemi mi avrebbero condizionato sempre.
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12-01-2020, 13:27
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#11
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Esperto
Qui dal: May 2010
Ubicazione: Lombardia
Messaggi: 3,336
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Da bambino / adolescente non ho mai pensato troppo al mio futuro e alle possibili conseguenze, nessuna idea precisa, cioè non riuscivo proprio a visualizzarmi in un modo piuttosto che nell'altro,... sposato o non sposato, con figli o senza figli, con tanti amici o pochi/nessun amico... niente, il futuro era un muro di nebbia impenetrabile.
Nel frattempo gli anni passavano, e la situazione si stava delineando piuttosto bene, ma era sempre una presa di coscienza graduale sul presente, ... la nebbia sul futuro si è diradata improvvisamente solo negli ultimi 5-6 anni, in cui ho imparato a conoscere me stesso come mai avevo fatto prima, ed è anche per quello che non sapevo andare oltre il presente, ... ora ho "certezze" su alcuni aspetti del mio futuro, so cosa voglio e cosa posso fare / ottenere, libero da auto-illusioni e false speranze.
Quindi, più che sospettare di finire in un certo modo, ad oggi potrei dire (guardando dalla parte opposta, cioè al passato) che la strada percorsa finora con tutti i punti-chiave e vicende vissute, era l'UNICA possibile, inevitabile per come sono io. Questo mi da' una relativa serenità e rassegnazione, non poteva andare diversamente da così.
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12-01-2020, 13:28
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#12
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Banned
Qui dal: Apr 2015
Ubicazione: Ovunque ma non qui
Messaggi: 14,306
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Così mai..cioé sospettavo male ma in questo stato mai..mai..
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12-01-2020, 13:29
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#13
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Esperto
Qui dal: Oct 2018
Ubicazione: Parma
Messaggi: 1,537
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Ho incominciato a rendermi conto di essere differente dagli altri alle superiori, con i compagni di classe andavo d'accordo ma al di fuori del contesto scolastico ero solo non avevo amici, sulla corriera ero sempre solo e non parlavo con nessuno ed ero visto come uno strano (cosa confermata anni dopo da una persona con il quale poi sono diventato amico) e non avevo nessuna delle esperienze che avevano i miei compagni di classe, a sentirle mi sentivo proprio di un altro mondo. Finite le superiori riuscii a recuperare in ambito sociale finché non è arrivata la fobia sociale che mi ha fatto perdere tutto. Per quanto riguarda la solitudine sentimentale penso di essermi reso conto che sarei sempre stato solo intorno ai 25 anni o giù di lì perché nonostante fossi riuscito a colmare il problema delle amicizie da quel lato ero rimasto a zero nonostante provassi ad andare oltre ai miei limiti, ma non c'era nulla da fare. Però parlando in generale non mi sarei mai immaginato che la mia timidezza si sarebbe evoluta in fobia sociale, provocandomi ansia praticamente per ogni cosa rendendomi la vita un inferno.
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12-01-2020, 13:37
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#14
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Esperto
Qui dal: Aug 2018
Messaggi: 7,913
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Non ho mai fatto progetti sul futuro quando andavo a scuola, pensavo solo che mi sarei trovato un lavoro e poi quello che succedeva succedeva. Una cosa che non avevo proprio immaginato è la sofferenza che si può provare a stare così, il senso di colpa e inutilità, la paura, la solitudine, l'inadeguatezza... Pensavo che si potesse essere felici a stare a casa senza fare niente.
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12-01-2020, 13:39
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#15
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Banned
Qui dal: Apr 2015
Ubicazione: Ovunque ma non qui
Messaggi: 14,306
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Quote:
Originariamente inviata da Architeuthis-
La libertà di avere un crollo nervoso e pensare al suicidio per una non vita non ha prezzo..
Ma come fate a dire certe cose, boh, probabilmente è un meccanismo di difesa per non impazzire, immaginarsi un lato positivo dove non esiste.
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Ma infatti..poi mi pare lei abbia un compagno..almeno quello é già tanto
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12-01-2020, 13:59
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#16
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Esperto
Qui dal: Dec 2019
Ubicazione: Monsters in the parasol
Messaggi: 2,697
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Ho iniziato a "sospettare" che qualcosa non andava a partire dalle scuole Medie, ovvero quando si inizia a percepire il confronto con gli altri. Le mie difficiolta nel comunicare e socializzare mi facevano sembrare diverso, col passare del tempo la cosa si è sempre più cronicizzata, ma naturalmente il tutto nell'indifferenza di genitori, insegnanti e adulti in generale. I ragazzi timidi e insicuri, taciturni erano anzi visti con disprezzo, meritavano solo di essere cazziati e bastonati, era l'unico sistema che si conosceva per "dare una svegliata". Magari con alcuni ha funzionato, con me no. Più bastonate e cazziate prendevo più il senso di colpa per quello che era ma che non sarei dovuto essere mi affondava nella solitudine e nell'odio verso me stesso. Putroppo l'incapaciità di alcuni genitori nel saper comprendere le problematiche caratteriali dei figli andando avanti per anni con metodi coercitivi e solo dannosi finisce per rovinare il carattere di molti futuri adulti. Con gli anni molte cose le ho superate, un minimo di esperienze le ho fatto ma tutto solo grazie alla mia iniziativa. Ma l'impressione di aver vissuto sempre in qualche modo con il freno a mano tirato c'è e resterà sempre, ci sono cose che non si possono cambiare.
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12-01-2020, 14:22
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#17
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Esperto
Qui dal: Dec 2019
Ubicazione: Monsters in the parasol
Messaggi: 2,697
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Quote:
Originariamente inviata da JR_Reloaded
Si lo sentivo e sono contenta di essere finita così in fondo, non avrei mai sopportato di vivere una vita banale schiava di me stessa e della società. Provo un senso di nausea immaginandomi come una "persona normale". Sono emarginata, non realizzata, presto forse sarò una barbona ma provo un senso di libertà che si rinnova di giorno in giorno e che non ha prezzo.
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Ti capisco, ma volte il disprezzo per una vita socialmente "normale" viene dall'amarezza di non averla. Che lo vogliamo o no siamo stati tutti cresciuti per questo, gli stimoli che riceviamo sin dall'infanzia ci indirizzano verso la consapevolezza che la vita debbaessere quella che ci viene mostrata, cresci-studia-lavora-metti su famiglia-invecchia-crepa. Le deviazioni più o meno importanti da questo percorso non sono programmate e rompono il nostro equilibrio mentale. Spesso nella mia condizione penso anch'io di intraprendere la carriera di homelss, ma ci sono motivazioni a monte di una parabola discendente e inarrestabile iniziata da un paio di anni. Sono consapevole che non sarebbe mai una scelta, almeno per me, dattata dal desiderio.
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12-01-2020, 14:45
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#18
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Esperto
Qui dal: Sep 2015
Messaggi: 3,307
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fino a 13 anni assolutamente nn avrei mai pensato di finire così...ma da adolescente avevo sentore che qualcosa dentro di me stava x creare problemi...però di finire proprio così di m...a no...è proprio vero che nn c'è limite al peggio
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12-01-2020, 15:21
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#19
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Super Moderator
Qui dal: Jan 2015
Messaggi: 6,237
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Quote:
Originariamente inviata da Crepuscolo
Non ho mai fatto progetti sul futuro quando andavo a scuola, pensavo solo che mi sarei trovato un lavoro e poi quello che succedeva succedeva. Una cosa che non avevo proprio immaginato è la sofferenza che si può provare a stare così, il senso di colpa e inutilità, la paura, la solitudine, l'inadeguatezza... Pensavo che si potesse essere felici a stare a casa senza fare niente.
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Esattamente, non ho mai fatto progetti e lasciato che gli altri decidessero per me, con tutte le conseguenze del caso
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12-01-2020, 15:32
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#20
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Esperto
Qui dal: Jan 2018
Messaggi: 4,072
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Quote:
Originariamente inviata da Hor
Thread rivolto soprattutto ai forumisti più "vecchî", ma anche i giovani possono dire la loro.
Avete mai avuto, quando eravate più giovani, il sospetto che la vostra vita, causa problemi mentali o simili, avrebbe fatto la fine che ha fatto? Intendo dire: che vi avrebbe condotto a una vita di solitudine, precaria, senza compagno/a, senza amici o con pochi amici, senza lavoro o con lavori precarî o malpagati, a lottare con la conseguente depressione. Insomma, che vi avrebbe portati in un pozzo di negatività da cui è difficile uscire.
Io, come ho scritto altrove, già alle elementari o alle medie avevo paura del futuro, percepivo inconsciamente che qualcosa non funzionava, ma è stato solo alle scuole superiori che questa paura si è trasformata in qualcosa di concreto, nella consapevolezza che avrei avuto grosse difficoltà ad arrangiarmi nel "Mondo là fuori". Questa consapevolezza s'è trasformata in certezza all'università, quando mi sono reso conto che ero solo "buono a studiare" (e anche questo con difficoltà), ma nella realtà vera, fatta di relazioni sociali e di capacità con le stesse, avrei rischiato di affondare. Ho contemplato più volte il suicidio come "soluzione" al problema, nel frattempo ho trascinato il più possibile la vita universitaria, finendo estremamente fuori corso e trovando lavoro (precario) diverso tempo dopo la laurea e quasi per caso. A tutto questo si sono aggiunti i problemi di salute, su cui non scrivo, altrimenti verrebbe fuori un papiro...
Tuttavia non avrei mai pensato di trovarmi quasi completamente solo, com'è adesso, di dissipare tutto quel patrimonio di relazioni che all'università mi ero costruito. Immaginavo che avrei avuto, in futuro, una vita dura, ma non così dura, e soprattutto non immaginavo che avrei faticato così tanto per ricostruirmene una decente, di vita, cosa che del resto ancora mi chiedo se riuscirò mai a fare, se non sia ormai troppo tardi.
Vabbe', ho scritto anche troppo.
Dite la vostra!
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Fino ai 20 anni, ero consapevole che non riuscivo a inserirmi con gli altri, non riuscivo a vivere come loro, in gruppo, senza fidanzatina eccetera, ma non ci pensavo come adesso, però ho iniziato a capire veramente che sarebbe finita così dopo il militare, a 22 anni compiuti, tutti i miei coetanei erano già svegli, attivi, brillanti, con fidanzate e amici, io ero già fuori dai giochi.
L'unica differenza è che a 22 anni hai un minimo di incoscienza in più rispetto ad adesso, bevevi due o tre birre, andavi in giro in macchina seppur da solo... Adesso a 45 anni hai più consapevolezza nel vedere gli altri affermati nella vita, realizzati, circondati da amici, figli.
E tu sei fermo al palo...
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