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Originariamente inviata da OfftheMind_
Di certo non sceglierei di morire tra tormenti allucinanti. Opterei anch'io per la pistola, ma avoja a trovarla in Italia, date le stringenti (per fortuna) norme in vigore per poter ottenere il porto d'armi. A parte tutto ciò, è da una vita che bramo il poter morire, la vedo come una via d'uscita, da vigliacchi? Può essere, ma io d'altronde lo sono. In ventitré anni di vita non sono riuscito a mettere su niente, a combinare effettivamente nulla e mi ritrovo con le stesse esperienze che potrebbe avere un bambino/ragazzino di 12-13 anni.
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Comunque per suicidarsi lanciandosi da un ponte usando metodi che possono far passare brutti momenti o bisogna essere incoscienti delle conseguenze o bisogna aver superato certe soglie di dolore mentale.
Io non mi trovo in queste condizioni per ora, sono ancora troppo cosciente e certe soglie probabilmente non le ho superate.
L'assenza della voglia di vivere non è una condizione sufficiente per arrivare a suicidarsi con qualsiasi sistema, deve subentrare anche una forma di sofferenza più acuta, e se uno già non si ammazza con certi mezzi per paura di certe sofferenze, da solo non credo che potrà andarci incontro a questa sofferenza che lo motiverebbe, dovrebbe arrivare in modo indipendente e fuori controllo.
C'è una forza che spinge verso la morte (per evitare certi mali insiti nella vita) mentre ce n'è un'altra che spinge ad evitare certi mali insiti nell'agonia (per evitare i mali acuti che precedono la morte).
Per non morire non c'è bisogno di aver voglia di vivere o pensare che la vita sia meravigliosa, basta al minimo che queste due forze si equilibrino o magari sia più forte la paura dei mali dell'agonia (del metodo specifico per suicidarsi disponibile), che si valuta come più acuti e brutti di quelli insiti nella vita.
Per lo stesso motivo spesso ci si tiene un male permanente ma meno acuto e non lo si cura una volta per tutte perché per farlo bisogna andare incontro a mali acuti che si vogliono evitare.
Uno poi deduce erroneamente che un tizio che fa questa cosa vuole star male, ma mi sa che non è proprio così, sta evitando un male che valuta peggiore sopportando un altro male.
Un male acuto ha la forza persuasiva di far sopportare mali prolungati ma più tenui. E' chiaro che se i due mali arrivano ad equivalersi e il secondo diventa un po' più forte del primo non ci sarà più motivo di evitare l'altro per togliere entrambi.
I vari metodi di anestesia e gli antidolorifici hanno permesso di curare più persone proprio per questo, perché sottoporsi ad un intervento doloroso non è da tutti e bisogna davvero superare delle soglie di sopportazione per farlo.
Da un dentista io non ci avrei mai messo piede o magari avrei preferito farmi estirpare un dente piuttosto che provare a curarlo se non fossero esistiti questi sistemi qua di contenimento del dolore.
Quello che viene chiamato istinto per la vita non esiste secondo me, è una cosa che è scomponibile in motivazioni più elementari come queste, un organismo è un sistema che sopravvive ma è spinto da motivazioni interne in modo accidentale e contingente verso la vita perché non puntano direttamente verso l'obiettivo "vivere".
Ad un organismo di vivere potrebbe non fregargli nulla, punta psicologicamente a tutt'altro (va verso il piacere e cerca di evitare in tutti i modi il dolore), per questo il suicidio non è una cosa inspiegabile ed incomprensibile secondo me, la si può comprendere alla luce di queste forze.
Due organismi abbastanza coscienti da comprendere certe cose potrebbero sopravvivere entrambi ma uno dei due vivere in uno stato morboso di male e l'altro felice e contento. Entrambi non tenteranno di suicidarsi con certi sistemi ma il primo magari non lo farà per paura di certi mali e non perché perderà necessariamente grandi beni presenti nella vita, il secondo invece sarà motivato anche da questi motivi positivi a non farlo.
Si può evitare di far qualcosa per paura di perdere qualcosa di positivo o anche per paura di andare incontro ad altre sventure più gravi di quelle che si patiscono. Le due cose non sono equivalenti. Molto dipende anche dal sistema di credenze.