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Originariamente inviata da Abuela
alla fine il fatto di portare a compimento qualcosa che ci spaventa non significa che non faccia più paura.
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Originariamente inviata da claire
[...]credo che anni e anni di lotta alle paure mi abbiano sfiancata.[...]
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Condivido pienamente.
Purtroppo esiste questa convinzione (in parte nostra, in parte spesso di chi si propone di aiutarci, leggi il terapeuta che la chiama "desensibilizzazione sistematica", inutile parolone per dire abituarsi) che risolvere la singola situazione sia automaticamente un successo e che da lì poi ne debba partire una specie di liberazione a catena, situazione dopo situazione, (presunto o sovrastimato) successo dopo successo.
Il fatto è che questo è vero ma solo in parte, perché (almeno così penso io) vanificato in parte dal trauma e dallo sforzo. Anche qui, come dico sempre, non è così semplice.
Faccio un esempio. Alcuni anni fa ho imparato a nuotare. Sono sempre stato terrorizzato del "dove non si tocca". Quindi da ragazzino non andavo mai in piscina per paura dei soliti scherzi e giochi che si fanno in quei casi, e di mostrare di conseguenza questa debolezza e sentirmi idiota.
Ora faccio 1200-1400 metri di vasche (tranne a delfino che ancora non ho imparato -_-; ).
Quello è stato un successone e ne vado fiero. Solo vantaggi. Perché? Perché ero libero da pressioni e in (quasi) totale controllo della cosa.
Perché non ero tenuto, era una scelta, ma potevo vivere benissimo anche senza farlo. Potevo decidere io quando cominciare, se continuare, se smettere o se fare una pausa. Perché la gente coinvolta (insegnanti e corsisti), erano almeno in parte sotto controllo (non mi piace? Cambio piscina). Perché se sentivo che il corso non mi andava più (com'è successo) potevo spostarmi a fare il nuoto libero e far per conto mio.
In sostanza perché potevo spezzettare il problema in base a com'ero in grado di affrontarlo, tale che lo stress era a misura delle mie capacità di gestirlo.
Una enorme parte di ciò che è per noi (fobici) un problema è invece un qualcosa su cui non abbiamo molto controllo, anzi quasi niente, e finiamo per subirlo facendo sforzi superiori a quelle che sono le nostre risorse.
Devi andare in posta a pagare una bolletta o a chiedere informazioni e ti crea problemi? Semplicemente lo devi fare, non puoi evitarlo. Non puoi sempre delegare agli altri perché la tua vita comunque prima o poi ci passa. Non puoi scegliere l'impiegato che ti piace: prendi il numero e quando chiamano vai allo sportello dove s'accende il numero. Non puoi togliere la gente che c'è. Puoi andarci un altro giorno, ma se poi devi pagare e hai delle scadenze come fai?
Non puoi farlo a pezzetti un po' alla volta. Come non puoi farlo una volta e basta. Lo salti oggi? Ti toccherà domani. E tutte le volte successive che sarà necessario. O riesci o fallisci.
Lavorare è un problema? E come te la gestisci una cosa del genere? Puoi fare a meno di farlo? Per quanto? C'è forse così tanta libertà di scegliere dove e come lavorare? Puoi forse sceglierti il capo o i colleghi? Puoi fermarti e riprendere quando ti pare?
Non è che il concetto di "abituarsi" sia sbagliato, ma va messo sulla bilancia. Guardare solo il piatto dei vantaggi senza considerare quello della fatica o peggio del trauma non ci darà mai la misura reale del risultato.
Che ci si chieda, o che noi stessi ci imponiamo, uno sforzo, senza prima verificare qual'è la nostra reale capacità di farlo (individualmente, secondo la situazione di ciascuno) è tecnicamente un azzardo. E l'esito infatti è che i risultati sono spesso magri, perché appunto l'affrontare le questioni traumatiche, se anche porta al superamento della situazione,
porta comunque di conseguenza anche alla sperimentazione del trauma. Non si possono scindere le due cose.
A questo si aggiunge il problema che la singola situazione non fa la casistica. L'incognita è una parte preponderante del problema. Risolvere una situazione cambia poco. Per far fruttare la logica dell'abituarsi, bisognerebbe risolvere cento o mille situazioni diverse
fino all'abituarsi anche alla casualità. Ma abbiamo tutta questa resistenza? Qualcuno forse. Buon per lui. E gli altri?
L'unico modo sarebbe una gestione in qualche modo "personalizzata" della cosa, in cui sia possibile mettere in pausa tutti i problemi tranne uno e cominciare ad affrontare solo quello, e con la massima possibilità di gestione e controllo dello stesso.
Purtroppo allo stato attuale delle cose chiaramente non è possibile. : (
(E io continuo ad essere convinto che questo dipenda anche da una sorta di ostinazione a credere che
questa sia la maniera. Sia chiaro, un'alternativa io non ce l'ho, ce l'avessi ve l'avrei prodotta subito. Ma se alternative non se ne cercano mai perché si negano a priori, neanche mai si troveranno.)