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Vecchio 09-04-2016, 03:01   #1
Banned
 

Premessa

Apro questo thread nella speranza che sia uno spunto per chiunque altro accusi gli stessi sintomi del sottoscritto.
Mi scuso con i Moderatori se questa non è la sezione più adatta: il topic è impregnato nello spirito più ottimista possibile, alla ricerca di una soluzione, non è dunque uno sfogo.
Sotto questo auspicio ho voluto scrivere in questa cartella.

Autosvalutazione Ciclica

Il titolo del thread non pretende di assumere alcun carattere professionale né vuole celebrarsi alle nomenclature da DSM-IV.

Cosa è l'autosvalutazione ciclica? Provo a spiegarvela così.

È notte fonda, fuori è silenzio totale e voi siete davanti al vostro computer, intenti a riempire le pagine del vostro diario personale lamentando le solite cose: non avete raggiunto gli obiettivi che vi eravate posti all'inizio del mese, in voi scorre tra le vene un misto di rabbia e rassegnazione.

La rabbia supera la rassegnazione. Vi chiedete perché non avete fatto ciò che volevate fare. Voi sapete benissimo che volete quei risultati, ma non vi siete impegnati per raggiungerli. E in voi c'è una certa sensazione di rassegnazione, di autosvalutazione.
La percepite quando sorge la domanda spontanea "A che serve impegnarsi?", e la ritenete un'assurdità.
Quindi andate a letto, motivatissimi, perché dopo un'autopsicoanalisi avete delineato un qualche motivo che vi teneva inchiodati.
Nei giorni successivi vi impegnate nel perseguire i vostri obiettivi e i primi giorni sono perfetti: lavorate, studiate. State re-iniziando quello che volevate concludere.
Passa una settimana, dieci giorni. Inizia la fase di calo.

È subdola, non ve ne accorgete neppure ma vi allontanate dai vostri interessi. Iniziate a cazzeggiare su internet, c'è un sentimento di autosvalutazione che coprite con azioni disinteressate, mondane.
Pian piano vi disinteresserete di voi stessi, vi trascurerete.

Arriverete alla fine del mese e, per l'ennesima volta, una nota su quel diario virtuale narrerà le stesse identiche cose del mese precedente.
Incuriositi sbirciate dunque il vostro diario, fiduciosi che là dentro ci potrebbe essere la risposta ai vostri problemi. Ma vi accorgete che questa vita procede identica a sé stessa, con identici cicli, da anni.



Quanti di voi si trovano nella stessa situazione?
Come avete provato a migliorare la vostra situazione? E ci siete riusciti?
Ringraziamenti da
Masterplan92 (09-04-2016), Noriko (09-04-2016), sato (09-04-2016)
Vecchio 09-04-2016, 03:12   #2
Banned
 

Intanto provo a dare alcuni chiarimenti, almeno riguardo la mia personale visione della questione.

Partiamo dal presupposto che questa è una manifestazione di un episodio depressivo e forse è riduttivo parlarne in questi termini, ma ritengo la sintomatologia appartenente a questa sfera.

Nei mesi invernali (Da Settembre a Febbraio) è molto più facile cadere in questa routine selvaggia e ciclica. Difatti negli ultimi anni ho scoperto, mio malgrado, di avere maggiore produttività nei mesi dove la luce è maggiore, e lo trovo preoccupante perché io di solito soffro il caldo (i mesi Marzo-Settembre).

Tuttavia le stagioni non mutano la tendenza, che è sempre quella del perpetuarsi di un ciclo, generalmente mensile, dove esiste una fase dove c'è una ripresa degli interessi e un tentativo di riprenderli in mano e una fase di calo totale. In quest'ultima si verifica un disinteresse verso ogni cosa, accompagnato da una confusione e difficoltà di decisione (perché in verità ho tanti interessi e spesso finisco per ribaltarli per priorità: ad esempio l'università, che è un interesse prioritario, tendo a farla venire dopo altri interessi).

Ho scoperto, nel mio caso, che di base c'è una autosvalutazione, o forse dovrei parlare di mancanza di fiducia in me stesso oppure dovrei semplicemente dire che non credo in me stesso e nelle mie capacità.

Ho potuto constatare come il credere in sé stessi e nelle proprie capacità possa tramutare un ottimo studente in un pessimo studente, un'ottima persona in una pessima persona.

Se non crediamo nelle nostre capacità è tutto inutile: leggeremo i libri convinti di non poterli capire, e non li capiremo. Scriveremo un libro convinti di non poterlo scrivere e non lo scriveremo!

Quindi, sarei condotto a pensare: può la depressione essere sconfitta esercitando l'autostima e credendo in sé stessi?

Cioè facendo solo queste due cose?

E, soprattutto, come facciamo a realizzare queste due bellissime cose?
Vecchio 09-04-2016, 04:05   #3
Principiante
 

Trovo che con la tua ultima domanda hai in parte dato risposta a quella precedente. Riacquistare l'autostima e credere in se stessi é composta da tante cose sottostanti di estrema importanza. Purtroppo i comportamenti sbagliati spesso sono la soluzione più facile, specialmente quelli ciclici, quando ci si lascia andare anche a solo uno di questi di conseguenza arrivano gli altri.
È una lotta continua (che io puntualmente perdo). Vedo su me stessa che non addossarmi la responsabilità del prendermi cura di me é molto più semplice, ma allo stesso tempo distruttivo. Tu sei ancora perseverante che questo lasso di tempo é nel mese, io praticamente lo vivo di settimana in settimana. Quando poi vedo il mese é molto sconfortante, quindi mi svaluto nella mia autosvalutazione.

Non sono un medico, non ho studiato nulla per cui potrei sostenere che la mia visione possa essere valida. Ma io sono convinta che una persona possa farcela con le proprie forze. Con questo non dico che basti la propria forza di volontà senza nessuno, ma se non si fa appello alle proprie forze é un circolo da cui non uscirà mai.

Per dare il parere alla domanda: l'autostima é fondamentale nel processo di guarigione.
Vecchio 09-04-2016, 04:18   #4
Banned
 

Quote:
Originariamente inviata da Millisy Visualizza il messaggio
Trovo che con la tua ultima domanda hai in parte dato risposta a quella precedente. Riacquistare l'autostima e credere in se stessi é composta da tante cose sottostanti di estrema importanza. Purtroppo i comportamenti sbagliati spesso sono la soluzione più facile, specialmente quelli ciclici, quando ci si lascia andare anche a solo uno di questi di conseguenza arrivano gli altri.
È una lotta continua (che io puntualmente perdo). Vedo su me stessa che non addossarmi la responsabilità del prendermi cura di me é molto più semplice, ma allo stesso tempo distruttivo. Tu sei ancora perseverante che questo lasso di tempo é nel mese, io praticamente lo vivo di settimana in settimana. Quando poi vedo il mese é molto sconfortante, quindi mi svaluto nella mia autosvalutazione.

Non sono un medico, non ho studiato nulla per cui potrei sostenere che la mia visione possa essere valida. Ma io sono convinta che una persona possa farcela con le proprie forze. Con questo non dico che basti la propria forza di volontà senza nessuno, ma se non si fa appello alle proprie forze é un circolo da cui non uscirà mai.

Per dare il parere alla domanda: l'autostima é fondamentale nel processo di guarigione.

Sono pienamente d'accordo soprattutto con la tua ultima frase. L'autostima è un pilastro fondamentale senza il quale la guarigione dalla depressione non può avvenire.

Leggendo su internet ho visto che esiste un termine, ben specifico in psicologia, al quale ci si riferisce per questi episodi dove si guarda al passato e agli errori commessi: ruminazione depressiva.

Sembra sia un processo dove il depresso si concentra eccessivamente su sé stesso, nel tentativo di risolvere il problema, soffermandosi sul perché certi comportamenti e certe cose sono avvenute.
Questo modo di pensare, tuttavia, anche se può apparire positivo inizialmente, finisce per cronicizzare la depressione nella fase acuta.

Un link dove ho letto una valida spiegazione è questo:

http://www.sabrinacattaneo.it/psicol...la-ruminazione


Ora il problema va meglio posto.
Abbiamo, settimanalmente o mensilmente, dei momenti in cui siamo lucidi, cioè siamo noi stessi e quindi riusciamo a svolgere la vita che vogliamo e dei momenti in cui si presenta una episodio depressivo di ricaduta: questo ciclo, de facto, spezza ogni attività (a lungo termine, come lo studio o il lavoro) sul nascere, facendoci ogni volta ripartire daccapo.

Abbiamo capito che la ruminazione depressiva non serve a niente.

Come evitiamo, allora, la ricaduta mensile/settimanale?
Vecchio 09-04-2016, 06:11   #5
Banned
 

Stesse sensazioni..il brutto è che queste frustrazioni possono facilmente trasformarsi in depressione..quindi occhio
Vecchio 09-04-2016, 11:05   #6
Banned
 

Quote:
Originariamente inviata da Masterplan92 Visualizza il messaggio
Stesse sensazioni..il brutto è che queste frustrazioni possono facilmente trasformarsi in depressione..quindi occhio
Una cosa che palesa la manifestazione della depressione è il continuo sfasamento dei ritmi circadiani.
Nelle fasi di riequilibrio (di lucidità, assenza di episodio depressivo) tento di regolarlo: pian piano lo riassesto e vado a dormire la sera, per alzarmi al mattino ad orari ragionevoli, del tipo 22:45 - 6.45.

Ad un certo punto iniziano a verificarsi interruzioni di sonno; mi sveglio prima dell'orario stabilito dalla sveglia e/o durante la notte.

Nei momenti di calo, o di episodio depressivo, il ritmo circadiano ricomincia a sballare, fino a invertirsi totalmente (sveglio di notte e dormo di giorno). È così da anni...
Vecchio 09-04-2016, 13:54   #7
Esperto
L'avatar di Noriko
 

Mancanza di stimoli veri e vere emozioni che dovrebbero superare l'apatia.
Vecchio 09-04-2016, 14:45   #8
Esperto
L'avatar di Suttree
 

Quote:
Originariamente inviata da GameOver Visualizza il messaggio
Premessa

Apro questo thread nella speranza che sia uno spunto per chiunque altro accusi gli stessi sintomi del sottoscritto.
Mi scuso con i Moderatori se questa non è la sezione più adatta: il topic è impregnato nello spirito più ottimista possibile, alla ricerca di una soluzione, non è dunque uno sfogo.
Sotto questo auspicio ho voluto scrivere in questa cartella.

Autosvalutazione Ciclica

Il titolo del thread non pretende di assumere alcun carattere professionale né vuole celebrarsi alle nomenclature da DSM-IV.

Cosa è l'autosvalutazione ciclica? Provo a spiegarvela così.

È notte fonda, fuori è silenzio totale e voi siete davanti al vostro computer, intenti a riempire le pagine del vostro diario personale lamentando le solite cose: non avete raggiunto gli obiettivi che vi eravate posti all'inizio del mese, in voi scorre tra le vene un misto di rabbia e rassegnazione.

La rabbia supera la rassegnazione. Vi chiedete perché non avete fatto ciò che volevate fare. Voi sapete benissimo che volete quei risultati, ma non vi siete impegnati per raggiungerli. E in voi c'è una certa sensazione di rassegnazione, di autosvalutazione.
La percepite quando sorge la domanda spontanea "A che serve impegnarsi?", e la ritenete un'assurdità.
Quindi andate a letto, motivatissimi, perché dopo un'autopsicoanalisi avete delineato un qualche motivo che vi teneva inchiodati.
Nei giorni successivi vi impegnate nel perseguire i vostri obiettivi e i primi giorni sono perfetti: lavorate, studiate. State re-iniziando quello che volevate concludere.
Passa una settimana, dieci giorni. Inizia la fase di calo.

È subdola, non ve ne accorgete neppure ma vi allontanate dai vostri interessi. Iniziate a cazzeggiare su internet, c'è un sentimento di autosvalutazione che coprite con azioni disinteressate, mondane.
Pian piano vi disinteresserete di voi stessi, vi trascurerete.

Arriverete alla fine del mese e, per l'ennesima volta, una nota su quel diario virtuale narrerà le stesse identiche cose del mese precedente.
Incuriositi sbirciate dunque il vostro diario, fiduciosi che là dentro ci potrebbe essere la risposta ai vostri problemi. Ma vi accorgete che questa vita procede identica a sé stessa, con identici cicli, da anni.



Quanti di voi si trovano nella stessa situazione?
Come avete provato a migliorare la vostra situazione? E ci siete riusciti?
Io mi fermo lì..non la ritengo una cosa assurda..per me non ha senso davvero impegnarsi..un minimo lo devo fare ma solo per trovare un lavoro che mi consenta di mantenermi da solo.
Mi sono impegnato solo nella psicoterapia..perché stavo molto male e non potevo andare avanti così.
Vecchio 09-04-2016, 14:53   #9
Esperto
L'avatar di DownwardSpiral2
 

Presente, il problema è che non è più ciclica, ormai mi sembra d'esser partito per la tangente.
Vecchio 09-04-2016, 15:37   #10
Principiante
 

Quote:
Originariamente inviata da GameOver Visualizza il messaggio

Abbiamo capito che la ruminazione depressiva non serve a niente.

Come evitiamo, allora, la ricaduta mensile/settimanale?
Mah a parole si possono fare molte cose, positivamente pensando potrei dire insistendo cercando di prolungare i periodi lucidi. Chiedere a qualcuno di spronarti e stare attendo quando stai cedendo. Tenere traccia di quello che si fa, cosa che mi pare tu stia già facendo, e analizzare il transito dei periodi da poterlo riconoscere meglio in futuro.

Farlo é sicuramente molto difficile...bisogna tentarle.

Cosa che io non sto fancendo
Vecchio 09-04-2016, 15:50   #11
Avanzato
L'avatar di Drecks
 

Mi associo tra quelli in questa situazione, senza però fornire sbocchi utili per risolverla.

Dal canto mio posso dire che il fatto di essermi accorto a ripetizione della situazione in cui mi trovo ha finito per cercare di riprovare a uscire dal meccanismo più velocemente, anche se però ancora senza risultati.
Vecchio 09-04-2016, 15:55   #12
Principiante
 

Quote:
Originariamente inviata da Drecks Visualizza il messaggio
Mi associo tra quelli in questa situazione, senza però fornire sbocchi utili per risolverla.

Dal canto mio posso dire che il fatto di essermi accorto a ripetizione della situazione in cui mi trovo ha finito per cercare di riprovare a uscire dal meccanismo più velocemente, anche se però ancora senza risultati.
È già qualcosa essersene resi conto, io vedo che più mi analizzo e più vedo la quantità di errori che faccio. Ci sono giorni in cui la cosa mi distrugge ancora di più, ma da bisogna pur partire da qualcosa. Anch'io voglio trovare un meccanismo veloce, ma quando mi metto questa cosa in testa é peggio perché pretendo da me stessa un cambio troppo frettoloso che non arriva e mollo tutto.
Vecchio 09-04-2016, 16:36   #13
Esperto
L'avatar di sato
 

mi sembra di leggere me stesso...

la sensazione è quella di procedere per inerzia, senza veramente riuscire a cambiare rotta, ogni tanto ci si prova, ma si ritorna sempre sui propri passi...

alla fine uno pensa che forse la direzione che più si confà alla propria vita è proprio questa, ma come può essere questa se genera tanta sofferenza?

il problema vero però è che senza accorgercene questa vita ci ha cambiati, ci ha reso in qualche modo diversi, io me ne accorgo dallo sguardo degli altri, lo capiscono che c'è qualcosa che non va, gli altri si accorgono che sei disfunzionale, magari non sanno di preciso quale sia il problema ma si accorgono che c'è qualcosa... ovviamente a parte qualcuno, nessuno ti fa notare la cosa, per pena o per pudore...

quindi per cambiare veramente si ha la necessità di cambiare se stessi, la nostra natura, perché certe cose ormai le abbiamo interiorizzate... sopratutto noi che ormai abbiamo una certa età, non esagero dicendo che dobbiamo andare contro la nostra biologia, perché con l'età quella plasticità mentale che ci permette di adattarci a nuove situazioni e di cambiare schemi mentali viene meno

e quindi in definitiva lo sforzo da fare è a tutti gli effetti sovrumano, e quindi perdere fiducia in se stessi è il minimo, perché poi si arriva ad odiare se stessi
Ringraziamenti da
cancellato16916 (09-04-2016)
Vecchio 09-04-2016, 17:55   #14
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Quote:
Originariamente inviata da GameOver Visualizza il messaggio
Premessa

Apro questo thread nella speranza che sia uno spunto per chiunque altro accusi gli stessi sintomi del sottoscritto.
Mi scuso con i Moderatori se questa non è la sezione più adatta: il topic è impregnato nello spirito più ottimista possibile, alla ricerca di una soluzione, non è dunque uno sfogo.
Sotto questo auspicio ho voluto scrivere in questa cartella.

Autosvalutazione Ciclica

Il titolo del thread non pretende di assumere alcun carattere professionale né vuole celebrarsi alle nomenclature da DSM-IV.

Cosa è l'autosvalutazione ciclica? Provo a spiegarvela così.

È notte fonda, fuori è silenzio totale e voi siete davanti al vostro computer, intenti a riempire le pagine del vostro diario personale lamentando le solite cose: non avete raggiunto gli obiettivi che vi eravate posti all'inizio del mese, in voi scorre tra le vene un misto di rabbia e rassegnazione.

La rabbia supera la rassegnazione. Vi chiedete perché non avete fatto ciò che volevate fare. Voi sapete benissimo che volete quei risultati, ma non vi siete impegnati per raggiungerli. E in voi c'è una certa sensazione di rassegnazione, di autosvalutazione.
La percepite quando sorge la domanda spontanea "A che serve impegnarsi?", e la ritenete un'assurdità.
Quindi andate a letto, motivatissimi, perché dopo un'autopsicoanalisi avete delineato un qualche motivo che vi teneva inchiodati.
Nei giorni successivi vi impegnate nel perseguire i vostri obiettivi e i primi giorni sono perfetti: lavorate, studiate. State re-iniziando quello che volevate concludere.
Passa una settimana, dieci giorni. Inizia la fase di calo.

È subdola, non ve ne accorgete neppure ma vi allontanate dai vostri interessi. Iniziate a cazzeggiare su internet, c'è un sentimento di autosvalutazione che coprite con azioni disinteressate, mondane.
Pian piano vi disinteresserete di voi stessi, vi trascurerete.

Arriverete alla fine del mese e, per l'ennesima volta, una nota su quel diario virtuale narrerà le stesse identiche cose del mese precedente.
Incuriositi sbirciate dunque il vostro diario, fiduciosi che là dentro ci potrebbe essere la risposta ai vostri problemi. Ma vi accorgete che questa vita procede identica a sé stessa, con identici cicli, da anni.



Quanti di voi si trovano nella stessa situazione?
Come avete provato a migliorare la vostra situazione? E ci siete riusciti?
Da ciò che scrivi,sembra che l'auto svalutazione sia conseguenza e non causa del non raggiungimento degli obiettivi, o forse ne è sia conseguenza che causa creando il solito ciclo apparentemente infrangibile.
In alcuni casi può essere utile porsi la domanda: "Voglio veramente ciò che mi sforzo di fare?"

Poi è naturalmente una questione di abitudine. Una volta che un comportamento si è instaurato nella nostra mente(con pensieri annessi) da lungo tempo, farlo sloggiare può essere un'ardua impresa come moti qui ben sanno.

Io da un po' sto un po' migliorando, ma devo dire che anche dopo un periodo relativamente lungo di positività(alcune settimane), la neatività è sempre dietro l'angolo e se permetto per un solo istante ad uno dei pensieri auto svalutanti di "entrare", può rovinarmi un'intera giornata.

Un po' di tempo fa ho scritto questo:

http://www.fobiasociale.com/lago-della-bilancia-53540/

Non so se può esserti utile.
Vecchio 09-04-2016, 21:38   #15
Banned
 

Quote:
Originariamente inviata da Semifobico Visualizza il messaggio
Da ciò che scrivi,sembra che l'auto svalutazione sia conseguenza e non causa del non raggiungimento degli obiettivi, o forse ne è sia conseguenza che causa creando il solito ciclo apparentemente infrangibile.
In alcuni casi può essere utile porsi la domanda: "Voglio veramente ciò che mi sforzo di fare?"
Parto dall'ultimo pezzo: la domanda è legittima. Un modo per capire qual è la risposta è provare ad abbandonare ciò che si vuole fare. Se a questa azione segue un'angoscia, un vuoto, una sofferenza, una mancata affermazione di sé, direi che la risposta alla domanda è allora affermativa.
Se invece c'è un sollievo, probabilmente la risposta è negativa.

Dunque io credo che io voglia davvero fare quello che voglio fare (perché non ci spenderei tempo, soldi, energie). Ciò che me lo impedisce è un'impostazione negativa di pensiero secondo la quale "non posso, comunque mi impegni, raggiungere i miei obiettivi".
Questa situazione è aggravata ovviamente dagli anni persi, dal fatto che io pensavo di fare tutt'altra vita a 31 anni (pensavo che, a quest'età, avrei certamente raggiunto i miei obiettivi).

Come già affermato altrove, sopraggiunge una sofferenza, un pensiero di fondo che è tutto inutile, che ci vorrà troppo tempo, che non ce la farò mai. È questo che, lentamente, mi allontana dai miei obiettivi, unitamente a tipici pensieri depressivi.

Quote:
Originariamente inviata da Semifobico Visualizza il messaggio
Poi è naturalmente una questione di abitudine. Una volta che un comportamento si è instaurato nella nostra mente(con pensieri annessi) da lungo tempo, farlo sloggiare può essere un'ardua impresa come moti qui ben sanno.

Io da un po' sto un po' migliorando, ma devo dire che anche dopo un periodo relativamente lungo di positività(alcune settimane), la neatività è sempre dietro l'angolo e se permetto per un solo istante ad uno dei pensieri auto svalutanti di "entrare", può rovinarmi un'intera giornata.

Un po' di tempo fa ho scritto questo:

http://www.fobiasociale.com/lago-della-bilancia-53540/

Non so se può esserti utile.
Ho letto il tuo thread e devo dire che è confortante, sebbene le tecniche di PNL non riesca a ritenerle autorevoli e scientifiche (comprai un libro di PNL, ma è attualmente uno degli acquisti che più mi vergogno di avere fatto ...)

Però sembra che con te funzionino. Posso chiederti da quanto tempo ne fai uso? E che genere di miglioramenti hai ottenuto, quantitativamente?

Le crisi di pianto di cui parli, inoltre, io ho cercato di frenarle un po' come hai fatto tu: mi ripetevo che i pensieri che frullavano in testa non erano veri, ma non riuscivo a spegnerli. Forse sarebbe stato più facile rendendosi attivi in quel periodo, ma sappiamo che la volontà è la prima cosa che viene a mancare nell'episodio depressivo.

Come avvenivano le tue crisi di pianto e come hai migliorato anche questo problema?
Vecchio 09-04-2016, 21:55   #16
Esperto
L'avatar di Boriss
 

credo che il tuo problema sia molto più alla radice... non puoi curare una malattia solamente cercando di sopprimerne i sintomi perchè si ripresenterà
Vecchio 10-04-2016, 09:12   #17
Banned
 

Sto valutando se ritornare in terapia. Preferibilmente TCC come facevo un anno fa.
Ma vorrei cercare adesso un modo per farlo nella maniera più economica possibile, per via di due ovvie ragioni:

a) pagando poco posso fare una seduta a settimana (invece prima ne facevo una al mese);

b) lo psico privato costa un botto e ho la spiacevole sensazione, a volte, che voglia intrattenermi per lucrare;


Dalla b) è ovvio che non potrò mai fidarmi ciecamente di lui.
Domani forse vado a parlare col medico di base (che è una gran scocciatura, perché è un amico di famiglia e l'imbarazzo è tanto ...), ma non voglio più sprecare la mia vita in questo modo miserabile.


Voglio adesso spendere due parole ritornando in Topic.

Io ho individuato, grazie agli anni in terapia e ad un po' di lavoro su me stesso, parecchi pensieri disfunzionali e alcuni li ho un po' ''levigati''. Essi facevano parte di un modello cognitivo che avevo ed era difettosissimo, applicato unicamente su me stesso e sono:


A) Iper-autocritica;

B) Pretesa di perfezione: dovevo essere perfetto qualunque cosa facevo;

C) Paragone con gli altri e conseguente svalutazione perché pensavo che chiunque potesse superarmi NON per meriti veri, ma perché tutti ce l'avevano con me/ il mio passato mi condannava senza possibilità di appello;

D) Iniziò a maturare in me una convinzione latente e poi fortissima di essere inadeguato per qualsiasi attività: dunque tutte le passioni che avevo diventavano lavoro a vuoto, perché ero indegno di praticare qualcosa come uno stupido perde tempo cercando di provare l'Ipotesi di Riemann;

E) Pensavo che le donne mi schifassero per i suddetti punti A), B), C), D), perché nella mia condizione di 31enne all'università plurifuoricorso (a causa della depressione, però) non potevo che apparire loro come uno sfigato che ha paura di tutto e tutti (in realtà questo è ciò che io penso di me stesso);


Ricordo ancora la fine del mio primo anno di università; gli studenti del corso accanto videro un mio intervento in aula e mi lodarono (immeritatamente >_>). Una ragazza mi si avvicinò, io non ebbi paura.
Con la scusa di volere spiegato un esercizio andammo in un'aula vuota ... Mi sentivo amato, rispettato. Mi sentivo intelligente.

Adesso sono la persona più scarsa e indegna di possedere un libro che esista al mondo.
Vecchio 10-04-2016, 14:41   #18
Banned
 

Quote:
Originariamente inviata da GameOver Visualizza il messaggio
Parto dall'ultimo pezzo: la domanda è legittima. Un modo per capire qual è la risposta è provare ad abbandonare ciò che si vuole fare. Se a questa azione segue un'angoscia, un vuoto, una sofferenza, una mancata affermazione di sé, direi che la risposta alla domanda è allora affermativa.
Se invece c'è un sollievo, probabilmente la risposta è negativa.
Si anch'io ultimamente ragiono abbastanza così, ma non è detto che sia una regola assoluta. Il mondo dei sentimenti è labile e oscuro.

Esempio: un'angoscia può anche essere conseguenza di un dubbio.
Io posso in fondo non voler fare una cosa, ma il dubbio che forse dovrei,che forse vorrei,che forse perdo un'occasione, può angosciarmi. E' così decido di farla non perchè la voglio, ma perchè decidendo mi libero dal dubbio che mi sta angosciando.Se invece decido di non farla resto col dubbio e non risolvo la cosa.

Parli di un vuoto, di una mancata affermazione di se. Ma attenzione che ogni volta che cediamo ad una qualsiasi paura possiamo avere quella sensazione di mancata affermazione di se. Il che non significa che vogliamo ogni cosa che ci fa paura.

Infine sul sollievo bisogna dire che il sollievo può comparire anche affiancato alla rinuncia e alla conseguente sofferenza. Io dopo molto tempo che mi ero abituato a rinunciare ho iniziato a provare sollievo misto sofferenza ogni volta che rinunciavo(http://www.fobiasociale.com/godere-del-dolore-51543/). Questo solo per dire che i sentimenti sono davvero strani e labili.
Quote:
Originariamente inviata da GameOver Visualizza il messaggio
Dunque io credo che io voglia davvero fare quello che voglio fare (perché non ci spenderei tempo, soldi, energie). Ciò che me lo impedisce è un'impostazione negativa di pensiero secondo la quale "non posso, comunque mi impegni, raggiungere i miei obiettivi".
Questa situazione è aggravata ovviamente dagli anni persi, dal fatto che io pensavo di fare tutt'altra vita a 31 anni (pensavo che, a quest'età, avrei certamente raggiunto i miei obiettivi).

Come già affermato altrove, sopraggiunge una sofferenza, un pensiero di fondo che è tutto inutile, che ci vorrà troppo tempo, che non ce la farò mai. È questo che, lentamente, mi allontana dai miei obiettivi, unitamente a tipici pensieri depressivi.
Sono in una situazione analoga alla tua: 31 anni e una vita da costruire come se dovessi appena scegliere che scuola superiore fare per indirizzare il mio futuro. E ovviamente un senso di sconforto perchè sono "vecchio".
A volte ho i tuoi stessi pensieri, ci ho lottato e ci sto lottando.

Quote:
Originariamente inviata da GameOver Visualizza il messaggio
Ho letto il tuo thread e devo dire che è confortante, sebbene le tecniche di PNL non riesca a ritenerle autorevoli e scientifiche (comprai un libro di PNL, ma è attualmente uno degli acquisti che più mi vergogno di avere fatto ...)

Però sembra che con te funzionino. Posso chiederti da quanto tempo ne fai uso? E che genere di miglioramenti hai ottenuto, quantitativamente?

Le crisi di pianto di cui parli, inoltre, io ho cercato di frenarle un po' come hai fatto tu: mi ripetevo che i pensieri che frullavano in testa non erano veri, ma non riuscivo a spegnerli. Forse sarebbe stato più facile rendendosi attivi in quel periodo, ma sappiamo che la volontà è la prima cosa che viene a mancare nell'episodio depressivo.

Come avvenivano le tue crisi di pianto e come hai migliorato anche questo problema?
Per mia esperienza posso dirti che con me le tecniche di pnl hanno funzionato un po'. Ne ho usate di semplici,proprio tecniche base che trovi su un libro base che poi magari ti indico.
Mi è servito ad ampliare un po' il morale positivo rispetto a quello negativo,elemento fondamentale per riprendere a pensare positivo, perchè pensare positivo in modo astratto non ha quasi alcun effetto,in quanto l'abitudine e quindi la chimica cerebrale sono comunque preponderanti.
In generale mi è servita a blandire il mio senso di inadeguatezza, ma gli effetti a volte vengono meno, non sono duraturi e assoluti. Comunque aiuta.

Prima di usare la pnl però, ho fatto un "semplice" sforzo di volontà: ho bloccato i pensieri negativi. Non nel senso che una volta formulato il pensiero negativo ho iniziato a smentirlo, ma nel senso di stroncarlo sul nascere quando ti accorgi di iniziare a pensarlo. Se poi ti capita di pensarlo comunque allora puoi metterti a smentirlo,a considerarlo come non vero, che comunque non è inutile.
In questo modo ho iniziato a fermare le crisi di pianto.
Ce da dire che a volte il pianto è liberatorio e dopo aver pianto sentivo di riacquistare un po' di forza. Quindi non ritenere il pianto necessariamente negativo.
Vecchio 13-04-2016, 09:51   #19
Banned
 

È stranissimo.
Più vado avanti, più mi convinco che probabilmente la terapia di tre anni che ho fatto non colpiva bene i miei problemi. Oltre la depressione potrebbe esserci qualcosa di più, qualcosa di meno.
Ho avuto anche recenti esperienze di depersonalizzazione e l'umore è altamente instabile.

Il mio thread La Beffarda Realtà è in parte collegato a questo in quanto lì accuso parte delle sensazioni, delle idee, dei pensieri che ho sviluppato in questi sei anni di inferno, sei anni vissuti in un limbo.


Stamattina mi è accaduta una cosa stranissima, mentre riflettevo su me stesso.
Ad un certo punto pensavo a come tutto questo fosse causato dalle paure più profonde che albergano nel mio inconscio e come per magia ho avuto una sorta di ritorno di energia psichica, di colpo. Come una scossa.
Mi sentivo stranamente più potente e tutto il male sembrava essere svanito. Sparito nel nulla.
In questo momento non accuso particolari angosce, ma è probabile che questa sia solo una fase di intramezzo tra le fasi down (episodi depressivi).

Ultima modifica di cancellato16916; 13-04-2016 a 09:53.
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