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Originariamente inviata da muttley
Avete mai osservato qualcuno intento ad eseguire un'opera di precisione, come eseguire un brano musicale impegnativo, un'azione sportiva individuale che richiede estrema precisione (il nuoto per esempio, ma mi viene in mente anche la ginnastica olimpica) e via discorrendo e pensare a come riescano a rimanere sempre concentrati senza mai cedere solo per un attimo, quell'attimo in cui esci fuori dalla "trance agonistica" e perdi tutto? Riuscite ad eseguire qualcosa senza sosta e senza pensare a quello che state facendo?
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L'esempio che fai secondo me è scorretto.
Per le persone allenate a fare sempre le stesse cose non c'è bisogno di concentrazione o attenzione per eseguire queste cose, già ce l'hanno il pattern per eseguire certi movimenti, lo attivano e questo risolve quasi automaticamente quel che ad una persona non allenata sembra complicatissimo.
Ad esempio quando guido non ho bisogno di star concentrato e attento come quando stavo imparando a guidare. L'attenzione e concentrazione che mi servono per essere efficiente al volante non sono elevate.
Magari può sembrare che mi sto concentrando a chi non sa ancora guidare e che ci vuole chissà quale attenzione per riuscirci dato che questa persona per riuscire a fare quel che faccio io deve stare molto concentrata e attenta non avendo le strutture cerebrali che ho io e che si sono sedimentate.
State attenti e concentrati quando camminate? Penso di no. Eppure è un'operazione di coordinazione abbastanza complicata che in fin dei conti si è appresa in buona misura provando e che si fa senza sosta in certe circostanze (quando fate una passeggiata, o vi allenate a correre).
L'attenzione serve soprattutto quando si impara, non poi quando si è imparato e si esegue.
Il problema sorge quando non si riesce mai ad imparare e bisogna metterci sempre attenzione. Credo che nessuno riuscirebbe a suonare uno strumento ed eseguire performance complicate senza "routine inconsce" (uso questo termine inventato adesso perché non saprei cosa usare, ma è qualcosa del genere).
Dovrebbe capitare una cosa del genere: l'interesse stimola la concentrazione e l'attenzione nel far qualcosa, la ripetizione fa sedimentare certe strutture, queste diventano inconsce, e si usa poi l'interesse per attivare l'attenzione libera per perfezionarle ancora (dato che una certa quota di attenzione adesso non la si deve usare per far certe cose, non disponiamo di un'attenzione infinita) e così via.
E si diviene così sempre più abili in relazione a qualche attività.
Per questo poi è difficile togliere certe abitudini a chi già ha imparato a far certe cose in certi modi e certi insegnanti cercano di toglierle subito a chi sta apprendendo qualcosa.
Io sono dell'idea che là dove non si sa fare ancora qualcosa è la motivazione che manca o magari è il sistema di apprendimento che è un po' difettato e bisogna ripetere troppe volte un esercizio per apprenderlo, non la capacità di stare attenti. Non ne serve tantissima a chi fa un esercizio di un'ora al giorno con concentrazione, il problema si sposta sull'essere motivati a farlo questo esercizio e sulla velocità con cui si riescono a formare queste strutture non coscienti. Penso che a parità di attenzione ed impegno le persone hanno livelli di apprendimento diversi in questo o quel settore, migliori o peggiori, e questo circolarmente incide anche sulla motivazione a continuare ed insistere.
Perché se la motivazione è scarsa e c'è bisogno di tempo per apprendere (e non si vedono risultati che ripaghino l'impegno), le cose possono saltare per aria anche se in parte si è migliorati.