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Vecchio 22-11-2015, 21:32   #1
Esperto
L'avatar di filosofo
 

Condivido con voi un articolo interessante sul cambiamento

http://motivazionetreseicinque.blogs...iamento-e.html

Sono d'accordo con il messaggio dell'autore.
è proprio il disagio che una condizione A e una condizione B che ci frega.

Io spesso mi sono fatto bloccare da questo, e nelle aree "critiche" lo faccio ancora.
Invece quella fase "tremenda" è l'unico vero lasciapassare per diventare un altro tipo di persona.

E più ci si lascia bloccare, più si complica la situazione, è come se si aggiungesse un altro strato di mattoni, quando invece adrebbe affrontata stile "ariete".

Io mi do un'ultima chance perché sto per affrontare un grosso cambiamento, e lì dovrò necessariamente darci dentro, "morire" e rinascere.
Non posso più permettermi di aspettare. Troppi anni buttati, in una vita vissuta neanche a metà... giusto mezzo antipasto.
Ho cercato "percorsi alternativi". Tutte cazzate. Perdite di tempo e di soldi.
Bisogna prendere il torno per le corna, o quelle corna finiranno per infilzarci, nell'unica fottutissima vita che abbiamo a disposizione.
Ringraziamenti da
Markos (23-11-2015)
Vecchio 22-11-2015, 22:14   #2
Esperto
L'avatar di filosofo
 

Questo certamente, ma credo che alcuni vadano fatti a prescindere.
Penso all'elasticità, ad avere una mentalità poliedrica, riuscire a "procacciarsi" le cose.

Perché oggi più che mai qualsiasi cosa su cui poniamo le attenzioni (es. lavoro, partner, ecc.) difficilmente possiamo considerarle certezze a lungo termine.
E se ci culliamo troppo con le "certezze", qualora venissero a mancare, rischieremmo di accusare il colpo in maniera troppo forte.

Se invece aggiungiamo alla nostra personalità delle caratteristiche che ci permettano di affrontare i cambiamenti con maggior efficacia e proattività... credo sia un buon investimento.

Cosa difficile per tutti, forse per noi che siamo qua un pò di più.
Vecchio 22-11-2015, 23:33   #3
Banned
 

Bell'articolo, ma con tutti questi io sembra un discorso di Fichte haha.
Vecchio 23-11-2015, 00:01   #4
Esperto
 

Articolo molto interessante Filosofo grazie per averlo condiviso...
Vecchio 23-11-2015, 00:41   #5
Esperto
L'avatar di Weltschmerz
 

Vago e un po' drammatico per i miei gusti.
Vecchio 23-11-2015, 03:24   #6
Esperto
L'avatar di filosofo
 

Quote:
Originariamente inviata da Joseph Visualizza il messaggio
Affrontare l'ignoto, mi sembra, per questo tipo di motivatori significa affrontare le sensazioni che si provano quando ci si comporta secondo un'idea prefissata (quindi appartenente all'io) che si ha di come si dovrebbe essere/comportarsi... in pratica l'io che prova a realizzare sè stesso, un trip notevole, che però cosa c'entra con l'ignoto?
Io l'ho inteso in questo modo.. Faccio un esempio banale:

Situazione attuale: mettiamo che sono uno che evita ogni tipo di invito perché mi mette ansia
mio obiettivo da realizzare: partecipare ed essere protagonista della situazione

A questo punto, nel momento in cui dico Sì anziché No, mi si crea una sorta di "vuoto", dato che non ho un comportamento ormai "automatico" per gestire queste situazioni.

Da qui al realizzare l'obiettivo dovrò vivere esperienze che mi sono in un certo senso "ignote", dovrò famigliarizzare con le persone e le situazioni, acquisire sempre più sicurezza ed essere meno passivo e più protagonista.

E devo dire di sì in maniera disciplinata fin quando questa cosa del partecipare ed essere protagonista agli eventi non diventi un'abitudine, una seconda pelle, una cosa naturale quasi come bere un bicchier d'acqua.
Va fatto con autentica disciplina, perché per giorni, forse mesi, continuerò a sentirlo questa sorta di condizionamento preesistente.

La risposta immediata continuerà ad essere No, ma dovrò sforzarmi di dire Sì. Fin quando il Sì non sarà naturale.

Ci riflettevo meglio poco fa e credo che questo punto sia davvero fondamentale

Io ce l'ho avuto un breve periodo in cui esteriormente a momenti passavo da estro, con ragazza, situazioni, un compleanno con un gruppo rock, bla bla.

Ma son cose che ho perso in fretta, perché a un certo punto hanno vinto i condizionamenti dei 22 anni precedenti.
Idem quando andai a convivere. Partii "splendido" e in breve tempo la merda ritornò.

Disciplina è la parola chiave.
Una sorta di prezzo da pagare, assieme al disagio che comportano le esperienze fuori dalla cosiddetta "zona di comfort", per raggiungere un cambiamento duraturo.

Perché la fregatura è che più persistiamo nei soliti comportamenti, e più li "fortifichiamo". E io, per dire, ho 30 anni. Non è facile stravolgere una determinata area se per circa 30 anni buoni è stato battuto il sentiero sbagliato.

Voglio proprio vedere cosa combino i prossimi mesi
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