Vi siete mai sorpresi a pensare "ecco, questo è il momento giusto per sparire, lasciare tutto, arrendermi"? Ma in modo sereno e determinato, non solo per abbandonarvi ad un momento ancora più negativo del solito.
A me non era mai capitato, in questi termini, fino a questa mattina e ho deciso di aver fatto quel genere di pensieri per la prima ed ultima volta.
Ho a lungo meditato sul da farsi ed ero intenzionata ad abbandonarmi agli eventi silenziosamente, emulando il cadere di una secca foglia d'autunno che cedendo al suo destino non emette alcun suono. In effetti, nessuno si sofferma a guardare una singola foglia abbandonare il proprio albero, soprattutto in autunno. Ne cadono decine e decine, ma nessuno ci presta attenzione fin quando non ci si ferma malinconicamente ad osservare gli alberi del tutto spogli, rimpiangendo i tempi in cui apparivano rigogliosi e vitali. E, quandanche fosse la prima foglia autunnale a cadere, passerebbe inosservata, sgualcita e calpestata da qualche piede frettoloso.
Io, però, non ho nessun albero che mi rappresenti, ragion per cui ho deciso di scrivere quanto segue. Stavolta non sarò dispiaciuta se anche queste mie parole dovessero passare inosservate, come la mia intera, giovane vita. Il mio contraddittorio messaggio è quello di non perdere mai la speranza in qualcosa di buono, migliore, perchè è proprio questa la forza maggiore che credo tutti posseggano e sottovalutino. Non baderò molto alla forma del mio messaggio, non fatelo neanche voi.
"Mi trovo per l'ennesima volta di fronte ad un mio gravoso fallimento. Son qui che lo contemplo, esaminando i passi fallaci che mi han condotta all'indesiderato risultato.
Non è importante esplicitare di cosa si tratta, perchè i pensieri che ogni fallimento porta con sè han spettro ben più ampio. Tanto che, in quelli che mi son sembrati pochi istanti, ho ripercorso la mia tenera vita. Naturalmente, scavando così a fondo si riscoprono vecchie cicatrici e molti eventi poco lieti, lasciandosi condizionare dal peso della scelta che si sta per compiere.
Decido di abbandonare questi pensieri dalle tinte indelebilmente fosche, per il momento.
Mi accingo a scrivere col cuore sereno per la prima volta, quasi come se fossi in completa armonia con ciò che mi circonda. E' una bella sensazione, anche se, il mondo, in realtà, è stato ben poco generoso con la sottoscritta.
Sol ora mi rendo conto di quanta forza io abbia sviluppato nel tempo, di tutte le volte che mi son rialzata ancora sanguinante, di tutti i sorrisi che ho donato mentre ancora mi leccavo le profonde ferite.
Ho visto negarmi affetti d'ogni genere, trovare abbracci solo stringendo le mie stesse braccia intorno al corpo, constatare che i miei coetanei son circondati da così tanto amore che lo dan per scontato, mentre io li osservo criticare sentimenti che a me non è stato dato di provare.
Ho visto i miei sogni calpestati da un'ingiusta burocrazia fondata sul denaro, le mie passioni soffocare sotto il peso dei problemi, i miei disturbi accrescere a discapito della voglia di vivere.
Ho assistito giorno dopo giorno alla fine della mia vita, inerme. Smettere di vivere, come si suol dire, non equivale al fermarsi del cuore o della respirazione, almeno non fisiologicamente. Bisogna essere in grado di non lasciarsi portar via ciò che stimola ad andare avanti, ciò che nonostante tutto fa esser contenti d'aver vissuto un altro giorno, senza precludersi le mille opportunità che la vita presenta. Io, invece, ho permesso che la mia vita si svuotasse, perdendo il diritto d'esser appellata in tal modo.
E' tanto tempo che non vivo più. Ah, maledetto il giorno in cui permisi tutto questo. Maledetto il giorno in cui, sicura della mia forza, sottovalutai quella del mondo.
Non trovo più affinità con i miei simili nè provo più piacere nell'assaporare le mie più profonde passioni. Non riesco più a creare legami con chi mi è intorno, o, forse, non mi interessa più. Ormai ho bruciato le tappe. Quanto succitato non dovrebbe esser parte del leggero bagaglio di un'adolescente, alle prese con ben altri problemi.
Avrei voluto veder realizzate le mie ambizioni ed essere in grado di conservare a lungo quei piaceri che astraggono dal tempo. Avrei voluto essere più forte di quanto non mi stia dimostrando ed evitare dolori e delusioni alle persone a me care.
Avrei voluto essere in grado di custodire meglio la speranza, ma ormai non avrebbe più senso, l'ho rimpiazzata con la rassegnazione che tanto disprezzo ed intendevo fuggire. Vedo dissolversi davanti ai miei spenti occhi le mille strade che avevo di fronte ed inizio a percorrere il breve, lineare sentiero rimasto, la proverbiale scelta più semplice."
Quest'oggi ho rivolto un pensiero anche a voi, che vi siate apprestati o meno a leggere le mie inutili parole.