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Vecchio 12-02-2008, 00:36   #1
Principiante
L'avatar di Chitto
 

Riporto qui un testo che trovai tempo fa in tema di suicidio. Penso sia interessante da leggere, specie per chi ci ha pensato su o l'ha messo in pratica.

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Apologia del suicidio
di Maria Vittoria Morokovski

Ho appena letto un brano di una brava scrittrice a proposito del desiderio di suicidio insito in ognuno di noi.

Mi è sembrato riduttivo.

Ho pensato molte volte ad uccidermi, la prima volta fu quando avevo soltanto otto anni, sembrava che mia madre non mi capisse, e, di fatto, non mi capiva, decisi di farla riflettere e di punirla, mi misi sul cornicione del balcone, eravamo all’ottavo piano di un alto palazzo di via S. Costanza 13, a Roma.

Serena, senza paura stavo per librarmi nel vuoto. Invece fui catapultata a terra da un mio coetaneo, che aveva prontamente scavalcato atterrando sul nostro terrazzo e m’aveva tirata giù, inconsapevole del mio proposito, disse: «Scusa se ti ho fatto male, mi sembrava che stessi per cadere!».

Aveva pensato che giocassi, non aveva capito nulla neanche lui…

Ma la rabbia e la delusione erano svanite, mi faceva male un gomito battuto cadendo.

Non pensai più al suicidio fino al diciottesimo anno.

A 18 anni lo contemplai soltanto, non agii, ma a 21 lo avrei messo in atto, forse…

Il mio fidanzamento era miseramente naufragato per sterili questioni di dote e prestigio sociale, avevo reagito riprendendo gli studi; poi per amore di mia madre, avevo dovuto far sopprimere il cane che adoravo, l’aveva presa alla gola e, benché avesse le sue buone ragioni, era colpa di mia madre che aveva riempito casa d’altri cani scatenando la sua gelosia, decidemmo fosse troppo pericoloso.

Mia madre era fuggita da un’amica per non partecipare all’omicidio del cane, al ritorno, volle tacitarsi la coscienza dandomi dell’assassina.

Anche quella volta l’incomprensione fu così macroscopica che uscii senza cappotto, era il due novembre e faceva freddo a Milano.

Non sapevo bene cosa avrei fatto, certo non sarei tornata a casa, forse mi sarei buttata sotto ad un treno, come Anna Karenina.

Incontrai una conoscente, vedendomi senza cappotto con gli occhi spiritati, capì che qualcosa non andava, non fece domande, mi trascinò a casa sua dove restai quasi segregata e guardata a vista a turno dalla signora, dal marito e dalla suocera.

Venne a trovarmi anche il veterinario che aveva praticato l’iniezione letale al cane, nessuno di loro disse dov’ero a mia madre per una settimana, poi, mi riportarono a casa.

La ribellione era sbollita, non pensai più a morire.

La terza volta fu ancora per una profonda incomprensione con mia madre, fuggii da casa, avevo 24 anni allora, mia madre fece togliere il motore dalla mia auto, chiuse il mio conto in banca rendendo impossibile la vita agli amici, che avrebbero potuto darmi asilo ed aiutarmi.

Mi ritrovai nella pensione Magic, i soldi che mi erano rimasti sarebbero bastati per due o tre giorni, decisi di tagliarmi le vene, badando a non sporcare la bella camicetta di Guarnera, avevo già estratto le lamette dal beauty-case e pensavo se scrivere la lettera d’addio oppure no.

In quel momento bussò alla porta un altro ospite della pensione, un certo Francesco, brindisino, alto, moro, lo sguardo sfrontato ed il sorriso accattivante, era a Milano in cerca di lavoro, me lo aveva raccontato quando c’eravamo incontrati al bar, dove pasteggiavo a cappuccini e brioches.

Mi chiese se avevo della carta da lettere da prestargli, ma qualcosa gli fece capire le mie intenzioni, si precipitò sulle lamette, sequestrò le mie forbicine e decise di salvarmi la vita.

Ci riuscì. Il giorno dopo ero a casa, con l’orgoglio ferito e la dignità sotto ai piedi, ma viva.

Il quarto tentativo riuscì quasi, tre giorni di coma e la prima pagina dei quotidiani stigmatizzarono la realtà del mio proposito.

Avevo 38 anni, la decisione di ingurgitare quelle pillole fu immediata e senza ripensamenti, tutto ciò in cui avevo creduto era crollato, il mio sogno di maternità, l’uomo che amavo, il lavoro ed ancora una volta mia madre, questa volta volevo proprio chiuderla quella lotta impari contro un destino troppo difficile da affrontare.

In un attimo valutai passato presente e futuro, quest’ultimo mi sembrò un muro nero, alto ed invalicabile.

Non volevo più soffrire né lottare, volevo solo non esistere.

Ricordo vagamente l’autoambulanza, la lavanda gastrica e poi più nulla, per tre lunghi e meravigliosi giorni il nulla del coma.

Al primo risveglio non capii dov’ero né perché fossi lì, in vero non sapevo neppure chi fossi.

Vidi un braccio enorme, bluastro, gonfio di flebo mal fatte, non poteva essere il mio, io avevo un bel Rolex al polso, dov’era il mio Rolex?

Strano che, stupidi oggetti, ti vengano in mente quando vuoi morire, se davvero volevi morire che t’ importa del Rolex?

Morire sì, ma non farmi fregare, mi risposi con una logica propria del momento.

Poi ricaddi nel nulla.

Udii una voce femminile dire: «Questa non ce la fa!».

Era forse riferito a me quel commento?

Meno male, non ce la volevo fare.

Ancora un po’ di pace, poi mi ripresi, mia madre era venuta benedicendo il fatto che avessi perduto il “bastardo” che avevo concepito ed il fatto che mi fossi lasciata con quel poco di buono, i colleghi mi chiedevano di firmare dei documenti, le uniche parole sensate vennero da una tossica che sarebbe morta pochi mesi dopo.

Purtroppo mi rimisero in piedi, potei notare che il padre del “bastardo” perduto non si era fatto vivo, che anche sua madre, pur essendo venuta a curiosare, non aveva trovato opportuno farsi vedere, che gli amici avevano bollato come depressione la mia volontà di non vivere, altri amici pensarono che lo avessi fatto solo per far impietosire il mio amante e farmi sposare.

Era un festival di cattiverie e d’incomprensioni, che dovetti affrontare subito.

Neanche lo psichiatra dell’ospedale, fece nulla per aiutarmi, esaurite le domande di routine, si era alzato e se n’era andato senza proferire verbo.

Ma perché li pagano quelli?

Odiai tutti coloro che pontificarono sul suicidio definendo, psichicamente labili, coloro che lo mettevano in atto e tutti coloro che parlarono di depressione.

Colui che vuole suicidarsi ama la vita molto più di loro, non sopporta una mezza vita, calpestata, sminuita, violentata.

Vuole o tutto o niente, certo che il niente sia liberatorio e senz’altro preferibile al presente e, soprattutto al futuro che lo attende.

Il voler morire è un’affermazione estrema del desiderio di vivere una vita soddisfacente e gratificante.

Latente è il desiderio di far riflettere tutti coloro che non hanno risposto ai suoi appelli e segnali.

Vorrebbe essere amato da coloro che ama, compreso da coloro che ha cercato di comprendere, si arrende all’evidenza e capisce che bolleranno la sua morte come un atto inconsulto dovuto ad un attimo di debolezza.

La più grande assurdità che affermano a tutte le latitudini, suicidarsi non è facile e non potrebbe mai metterlo in atto un debole; è un po’ come uccidere, si deve oltrepassare una barriera, chi ha ucciso può suicidarsi con facilità, ma chi ha rispettato la vita, persino quella degli insetti, per lui suicidarsi è difficilissimo, non sa come si fa ed ha paura del dolore fisico.

L’aspirante suicida vuole liberarsi dal dolore di vivere e cerca un modo indolore per morire, ecco perché tanti non ci riescono o ci rinunciano, non apprezzano il loro modo di stare al mondo, solo non sanno come uscirne.

Parlando con un dotto amico dei miei tentativi falliti lo sentii dire cose che allora mi parvero estremamente giuste e che oggi potrei confutare senza difficoltà.

In sostanza lui sosteneva che i miei primi due desideri di morte esprimessero il desiderio d’annientamento fisico, infatti, il corpo sarebbe stato irriconoscibile dopo una caduta dall’ottavo piano o dopo essere stato maciullato da un treno.

Il terzo modo, tagliarsi le vene, rappresentava un desiderio più profondo, desideravo svuotare il corpo dalla linfa vitale e farne uscire la sofferenza.

Il quarto, messo in atto in modo imperfetto, rappresentava il culmine di quell’escalation e voleva annientare il pensiero.

Secondo lui non avrei più desiderato né osato tentare altri modi di farla finita in futuro.

Per molti anni ho creduto avesse ragione, oggi non ne sono più altrettanto sicura, dal momento che ho ripreso a pensarci spesso e, per motivi pratici, opterei di nuovo per il taglio de vene, sia per motivi pratici, è il meno costoso e difficile.

L’assurdo è che alterno giorni d’euforia e di voglia di lottare e vincere a giorni in cui vorrei sdraiarmi e non alzarmi più, anche questa con me stessa è una lotta durissima e faticosissima.

E non parlatemi di depressione o d’instabilità psichica!

Fatemi essere un po’ felice e vi farò vedere io quanto sono depressa!

Datemi ancora un po’ di dolore e vedrete se non farò il salto.

Il pensiero del suicidio è una vocazione, è un via d’uscita sempre possibile, una porta aperta che ti permette di lottare per la vita, se poi andasse male hai sempre il suicidio come soluzione alternativa.

È un modo di vivere con la morte a fianco, un’amica discreta che potrebbe toglierti dai guai, un modo di esistere sul filo del rasoio in cui apprezzi molto di più le piccole vittorie e gioie della vita, di quanto non facciano coloro che affermano di voler vivere a tutti i costi, che invece hanno solo una fottutissima paura di morire.

Colui che è pronto a morire in qualsiasi momento è uno che ha la coscienza tranquilla e non teme il giudizio di Dio, non sa se Dio esiste, qualora esistesse, non gli farebbe paura, anzi, vorrebbe fare con Lui una bella chiacchierata.

Non so come concluderò la mia avventura terrena, ma vi prego, non dite più che la gente che si toglie la vita lo fa perché depressa, in un momento di debolezza o altre scemenze del genere.
Vecchio 12-02-2008, 01:19   #2
Esperto
L'avatar di pain
 

classica tipa succube della mamma... a 24 si fa chiudere il conto e si fa mettere sotto cosi?? 8O

mia madre ha smesso di rompermi il cazzo quando a 14 anni diventai alto quanto lei, e negli anni successivi la superai senza problemi

da allora mi ricorda sl ke razza d parassita sono, xk vivo sulle spalle dei miei
(avessi indipendenza economica me ne andrei anke subito) :evil:


Quote:
il corpo sarebbe stato irriconoscibile dopo una caduta dall’ottavo piano

questo non è vero, ho assistito mio malgrado a un episodio d "morte bianca" sul lavoro, dove un operaio è caduto dal 4 piano dopo la rottura d un tubo innocenti dell'impalcatura.
io l'ho intravisto mentre lo caricavano in ambulanza,
era perfettamente normale tranne il rivolo d sangue ke gli usciva dalla bocca e x il dettaglio ke era senza vita
Vecchio 12-02-2008, 01:41   #3
Principiante
L'avatar di Chitto
 

Quote:
Originariamente inviata da pain
Quote:
il corpo sarebbe stato irriconoscibile dopo una caduta dall’ottavo piano
questo non è vero, ho assistito mio malgrado a un episodio d "morte bianca" sul lavoro, dove un operaio è caduto dal 4 piano dopo la rottura d un tubo innocenti dell'impalcatura.
io l'ho intravisto mentre lo caricavano in ambulanza,
era perfettamente normale tranne il rivolo d sangue ke gli usciva dalla bocca e x il dettaglio ke era senza vita
Non tutti hanno questa fortuna... fatti un giro su Rotten... :s
Vecchio 12-02-2008, 01:43   #4
Intermedio
L'avatar di Serotonino2
 

scusa se te lo dico chitto, mi sembri una persona molto sensibile però potevi evitare di aprire questo post riportando questo testo che inneggia al suicidio, qui in questo forum dove c'è gente magari in un momento di depressione che ha bisogno di leggere argomenti che esaltano l'importanza della vita anche nei momenti più difficili, e non di immedesimarsi nell'autrice di questo racconto, c'è gente che ha tentato il suicidio, e non gli farebbe bene leggerre queste cose. C'è sempre spazio per assaporare un po della bellezza che la vita ci offre, anche quando ci si sente ormai finiti, finchè c'è vita c'è speranza di poter gioire, e vale la pena continuare a combattere con l'idea che prima o poi arrivi il momento tanto atteso, in questo testo si vede il suicidio come una sorta di gesto eroico, la vita è sacra



Quote:
Il pensiero del suicidio è una vocazione, è un via d’uscita sempre possibile, una porta aperta che ti permette di lottare per la vita, se poi andasse male hai sempre il suicidio come soluzione alternativa.
il suicidio è sconfitta, è la via del nulla




Quote:
È un modo di vivere con la morte a fianco, un’amica discreta che potrebbe toglierti dai guai, un modo di esistere sul filo del rasoio in cui apprezzi molto di più le piccole vittorie e gioie della vita, di quanto non facciano coloro che affermano di voler vivere a tutti i costi, che invece hanno solo una fottutissima paura di morire.
io la vedo cosi: chi vuole morire ha una paura fottuta di morire e tanta voglia di vivere chi vuole vivere a tutti i costi ha le stesse paure e voglie con in più la convinzione di potercela fare...
Vecchio 12-02-2008, 03:02   #5
Principiante
L'avatar di Chitto2
 

Quote:
Originariamente inviata da Serotonino2
scusa se te lo dico chitto, mi sembri una persona molto sensibile però potevi evitare di aprire questo post riportando questo testo che inneggia al suicidio,
Non "inneggia" al suicidio. Ne spiega le ragioni viste da chi questa situazione l'ha vissuta sulla propria pelle. Cosa ben diversa. È una testimonianza importante, sia per chi prova certi sentimenti che per chi cerca di aiutarli. Non puoi aiutare una persona se prima non capisci ciò di cui ha bisogno. Ritengo che questo testo contribuisca a questo.

Quote:
Originariamente inviata da Serotonino2
qui in questo forum dove c'è gente magari in un momento di depressione che ha bisogno di leggere argomenti che esaltano l'importanza della vita anche nei momenti più difficili, e non di immedesimarsi nell'autrice di questo racconto, c'è gente che ha tentato il suicidio, e non gli farebbe bene leggerre queste cose.
Io invece sono dell'opinione diametralmente opposta. Se c'è una cosa che da davvero fastidio ad uno che sta valutando l'opzione del suicidio è proprio la continua ipocrisia sull'argomento, il continuo volerlo nascondere, il continuo voler parlare d'altro o addirittura la sua totale distorsione, così comune in psicologia. Non c'è niente di peggio che sentirsi dire che i propri sentimenti sono "sbagliati"... il sentirselo dire può, in realtà, far sentire ancora più solo, abbandonato ed incompreso chi li prova. Esattamente come racconta la tipa del racconto. Né più né meno. Leggi le sue parole, noterai che quello che voleva lei era solo essere capita. Voleva solo poter vivere in pace senza essere giudicata. Come dice lei, chi si suicida NON vuole morire, vuole vivere una vita piena... ma non potendolo fare, si uccide.

Senza contare che non parlare di un argomento non lo fa scomparire.

Quote:
Originariamente inviata da Serotonino2
C'è sempre spazio per assaporare un po della bellezza che la vita ci offre, anche quando ci si sente ormai finiti, finchè c'è vita c'è speranza di poter gioire, e vale la pena continuare a combattere con l'idea che prima o poi arrivi il momento tanto atteso, in questo testo si vede il suicidio come una sorta di gesto eroico, la vita è sacra
Il suicidio, al contrario delle sciocchezze che si legge in giro, è un gesto coraggioso. C'è bisogno di una quantità immensa di coraggio per farlo, nessuno vuole morire, nemmeno uno che valuta il suicidio. L'istinto alla sopravvivenza è sempre lì... che ti tira indietro. Chi tenta il suicidio lo fa perché è messo con le spalle al muro, in genere è la società a farlo, ma può essere un famigliare (come nel caso citato), può essere un profondo amore non corrisposto, può essere una condizione di grande sofferenza (fisica o psicologica). Arriva un punto in cui vivere non è più qualcosa di felice, qualcosa di bello... ma è solo una violenza.

Con "gesto coraggioso" non intendo "giusto" né "sbagliato", né tantomeno intendo esaltarlo visto che credo ci siano altri mezzi per affrontare la disperazione, metodi migliori del suicidio, intendo solo che ci vuole una gran dose di coraggio per uccidersi.

La vita è sacra, ma solo quando può essere vissuta. In tutti gli altri casi è solo una cosa: tortura.
Se la società fosse giusta, allora il suicidio assistito (da dottori, eseguito in modo umano ed indolore) non sarebbe un tabù. Certo, prima di fare un passo simile bisognerebbe valutare molto bene se non esistono alternative valide. Un'ipotesi potrebbe essere quella di lasciare alla persona un anno di tempo per ripensarci. Se durante questo anno non ha mai cambiato idea, allora non c'è una sola ragione al mondo per continuare a farla soffrire.

Il mio post intende solo mettere davanti alla realtà anche quelli che la realtà non la vogliono sentire, o fingono che la realtà sia diversa. Come dicevo, non puoi aiutare una persona che sta male, se prima non ne capisci le ragioni.

Quote:
Originariamente inviata da Serotonino2
il suicidio è sconfitta, è la via del nulla
Si può essere sconfitti solo quando si è in guerra. Ma essere in guerra significa aver in qualche modo accettato di farne parte.
La vita non è, o meglio, non dovrebbe essere una guerra. Alcuni semplicemente si rifiutano di farne parte, del resto... nessuno decide di essere messo al mondo, non credi?



È difficile mettere in parole ciò che si prova quando si desidera davvero uccidersi. Sono sensazioni talmente dolorose che vanno al di là del punto a cui normalmente arrivano le parole.
Senti una vera e propria lotta dentro il tuo cervello fra la parte che vuole vivere e la parte che NON vuole morire, ma vuole invece smettere di soffrire. Per capire ciò che si prova... non penso ci sia altro modo che provarlo sulla propria pelle. È una sensazione troppo forte, di cui o hai esperienza oppure semplicemente non puoi fare altro che vedere da molto, molto lontano... e in genere mal-interpretare.

Potrei provare a descriverlo, dicono che sono piuttosto bravo ad esprimermi, ma ci sono porte che ho chiuso e dalle quali preferisco tenermi alla larga. Anni fa, gran parte di ciò che ero è stata annientata. Solo per un soffio sono riuscito ad uscirne vivo. Ho cercato di seppellire quelle sensazioni, quei sentimenti, nel lato più oscuro di ciò che rimane del mio cuore. Ciò che è successo lo potrei paragonare ad una bomba nucleare esplosa nel bel mezzo di un bosco con animali, alberi, ruscelli... e di cui ora non resta altro che silicio rappreso. Quasi nulla si è salvato. Ma la parte di me che voleva vivere, per qualche strana ragione è riuscita a spuntarla lostesso. So però che quelle porte devono rimanere chiuse. Non voglio neanche cercare di ricordare. Per questo non intendo neanche cercare di descrivere ciò che si prova.

Quando ho letto il racconto di questa ragazza però ho capito una cosa... che non mente. Che ciò che dice lo dice perché quelle cose le ha davvero vissute. E penso che possa essere utile sia a chi ha qualche persona cara che desidera togliersi la vita per capirla meglio, sia a chi sente la necessità di uccidersi per sapere che c'è qualcuno, lì fuori, che capisce perfettamente ciò che prova... e questo è importante. Essere soli, in un momento così difficile della propria vita, è la cosa peggiore che ci possa essere.

Non voleva affatto essere un modo per esaltare il suicidio come "soluzione definitiva", e non credo nemmeno che fossero queste le intenzioni di chi l'ha scritto. Ha solo scritto ciò che provava, in modo onesto.

Come ho sempre detto, il suicidio è una soluzione troppo definitiva per essere davvero presa in considerazione. Spesso la vita ci offre sorprese che non ci aspettiamo e che possono cambiare completamente la nostra vita.
Anche quando ci sembra che non ci sia più via d'uscita, anche quando il futuro ci sembra completamente nero, anche quando guardando davanti a noi non vediamo altro che il nulla... anche allora qualcosa che ci fa cambiare completamente stato d'animo può avvenire.

In genere non si sta male per sempre. Si può stare male per mesi, per anni persino... ma prima o poi smette. E se ci si uccide, si perde anche quest'ultima possibilità.

È importante cercare di capire ciò che ci fa soffrire e cercare di eliminare la causa, non il sintomo. Il sintomo è solo un campanello d'allarme. Così come lo è la paura.
A volte, tutto quello che serve, è un amico che sappia ascoltare senza giudicare e soprattutto, senza considerarti un "fallito" se dimostri di essere "solo" un essere umano. Qualcuno da amare, da stringere a sé, qualcuno con cui piangere.

Uccidersi, non solo non ripara le cose, ma rende anche impossibile, per chiunque, farlo. Oltre che, naturalmente, causare il male delle persone che ci vogliono bene, e che meno se lo meritano.
Vecchio 12-02-2008, 15:36   #6
Intermedio
L'avatar di lalla
 

te devi essere pazzooooooooo!!!!!...nn mi pare ke sfiggire ai problemi sia un gesto coraggioso...è da codardi !!!!!!!!!!!!!!

bella la mia foto ehhhhhhhhhh
Vecchio 12-02-2008, 18:03   #7
Intermedio
L'avatar di pain2
 

Quote:
Originariamente inviata da Chitto
Quote:
Originariamente inviata da pain
Quote:
il corpo sarebbe stato irriconoscibile dopo una caduta dall’ottavo piano
questo non è vero, ho assistito mio malgrado a un episodio d "morte bianca" sul lavoro, dove un operaio è caduto dal 4 piano dopo la rottura d un tubo innocenti dell'impalcatura.
io l'ho intravisto mentre lo caricavano in ambulanza,
era perfettamente normale tranne il rivolo d sangue ke gli usciva dalla bocca e x il dettaglio ke era senza vita
Non tutti hanno questa fortuna... fatti un giro su Rotten... :s

già fatto parecchie volte, anke su ogrish :lol: 8)
Vecchio 12-02-2008, 21:22   #8
Esperto
L'avatar di calipero
 

oggi uno/a si è buttato sotto la metrò, ha bloccato circa 4 fermate
un sacco di gente a piedi che doveva andare a lavorare, tram in superficie strapieni, odio e disprezzo da parte di tutti verso questa persona sconosciuta
questo è il modo peggiore x andarsene, lo avevo già scritto

cmq non lo so chit
e tra l'altro volevo fare anche io un post sulla morte, quindi non anticipo la discussione, però bò, dipende dalla situazione, non si può dire a priori che è più coraggioso vivere o morire
Vecchio 12-02-2008, 21:39   #9
Esperto
L'avatar di valmor
 

Molto interessante e pieno di spunti di riflessione sul tema del suicidio questo testo di Maria Vittoria Morokovski . :wink:

Quote:
Originariamente inviata da Chitto
Odiai tutti coloro che pontificarono sul suicidio definendo, psichicamente labili, coloro che lo mettevano in atto e tutti coloro che parlarono di depressione.

Colui che vuole suicidarsi ama la vita molto più di loro, non sopporta una mezza vita, calpestata, sminuita, violentata.
Premessa: sospetto che in alcuni casi sia vero che il gesto del suicidio non è eseguito dopo una attenta valutazione e premeditazione, ma in un momento di impulsività.

Ma nel caso di questa donna penso si possa dire che è una decisione ponderata che deriva da insoddisfazione per una mezza vita piena solamente di sofferenza, che non è riuscita nè riesce a migliorare, che ormai si è trascinata anche molto a lungo e che probabilmente continuerà ad essere così negli anni a venire.

Si chiede giustamente se vale veramente la pena soprav-vivere, specialmente se non ci sono nuove prospettive all'orizzonte nè si riesce a crearle, vedendo anche l'età che avanza, vivere per soffrire ha davvero qualche senso?

Forse no, per questo le riflessioni di questa donna le trovo molto serie.


Quote:
Originariamente inviata da Chtto
Vuole o tutto o niente, certo che il niente sia liberatorio e senz’altro preferibile al presente e, soprattutto al futuro che lo attende.
Su questo non concordo, non credo che chi medita o esegue seriamente un suicidio voglia tutto o niente, magari si accontenterebbe di qualcosa, un pò di amore, persone che lo capiscano, un pò di luce anche per lui/lei.

Che il niente possa essere liberatorio rispetto al presente e al futuro che ci attende - anche se non possiamo saperlo di preciso, ma dopo anni e anni della stessa routine, vedi questa donna, si può prevedere un pò - mi sembra chiaro, almeno per noi illuministi.

Quote:
Originariamente inviata da Chitto
Il voler morire è un’affermazione estrema del desiderio di vivere una vita soddisfacente e gratificante.
Più che gratificante, ripeto, io direi che sia "anche un pò felice", non solo sofferenza.

Quote:
Originariamente inviata da Chitto
Vorrebbe essere amato da coloro che ama, compreso da coloro che ha cercato di comprendere, si arrende all’evidenza e capisce che bolleranno la sua morte come un atto inconsulto dovuto ad un attimo di debolezza.

La più grande assurdità che affermano a tutte le latitudini, suicidarsi non è facile e non potrebbe mai metterlo in atto un debole; è un po’ come uccidere, si deve oltrepassare una barriera, chi ha ucciso può suicidarsi con facilità, ma chi ha rispettato la vita, persino quella degli insetti, per lui suicidarsi è difficilissimo, non sa come si fa ed ha paura del dolore fisico.
Vero, suicidarsi per me è tutto meno che facile, un gesto coraggioso, annullare la propria vita combattendo contro l'istinto primordiale di conservazione, affrontare il salto nel nulla, prendere una decisione che più permanente non si può. Trovo che sia giusto che chi lo premedita per tanto tempo e vive una vita per lui/lei così triste da voler staccare la spina voglia che gli altri riconoscano la fondatezza e il peso della sua decisione.

Quote:
Originariamente inviata da Chitto
Colui che è pronto a morire in qualsiasi momento è uno che ha la coscienza tranquilla e non teme il giudizio di Dio, non sa se Dio esiste, qualora esistesse, non gli farebbe paura, anzi, vorrebbe fare con Lui una bella chiacchierata.
Si, concordo.

Quote:
Originariamente inviata da Chitto
Non so come concluderò la mia avventura terrena, ma vi prego, non dite più che la gente che si toglie la vita lo fa perché depressa, in un momento di debolezza o altre scemenze del genere.
Difatti rispetto pienamente le ragioni di chi, a fronte di una vita di sofferenza mentale o fisica o molto triste decide coscientemente di farla finita.

Certo, agli aspiranti suicidi giovani consiglio a priori di mettere da parte l'idea, dato che bene o male c'è ancora tanto tempo davanti, si possono provare molte cose; certo, se tra vent'anni non vedrò cambiamenti affronterò la questione con occhi diversi, ma non è ancora tempo.

Inoltre, come te Chitto, sono favorevole all'eutanasia, prima di tutto per i malati terminali, ma anche per i casi di malattie mentali che non si riescono a curare e che comunque non permettono di vivere una vita anche lontanamente decente.

Dopotutto la vita è propria ed è giusto che ognuno, nel rispetto degli altri, ne faccia ciò che vuole, e in caso sia libero di decidere di non viverla più, senza essere giudicato/a.
Vecchio 13-02-2008, 03:04   #10
Esperto
 

Quote:
Originariamente inviata da chitto
Se c'è una cosa che da davvero fastidio ad uno che sta valutando l'opzione del suicidio è proprio la continua ipocrisia sull'argomento, il continuo volerlo nascondere, il continuo voler parlare d'altro o addirittura la sua totale distorsione, così comune in psicologia. Non c'è niente di peggio che sentirsi dire che i propri sentimenti sono "sbagliati"... il sentirselo dire può, in realtà, far sentire ancora più solo, abbandonato ed incompreso chi li prova.
ma non è che sono sbagliati i sentimenti di chi vuole suicidarsi, bensi i pensieri, e sono quelli che bisogna contrastare in tutti i modi, e poi sarebbe il colmo se la psicologia appoggiasse gli aspiranti suicidi dicendo loro che è un gesto da tenere in considerazione in caso di bisogno

Quote:
il sentirselo dire può, in realtà, far sentire ancora più solo, abbandonato ed incompreso chi li prova.
e quindi per farlo sentire meno solo cosa fai gli dici: vai, vatti a buttare sotto un ponte che risolvi i problemi!!???..
secondo me la soluzione più logica è cercare di modificare i pensieri di chi tenta il suicidio senza per questo condannarlo, o biasimarlo per il suo desiderio di morte, comprenderlo si ma giustificarlo no nella maniera più assoluta


Quote:
Leggi le sue parole, noterai che quello che voleva lei era solo essere capita. Voleva solo poter vivere in pace senza essere giudicata. Come dice lei, chi si suicida NON vuole morire, vuole vivere una vita piena... ma non potendolo fare, si uccide.
desiderare di essere capiti e vivere senza essere giudicati, è naturale, è condivisibile, ma se tutti quelli che non riescono a vivere una vita in pieno la pensassero a questo modo ci sarebbero suicidi di massa, con questo , ripeto io non condanno chi vuole togliersi la vita ma il suicidio in se

Quote:
Il suicidio, al contrario delle sciocchezze che si legge in giro, è un gesto coraggioso. C'è bisogno di una quantità immensa di coraggio per farlo, nessuno vuole morire, nemmeno uno che valuta il suicidio. L'istinto alla sopravvivenza è sempre lì... che ti tira indietro. Chi tenta il suicidio lo fa perché è messo con le spalle al muro, in genere è la società a farlo, ma può essere un famigliare (come nel caso citato), può essere un profondo amore non corrisposto, può essere una condizione di grande sofferenza (fisica o psicologica). Arriva un punto in cui vivere non è più qualcosa di felice, qualcosa di bello... ma è solo una violenza.
io il suicidio preferisco associarlo alla disperazione più che al coraggio, non ha senso parlare di coraggio in questi casi, è solo un gesto estremo per cancellare le sofferenze, solo che in questo modo oltre alle sofferenze si cancella anche la vita e la prospettiva di un futuro migliore

Quote:
Si può essere sconfitti solo quando si è in guerra. Ma essere in guerra significa aver in qualche modo accettato di farne parte.
La vita non è, o meglio, non dovrebbe essere una guerra. Alcuni semplicemente si rifiutano di farne parte, del resto... nessuno decide di essere messo al mondo, non credi?
su questo non posso darti torto, nessuno decide di essere messo al mondo, ma tieni presente che chi non vuole partecipare alla guerra non proverà mai la gioia della vittoria, io continuo a considerare il suicidio una sconfitta personale.

Quote:
Senti una vera e propria lotta dentro il tuo cervello fra la parte che vuole vivere e la parte che NON vuole morire, ma vuole invece smettere di soffrire. Per capire ciò che si prova... non penso ci sia altro modo che provarlo sulla propria pelle. È una sensazione troppo forte, di cui o hai esperienza oppure semplicemente non puoi fare altro che vedere da molto, molto lontano... e in genere mal-interpretare.
e chi ti dice che io non ne abbia esperienza, in me per più di 5 mesi di inferno passato nella depressione più profonda convivevano queste due forze antagoniste, la vita e la morte, ma io ho deciso di combattere, mi sono curato e sono andato avanti, il pensiero della morte mi ha solo sfiorato, nonostante fossi ridotto male quindi capisco benissimo ciò che si prova, ma non per questo si deve giustificare il suicidio
Vecchio 13-02-2008, 11:54   #11
Intermedio
L'avatar di ilfede
 

Discorso antico come il mondo............. sopratutto per gli esseri umani e il loro bel cervelletto compreso di io/anima/caxxate varie........

Secondo me chi lo fa ha una forza oppure una pazzia molto alta.......... anche io per tanto ci ho pensato ma mai lo avrei fatto....... parlo parlo parlo ma poi appena ho mal di testa mi prendo 2 pasticche perchè odio il dolore fisico...

Personalmente io da una vita credo che oguno è libero di fare quello che vuole della sua vita........e se la gente si facesse a volte + gli affari loro tutto sarebbe + facile.......... ma leggendo quel pezzo ho avvertito anche un disagio non solo causato dall'ambiente ma anche personale..........

Mi ricorderò sempre quella ragazza di roma che si è buttata dalla finestra nonostante fosse amata,studentessa modello,bella sul serio in tutto......eppure la madre disse una cosa che mi ha sconvolto" mia figlia era così sensibile,leggeva molto,era così attenta a tutto, la troppa intelligenza non gli faceva accettare questa vita"

La sensibilità in questo atto è tutto...............pensando ai tanti scrittori,pittori,artisti che lo hanno fatto.....
Vecchio 13-02-2008, 14:32   #12
Principiante
L'avatar di Chitto
 

Quote:
Originariamente inviata da Serotonino78
ma non è che sono sbagliati i sentimenti di chi vuole suicidarsi, bensi i pensieri, e sono quelli che bisogna contrastare in tutti i modi, e poi sarebbe il colmo se la psicologia appoggiasse gli aspiranti suicidi dicendo loro che è un gesto da tenere in considerazione in caso di bisogno
Io sono per la totale libertà di scelta dell'individuo, in tutti i campi. Se un individuo decide che vuole togliersi la vita, ritengo che abbia pieno diritto di farlo.
Puoi cercare di convincerlo a non farlo, questo sì... puoi cercare di risollevarlo dalla situazione in cui si trova... ma se il volersi uccidere persiste ed è giustificato da una sofferenza fisica o psicologica duratura (quindi non istantanea... chessò... il tipo che si butta dalla finestra perché ubriaco o perché per un istante si sente oppresso/deluso/ecc)... allora ritengo che condannarlo alla vita sia una violenza bella e buona.

Per quello che riguarda la psicologia... sinceramente non mi importa ciò che dice o non dice. Ritengo sia solo una specie di religione atea e niente di più, non certo una scienza come la si spaccia. Una forma di religione ad uso e consumo di chi comanda e che è già stata in passato usata per giustificare crimini su crimini, alla pari di molte altre religioni, e che è tutt'oggi usata alla stesso modo.

Nel mio modo di vedere le cose, l'individuo è sempre centrale a tutto. Io sono un individualista "spinto" da questo punto di vista. L'opinione degli altri può, al limite, essere usata come spunto di riflessione per l'individuo, ma non può mai, in nessun caso e per nessuna ragione essere imposta (e questo è in genere ciò che fanno le religioni, inutile fingere che non sia così).

Dunque, ritengo che se una persona ha deciso di togliersi la vita, e se questa non si tratta di "un momento" ma di una cosa maturata negli anni e persistente... ritengo che quella persona abbia tutto il diritto di fare la scelta che più ritiene opportuna riguardo alla sua vita. Anche scegliere di togliersela.

Se a questa persona voglio bene, oppure mi interessa di lui/lei per qualche ragione, allora è altresì mio diritto cercare di spiegargli/le che la sua scelta farà del male anche a me. Sarebbe mio diritto cercare di dissuaderla MA solo a patto che poi cerchi, attivamente, di capire perché sta male e cercare di eliminarne le cause (con il suo consenso). Ma se non intendo impegnarmi in questa cosa, oppure lo faccio solo perché io personalmente ritengo la vita "sacra" (qualunque cosa questo significhi per me), allora non sto facendo altro che un gesto contro l'individuo. Un gesto particolarmente odioso perché, per le mie sciocche convinzioni, condannerei una persona diversa da me a continuare a soffrire.

Personalmente ritengo che il suicidio non sia una soluzione reale o per lo meno che non sia una soluzione che porta alla felicità dell'individuo. Tuttavia non pretendo di stabilire se sia giusto o sbagliato, ognuno deve essere libero di decidere da solo circa la sua vita (per i principi prima elencati).

Quote:
Originariamente inviata da Serotonino78
e quindi per farlo sentire meno solo cosa fai gli dici: vai, vatti a buttare sotto un ponte che risolvi i problemi!!???..
secondo me la soluzione più logica è cercare di modificare i pensieri di chi tenta il suicidio senza per questo condannarlo, o biasimarlo per il suo desiderio di morte, comprenderlo si ma giustificarlo no nella maniera più assoluta
Non c'è nessun bisogno di giustificarlo, la ragione è che non c'è proprio nulla da giustificare, esattamente come non c'è nulla da condannare.
Cosa puoi fare per una persona che cerca di suicidarsi? Se ti interessa davvero della sua vita puoi come dicevo (e come dici anche tu) cercare di dissuaderla, cercare di fornirle delle motivazioni per vivere, cercare di eliminare le cause che provocano la sua disperazione o il suo dolore. Non sempre però questo è possibile, ed in tal caso, se di quella persona ti interessa veramente e non vuoi invece imporre su di lei il tuo modo di vedere le cose, allora dovresti accettare la sua decisione e, in una società giusta, aiutarla ad affrontare questa ultima parte della sua vita standole vicino. Il concetto di "eutanasia" è proprio questo... aiutare una persona a morire in modo dignitoso e il più possibile indolore... quando le altre strade non hanno dato nessun risultato e quando si è stabilito che questo è proprio ciò che vuole la persona coinvolta.

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Originariamente inviata da Serotonino78
desiderare di essere capiti e vivere senza essere giudicati, è naturale, è condivisibile, ma se tutti quelli che non riescono a vivere una vita in pieno la pensassero a questo modo ci sarebbero suicidi di massa, con questo , ripeto io non condanno chi vuole togliersi la vita ma il suicidio in se
È naturale sì, ma non è quello che fa la psicologia. Secondo la psicologia se vuoi ucciderti tu sei un malato mentale (permanente o temporaneo), punto. Ciò significa che non sei in grado di intendere e di volere e quindi non sei in grado di decidere. Questo è falso, e se la psicologia non fosse altro che una religione avrebbe l'onestà intellettuale di ammetterlo. E questa è purtroppo l'opinione anche di molte persone (di solito più intossicate dalla religione sono e più convinte sono) che non hanno mai sofferto in vita loro e pensano di poter stabilire ciò che è giusto e sbagliato anche per altri che non condividono i loro principi.

Nel suicidio poi non c'è nulla da condannare, né la persona che fa questa scelta né il suicidio stesso. Ognuno appartiene solo a sé stesso e nessuno può permettersi di decidere circa la vita o la morte di altro essere senziente e autocociente. Seguendo questo principio se ne ricavano automaticamente anche altri principi:
- uccidere è sbagliato
- l'aborto è accettabile solo se effettuato prima del formarsi del cervello, dopo è sbagliato a meno che non sia inevitabile e/o non serva a salvare la vita di un altro essere senziente/autocosciente
- il suicidio non è sbagliato se è il volere evidente dell'individuo
- la società deve attrezzarsi per poter effettuare l'eutanasia assistita da medici nel caso il paziente lo voglia, abbia espresso questo volere in un momento di lucidità (quindi niente alcool o droghe varie) e non abbia cambiato idea in un arco di tempo da stabilirsi.

Come vedi, tutto gravita nel mio modo di vedere le cose, attorno all'individuo e nessun altro può permettersi di interferire nelle scelte personali.

Quote:
Originariamente inviata da Serotonino78
io il suicidio preferisco associarlo alla disperazione più che al coraggio, non ha senso parlare di coraggio in questi casi, è solo un gesto estremo per cancellare le sofferenze, solo che in questo modo oltre alle sofferenze si cancella anche la vita e la prospettiva di un futuro migliore
Si, è vero, hai ragione, ma è quello che ho detto io. Non ho detto "suicidarsi è coraggioso" o per lo meno non intendevo questo... ho detto "bisogna avere coraggio per suicidarsi"... è un po' come la differenza che ci può essere in queste due frasi:
- guidare l'auto è per coraggiosi
- per guidare l'auto bisogna avere il coraggio di farlo

La differenza è sottile ma nella prima frase sto affermando che chi guida l'auto è un temerario, tutti sappiamo che questo è falso. Persone normalissime guidano l'auto. Nella seconda frase sto dicendo che serve una quantità di coraggio che non tutti hanno per guidare l'auto, e questo è vero... diverse persone si sentono intimorite dalla guida o dalle possibili conseguenze e scelgono di non guidare (pur potendolo fare).

Allo stesso modo, io non ho detto "chi si suicida è un temerario", ho solo detto "per suicidarsi ci vuole una grossa quantità di coraggio perché è un gesto che va contro la nostra stessa vita".
Può succedere che queste due cose corrispondano... per esempio, uno potrebbe buttarsi in un fiume per salvare la vita di un bambino che sta annegando pur non sapendo nuotare e immaginando quindi che finirà male... ma non è detto che coincidano sempre.

Io vedo il suicidio come una scelta individuale, né vigliacca né coraggiosa. Solo una scelta. Una scelta per lo più evitabile, ma non evitabile a priori in ogni caso.

Quote:
Originariamente inviata da Serotonino78
su questo non posso darti torto, nessuno decide di essere messo al mondo, ma tieni presente che chi non vuole partecipare alla guerra non proverà mai la gioia della vittoria, io continuo a considerare il suicidio una sconfitta personale.
Forse lo è. Ma resta una scelta dell'individuo. Come ti dicevo, capisco benissimo il voler aiutare qualcuno, specie se questo qualcuno ha un legame di qualche tipo con noi. Io stesso se vedo una persona che sta male cerco di aiutarla, non mi sognerei neanche lontanamente di invitarla ad uccidersi e se vedessi una persona che cerca di ammazzarsi proverei a dissuaderla, se posso proverei a darle ragioni per vivere. Ma non cercherei di interferire con la sua scelta. Potrei fare una cosa simile (e in passato l'ho fatta, chiedendo anche scusa poi in un momento di maggiore calma) se questa persona fosse qualcuno di cui mi importa "troppo", per esempio qualcuno che amo. Ma capisci che lo farei più per mio vantaggio che per suo. Perdere una persona che si ama è una cosa orrenda, capisco bene che si cerchi di impedirne la morte... ma razionalmente parlando è un errore se è fatto contro la volontà dell'individuo stesso. Ed è un errore anche più grande farlo e poi "fregarsene" della persona in questione. Se decidi di impedire ad una persona di suicidarsi, impedendole di fatto di seguire il suo volere, allora poi è tuo obbligo morale occupartene nel tentativo di eliminare, con il suo consenso, le cause che l'hanno portata a questa scelta.

Quindi vedi, se intervieni, violando così il volere di questa persona, sei "scusato" se lo fai in un momento di paura estrema, o persino se prima vuoi avere una chances per cambiare la vita di questa persona (ma sempre con il suo successivo consenso, mai "di forza"). Però, se anche così questa persona, dopo averti dato la tua chance, dopo averti dato ascolto, continua a soffrire, allora è razionalmente oltre che umanamente giusto rispettare la sua scelta, anche se questo ci fa male.

Quote:
Originariamente inviata da Serotonino78
e chi ti dice che io non ne abbia esperienza, in me per più di 5 mesi di inferno passato nella depressione più profonda convivevano queste due forze antagoniste, la vita e la morte, ma io ho deciso di combattere, mi sono curato e sono andato avanti, il pensiero della morte mi ha solo sfiorato, nonostante fossi ridotto male quindi capisco benissimo ciò che si prova, ma non per questo si deve giustificare il suicidio
Non ho detto infatti che tu non ne abbia avuto esperienza.
Ma ti ripeto, non c'è nulla da giustificare nel suicidio, così come non c'è nulla da condannare. È una scelta, niente di più e niente di meno.
Vecchio 17-07-2008, 12:08   #13
Esperto
L'avatar di Chioccioccolata
 

Forse quello che pochi capiscono è che a volte il suicidio è l'unica via possibile.In questi casi si parla di scelta,ma io credo che arrivati ad un certo punto la scelta non ci sia,perchè non si parla di valutare razionalmente le proprie prospettive,ma di non farcela più,di essere arrivati ad un punto tale che l'unica cosa che vuoi è non soffrire più,punto e basta.
Non so se avete mai visto "Mare dentro",è un film che parla di un tetraplegico(completamente paralizzato dal collo in giù),che rivendica il suo diritto al suicidio:i molti che lo vogliono fermare gli dicono che la sua vita può comunque essere accettabile e anzi bella,che ha l'amore di parenti ed amici,che può essere impegnato in molte attività,ecc;lui risponde che non parla a nome di tutti i tetraplegici,che tutte quelle cose possono bastare ad altri per poter avere una vita felice,ma che a LUI non bastano,perchè per lui quella vita è inaccettabile.
E,in questa circostanza(cioè quella in cui il dolore ha raggiunto limiti inimmaginabili),non conta il futuro,ovvero il fatto che le cose possano cambiare in meglio,il dolore che si prova ORA è troppo grande perchè il DOPO possa incidere;credo sia paragonabile ad una persona che,con una gamba in cancrena,deve decidere se farsela amputare,placando così il dolore,o aspettare i soccorsi che però arriveranno fra ore:all'inizio la persona in questione resiste,perchè nonostante il dolore la prospettiva di amputare la propria gamba è inaccettabile,si ripete che si tratta solo di aspettare,poi il tempo passa e il dolore aumenta,finchè diventa così opprimente che è l'unica cosa che sente,l'unica cosa che esiste,e a quel punto non gli importa più della gamba,ma solo di mandare via il dolore.
Vecchio 17-07-2008, 14:42   #14
Esperto
L'avatar di HurryUp
 

Mi sembra evidente che il desiderio di suicidarsi abbia le radici in una convinzione di fondo: che la vita sia ingiusta, cioè che non abbia un significato, che sia una beffa per l'individuo, qualcosa che si deve sopportare senza motivo.

I filosofi che cercano un nesso tra logica e ontologia, hanno intuito il principio di ragion sufficiente:
( http://it.wikipedia.org/wiki/Princip...on_sufficiente ), che enuncia, in sintesi, che:

per ogni evento contingente c'è sempre una causa che giustifica l'esistenza di quell'evento.

Inoltre questa causa deve essere tale che, se fosse conosciuta, convincerebbe in modo indubitabile della necessità di quell'evento contingente.

Ma se la natura non permettesse all'individuo di conoscere la ragione sufficiente delle sue esperienze contingenti, l'individuo potrebbe ragionevolmente sentirsi ugualmente vittima di un'ingiustizia (perchè subire un'apparente danno senza poter conoscere la causa di quel danno equivale a subire un'ingiustizia).

Quindi, se si vuole credere che la realtà sia giusta, bisogna necessariamente credere che esista la possibilità di conoscere la ragione sufficiente della propria vita.

Se non si crede nel principio di ragion sufficiente, e nel fatto che la ragion sufficiente sia giusta, implicitamente si crede a una versione variata della storia degli angeli caduti, o all'esistenza dell'inferno (che sarebbe il mondo contingente che stiamo vivendo) .

Tuttavia, se dovessi confrontare le argomentazioni di chi sostiene il suicidio e di chi lo critica, partendo entrambi dal presupposto che la realtà sia ingiusta, indifferente agli esseri che la vivono, considero di gran lunga più folli quelli che lo criticano.

Infatti se si parte dal presupposto che la realtà, in senso lato, nella sua essenza più completa, sia indifferente agli esseri che la vivono, il suicidio acquisirebbe un fondamento razionale ben più forte del suo rifiuto.
Vecchio 17-07-2008, 16:13   #15
Esperto
L'avatar di HurryUp
 

Quote:
Originariamente inviata da mezzelfo
mi girano :twisted:
Ma perchè mi hai quotato?
Vecchio 18-07-2008, 04:01   #16
Principiante
L'avatar di Sassofonista93
 

non mi va di leggere tutti i commenti, ma hai perfettamente ragione, io stesso voglio suicidarmi, nessuno vuole capirmi, starmi vicino, e io sono stanco di lottare per nulla, a me non interessa se mi butto dall'ottavo piano o mi taglio le vene, io voglio morire e basta


mi pare ovvio che come tutti direte: non è la soluzione , la vita è preziosa e cose del genere, ma vivere abbandonato dal mondo è inutile,

con la fine tutta la sofferenza se ne va, chi non ha voluto capirti ha comunque la coscienza pulita, perchè alla fine non gliene frega niente a nessuno di come ti senti, la gente ha una vita normale, perchè dovrebbe fregargli di me?
Vecchio 18-07-2008, 14:17   #17
Esperto
L'avatar di Tristan
 

Quote:
Originariamente inviata da Sassofonista93
non mi va di leggere tutti i commenti, ma hai perfettamente ragione, io stesso voglio suicidarmi, nessuno vuole capirmi, starmi vicino, e io sono stanco di lottare per nulla, a me non interessa se mi butto dall'ottavo piano o mi taglio le vene, io voglio morire e basta


mi pare ovvio che come tutti direte: non è la soluzione , la vita è preziosa e cose del genere, ma vivere abbandonato dal mondo è inutile,

con la fine tutta la sofferenza se ne va, chi non ha voluto capirti ha comunque la coscienza pulita, perchè alla fine non gliene frega niente a nessuno di come ti senti, la gente ha una vita normale, perchè dovrebbe fregargli di me?
Hai solo 15 anni, dannazione. Perché non darti una scadenza, che so, da qui ai prossimi 15 anni e vedere nel frattempo come va?

Post scriptum: rileggendo mi è venuto in mente che potresti scambiare il tono - volutamente - leggero del mio messaggio per mancanza di considerazione per la tua sofferenza, o peggio con la volontà di volerla sminuire. Non è così. In realtà pensavo soltanto che a quell'età a volte è difficile immaginarsi oltre il proprio presente: se sto male oggi starò sempre così, è finita. E' tipico della tua età, dell'adolescenza. Con questo volevo solo dirti di darti del tempo e di non smettere di cercare chi possa capirti.
Vecchio 18-07-2008, 14:27   #18
Banned
 

parare personale sono daccordo con chi ha scritto quel testo:
ci sono 2 tipi di persone che si vogliono suicidare: quello che vorrebbe vivere sta vita, ma non ci riesce...vuoi depressione, vuoi incapacità della propria persona; e un altro tipo di mente: colui che è consapevole.
C'è chi è consapevole di sta vita, che sa di respirare per una questione meccanica, sa che è portato a farsi domande che mai avranno risposta, sa che secondo la propria razionalità dopo non c'è niente, sa quindi di essere un uomo con una condanna a morte sempre pendente sulla testa, sa che cambia poco o nulla se non hai nessuno che te lo rinfaccia scegliere tra una vita per bene e stuprare ragazzine --> tanto un colpo di pistola e non ci sei più.
Io penso che alcuni depressi, alcuni ipersensibili non siano malati....siano solo più consapevoli di altri e a differenza del resto dell'umanità non vuole prendersi in giro.
Volendo tutti sono capaci di buttare giù un bicchiere di birra, dire che la vita è sempre e comunque bella ecc...ecc...e prendersi in giro...il mondo solitamente vuole questo...chi pensa al suicidio semplicemente è stanco di un velo di ipocrisia e di silenzio che amalgama il tutto.
Vecchio 18-07-2008, 14:34   #19
Esperto
L'avatar di vetro
 

Sassofonista!Hai una vita davanti a te da costruire.Hai tante cose da fare.Perche' questo pessimismo a 15 anni?
Vecchio 18-07-2008, 15:01   #20
Principiante
L'avatar di Aleydis
 

Beh non sto a citare come tutti ogni pezzo del brano perchè dalla prima parola all'ultima è chiarissimo che è stato scritto da una persona con problemi psichici, nonostante non voglia ammetterlo. Voler morire non è normale, l'idea del suicidio non appartiene a una mente sana. L'istinto alla sopravvivenza è una cosa basilare, se viene a mancare quello mancano le basi...e il fatto che manchino non è normale. Spero che questo concetto sia chiaro a tutti...non è normale voler morire. La gente che pensa al suicidio (intendo costantemente) e lo mette in pratica deve solo essere aiutata. Si può guarire, non è vero che non c'è cura o che non c'è bisogno di una cura perchè non c'è malattia. La malattia c'è eccome, diversa da persona a persona ma c'è. E come tanti altri qui trovo assolutamente fuori luogo aver inserito questo brano (che avevo già letto in passato in altri forum)...perchè qui c'è gente che non sta bene emotivamente, e che sicuramente avrà pensato almeno una volta nella vita ad ammazzarsi..per che cavolo mettere un elogio del suicidio!?E non replicare che non è un elogio, perchè lo è. E' un brano scritto da una che ha pensato ad annientarsi già dall'età di 8 anni e che ancora a 40 anni e passa ci pensa ed è convinta che sia normale e lecito pensarlo, e ancora più normale farlo. Ma stiamo scherzando? Invece ingegnatevi per cercare brani positivi, che sottolineino il valore della vita...anzicchè questi suggerimenti su come morire. Sono intransigente su questo...soprattutto odio quando gente che sta palesemente male è straconvinta di stare bene e non avere un problema, di non aver bisogno di cure. Ma fidatevi di più di psichiatri, psicologi, psicoterapeuti ecc..! Sono dottori come tutti gli altri, e se avete bisogno di aiuto possono darvelo. Che sia chiaro!
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