Ciao a tutti.
Leggo molto questo forum perché mi aiuta a sentirmi meno solo con i miei problemi, ma sono molto restio a scrivere, mi limito a qualche risposta molto sintetica ogni tanto. Mi piacerebbe raccontare qualcosa, ma la fobia è anche questo, comincio ad abbozzare un post poi ci ripenso.
Per lavoro vivo, solo come un cane, lontano qualche centinaio di km dalla mia famiglia d'origine, che assieme all'ufficio è l'unico legame che ho con il mondo esterno. Grazie alla mia fobia (se no che ci facevo in questo forum?) mi sono fatto terra bruciata intorno. Faccio un lavoro d'ufficio che odio, ma che di questi tempi è considerato oro.
Dopo un 2018 stressante (periodaccio a lavoro, un lutto e problemi di salute vari) è arrivato il periodo dell'anno che per me è sempre stato il più difficile: gennaio. La fine delle festività natalizie quest'anno mi ha trovato più fragile del solito. C'è da aggiungere che da settembre avevo interrotto - dopo averli scalati gradualmente - tutti i farmaci e ho smesso di vedere lo psichiatra (non ne potevo più degli effetti collaterali).
A questo punto è bastato un niente (cambiamenti sul lavoro, più una delle mie solite paure ipocondriache scatenate da una tendinite) per farmi peggiorare. Ma era solo l'inizio.
Due settimane fa il tracollo. Ero in ufficio, una giornata più stressante del solito, quando mi assale il panico.
Cerco uno stanzino isolato, chiamo mia madre per sfogarmi e chiederle se posso passare da loro un po' di tempo per staccare dal lavoro e lei scoppia a piangere (in famiglia abbiamo altri problemi e poi mica è la prima volta che entro in crisi), se la prende con me perché mi rivolgo sempre solo a lei e mi passa mio padre, che si incazza e basta. Dicono che devo farmi aiutare da uno psicologo e che non ne vogliono sapere.
Porte chiuse in faccia. Con un attacco di panico in corso.
Parte il rimuginio. I miei sono anziani, la loro reazione mi ha spinto a "visualizzare" la mia vita quando loro non ci saranno più. Ho anche immaginato di ricevere diagnosi di malattie mortali solo di fronte ai medici senza qualcuno a fianco ad abbracciarmi.
Fino a poco tempo fa la mia solitudine era come un rifugio caldo, la mia comfort zone. All'improvviso è diventata un abisso colmo di angoscia.
Da giorni ormai dormo fino alle 3 al massimo, poi mi sveglio, ripartono il rimuginio, le angosce, i pensieri ipocondriaci, la tachicardia e mi tocca andare in ufficio agitatissimo dopo 3 ore di sonno.
Ho passato con la mia famiglia l'ultimo fine settimana, come faccio circa una volta al mese. Altro che beneficio... crisi di pianto a ripetizione (in loro presenza sono riuscito a trattenermi). Domenica mattina sono andato ai giardini pubblici dove mi sono appartato in un angolo e giù a singhiozzare.
Nel frattempo il medico di base mi ha prescritto una blanda dose dell'ansiolitico che prendevo prima di interrompere i farmaci. L'unico risultato è che il primo ciclo di sonno è più robusto e che quando mi risveglio il cuore non mi batte all'impazzata. Ma l'angoscia resta, è pesante, in ufficio sono uno zombie, a breve si accorgeranno della mia presenza-assenza.
Non so che fare. Vorrei chiudere gli occhi ed evaporare.
(Mi scuso se il post può sembrare uno sconclusionato minestrone. Ho cercato di aggiustarlo il più possibile).