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Vecchio 16-10-2011, 22:57   #21
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L'avatar di Novak
 

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Il socio fobico ama troppo se stesso, in maniera decisamente eccessiva. Si autotutela da tutti gli stimoli sociali per poter prevenire le conseguenze negative dall'interazione. Inoltre l'identificarsi come socio fobico fa sentire l'individuo "speciale" e quindi "diverso" incrementando una visione vittimistica ed egocentrica. Questo atteggiamento in psicologia clinica viene definito "prudenziale".Quindi il primo passo è "amarsi" di meno mettendosi in gioco e rischiando di più. Fottendosene in primis delle proprie pippe mentali ed eliminando perciò questa visione vittimistica.
Il socio fobico è artefice del suo male.
Molto interessante, ma non pensi ci possano essere semplicemente persone che hanno la necessità di stare da sole e non in mezzo agli altri ed alla confusione? Perchè il fatto che qualcuno senta il bisogno fisiologico di isolarsi deve essere visto come una patologia da guarire invece che come una disposizione caratteriale? Capisco che il non essere in grado di uscire di casa sia invalidante, ma entro certi limiti introversione e fobia sociale vanno accettate.
Vecchio 16-10-2011, 23:04   #22
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Il socio fobico ama troppo se stesso, in maniera decisamente eccessiva.
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Deduco che della mia tesi tu abbia letto solo la conclusione. In ogni caso già l'essere socio fobico determina una troppa dose di amore verso se stessi. Il paragone con le madri apprensive non ti dice nulla?
IN nessuno dei due casi infatti si può parlare di amore....ma di altro, voglia di controllo sul figlio, volgia di ricevere attenzioni dal figlio, troppa importanza data a se stessi, questi sono i problemi, non che ci si ama troppo, (che poi inrealtà troppo amore non esiste, se è troppo non è amore), se davvero i fobici amassero se stessi, questo forum sarebbe deserto, a presicndere dal fatto di avere amici, ragazze ecc

P.S. Cloto e Lachesi dove le hai lasciate?

Ultima modifica di Myway; 16-10-2011 a 23:47.
Vecchio 16-10-2011, 23:20   #23
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L'avatar di And87
 


Vecchio 16-10-2011, 23:43   #24
Banned
 

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Molto interessante, ma non pensi ci possano essere semplicemente persone che hanno la necessità di stare da sole e non in mezzo agli altri ed alla confusione? Perchè il fatto che qualcuno senta il bisogno fisiologico di isolarsi deve essere visto come una patologia da guarire invece che come una disposizione caratteriale? Capisco che il non essere in grado di uscire di casa sia invalidante, ma entro certi limiti introversione e fobia sociale vanno accettate.
Nessuno parla di non accettazione. Lo stare soli inoltre è una necessità che prima o poi tutti sviluppano in alcuni momenti (più o meno frequenti) della propria vita, il problema si sviluppa proprio quando l'individuo ne inizia a soffrire vivendola non più come un bisogno ma come un limite.

"Amarsi" troppo significa proteggersi dal mondo sociale proprio come farebbe una madre iper -apprensiva con la propria prole o come farebbe un soggetto ossessivo –compulsivo con i suoi ragionamenti “maniacalmente” scrupolosi quindi è una tecnica che si sviluppa per soffrire meno proprio come farebbe un ragazzo "normale" che affranto per una delusione decide di uscire con gli amici per prendersi una sbronza. La domanda però che sorge alla fine di tutto questo è una sola ossia: ne vale la pena?
Ne vale la pena soffrire e star male nella condizione di socio fobico per proteggersi dal mondo sociale? Ne vale la pena amarsi così tanto? Lo vedo come un quesito analogo.
Vecchio 17-10-2011, 02:24   #25
Intermedio
 

questa è roba profonda Atropo.. La tua razionalizzazione è condividibile in effetti. Il socio fobico cerca di difendersi, impaurito dai suoi timori evidentemente irrazionali che lo costringono a rifugiarsi nella sua solitudine. nella sua calma, placida solitudine. Il problema è che prima o poi altri tipi di paure, in contrasto alla fobia sociale, si fanno avanti gettando luce sui buchi neri che sono andati formandosi nel frattempo nella tua mente. E a quel punto ti rendi finalmente conto dell'orribile ironia della tua situazione. un'ironia talmente densa e inevitabile da costringerti ad accettare quell'incantesimo esistenziale che ti ha tanto tormentato. realizzi l'ingenuità della tua fierezza, della tua diversità, della tua paura. finalmente riesci a distinguere i tratti di un cielo stellato ch'è sempre stato di fronte a te, ma che eri troppo curioso per guardarlo senza binocolo. E' a quel punto che realizzi che non ne valeva la pena di proteggersi a quel modo.
Vecchio 17-10-2011, 06:32   #26
Avanzato
L'avatar di PERSO
 

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Originariamente inviata da Novak Visualizza il messaggio
Molto interessante, ma non pensi ci possano essere semplicemente persone che hanno la necessità di stare da sole e non in mezzo agli altri ed alla confusione? Perchè il fatto che qualcuno senta il bisogno fisiologico di isolarsi deve essere visto come una patologia da guarire invece che come una disposizione caratteriale? Capisco che il non essere in grado di uscire di casa sia invalidante, ma entro certi limiti introversione e fobia sociale vanno accettate.
Bella esposizione.
Approvo e sottoscrivo ciò che ho evidenziato sopra in neretto sottolineato..
Esistono persone (me) che DA SEMPRE, da quando ho memoria, e sicuramente da quando avevo 4-5 anni, NON amano, non bramano, non desiderano la presenza di altre persone, intorno, o meglio: tra i piedi. STOP.
-
Che poi gli altri, il genere umano, bla bla bla .. non me ne può fregare di meno !
IO, e ripeto.. IO sono fatto così ! Mi vado bene così, ho vissuto alcuni decenni senza alcun "insormontabile problema". Certo, non è facile vivere così, non nego questo. Ma.. E' una scelta di vita !
Allora, che dire di chi si rinchiude in un convento, monastero, di chi va a fare l'eremita, dei monaci buddisti... tutti pazzi borderline con problemi ????
Diffidate dalle regole che vogliono omologare entro poche righe 6 miliardi di persone ...

Ultima modifica di PERSO; 17-10-2011 a 11:18.
Vecchio 17-10-2011, 09:38   #27
Esperto
 

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Il socio fobico ama troppo se stesso, in maniera decisamente eccessiva. Si autotutela da tutti gli stimoli sociali per poter prevenire le conseguenze negative dall'interazione. Inoltre l'identificarsi come socio fobico fa sentire l'individuo "speciale" e quindi "diverso" incrementando una visione vittimistica ed egocentrica. Questo atteggiamento in psicologia clinica viene definito "prudenziale".Quindi il primo passo è "amarsi" di meno mettendosi in gioco e rischiando di più. Fottendosene in primis delle proprie pippe mentali ed eliminando perciò questa visione vittimistica.
Il socio fobico è artefice del suo male.
Innanzitutto credo che questa "diagnosi" possa essere applicata forse ad alcuni sociofobici, ma non certo a tutti. Poi, non credo che, di una persona che spesso ha problemi di autostima e pensa di essere un incapace rispetto agli altri, si possa dire che "si ama troppo". Amarsi di meno non è mai una soluzione, comunque (tra l'altro va anche contro la famosa massima del dover "amare sé stessi per poter amare gli altri", che comunque non condivido in pieno), specie se deve portare al mettersi in gioco e al rischiare in stile kamikaze, come cercando di abbattere un muro a testate invece di scavalcarlo. L'esposizione alle situazioni temute deve essere graduale, programmata e calibrata, altrimenti si rischia di andare incontro a esperienze che confermano e rafforzano le paure del sggetto, invece di smentirle.
Quanto alla frase finale, per me è da correggere, perché il sf non è l'unico artefice del suo male: educazione familiare, scuola, pregiudizi altrui spesso conrtibuiscono a rafforzare i pensieri disfunzionali e l'immagine negativa che ha di se stesso.
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