ciao a tutti, ho capito di avere da sempre questo problema che talvolta mi affligge fortemente,causandomi un senso di grande impotenza come credo possa accedere a tanti qui..
forse il problema è la mia stessa ipersensibilità, spesso sono stato portato a chiedermi cosa realmente possa risolvere questa situazione che talvolta sembra tanto surreale quanto senza apparente chiave di uscita. addirittura nei momenti di picco ho pensato ad una forma di autismo pur non credendo poi reale questa ipotesi e avendo anzi un'emotività esagerata, che penso possa farla escludere automaticamente.
nel mio caso, escludendo psicofarmaci, che sicuramente possono alleviare i sintomi dell'ansia ma che non ho quasi mai assunto se non in brevi periodi, sto quasi valutando una possibile soluzione in un sempre nuovo modo di vedersi, di reinventarsi, x questo mi sono inventato come delle personalità multiple, che vengono fuori come strategie di difesa in situazioni spiacevoli o cosiddette a rischio. penso ke questo funzioni.
oppure, quando sento tornare il problema se fuggo da una situazione ricomincio a pensarmi in un nuovo contesto, x affrontarne un'altra se simile ma nuova mi dico che andra meglio lasciandomi alle spalle il passato ,dimenticando cio' che non mi è andato a genio, fino a quando non trovo il comportamento o la situazione piu adatte al mio caso, e autoconvincendomi che il problema dipende proprio dal mio modo di pensarmi e dalla mia autosuggestione ..come una forma di autoipnosi mi convinco e mi ripeto che il problema in fondo non esiste, che
sono esattamente nella norma ,cioè se sono diverso è quando voglio esserlo,perchè certe cose non mi stanno bene, e non perkè cè qualcosa che non va in me...
chissa che poi non sia realmene così...
in fondo in determinate situazioni il problema non cè affatto ed è come se fossi realmente unaltra persona, esempio quando
sto con persone con le quali mi sento a mio agio, sono piuttosto vivace... :wink: poi lo spettro, talvolta riemerge
quando non era piu' previsto, le famose situazioni che bloccano, e allora mi dico che riprovando quando ne avro' voglia...
insomma è come se fossi diviso in ''due'' una parte viene fuori in situazioni spiacevoli e laltra quella buona nelle situazioni a me gradite. cosa accade allora? :roll:
penso che forse questa non è una reale malattia ma una forma di insofferenza acuta verso tutto cio' che non mi piace,
certe volte mi mette a disagio l'idea x esempio di dover comunicare con gente diversa o con la quale sentirei a pelle di non aver
punti di contatto, perkè mi chiedo bisogna realmente integrarsi con chi non ci va a genio,
o è diverso da noi??xkè x questa insofferenza incappare nell'ansia e farne le spese?perchè
insomma farci del male??FORSE SIAMO SOLO DEI PERFEZIONISTI, DELLE persone estremamente sensibili che non si accontentano di sentirsi banali,
come spesso accade nell'integrarsi in questa società o nel cercare di adeguarsi a determinati modelli, di omologarsi a modelli sociali in cui non crediamo, e se gli sbagliati fossero' loro? gli altri...? ci avete mai pensato, è un po come chiedersi cosa è normale cosa anormale,chi puo dirlo in fondo?
io so cosa mi fa stare bene e cosa no e di conseguenza scelgo.senza necessariamente dovermi sentire un malato o frustrato. magari mollando anke tutto cio' che non mi sta bene...e questo non è il massimo certo, soprattutto se si parla di fallimenti, opportunità di lavoro mancate etc.etc. ..
e allora ci riprovo fino a quando non mi sento meglio in una nuova situazione,lasciandomi alle spalle la precedente cercando diragionare sempre in modo diverso, di ripartire, chiudendo a poco a poco sempre piu col passato e non colpevolizzandomi..ma pensando che x svariati motivi non ho reagito bene a quella situazione e sara sempre meglio la prossima volta non autocommiserandomi insomma.
a me spesso succede di razionalizzare il problema, se tale è, pensando in questi termini.non so se sia o possa mai essere una via duscita,
ma sentirmi un malato non credo mi farebbe stare meglio.
chissa forse comunque il cosiddetto problema non si risolverà comunque del tutto,e saranno continui alti e bassi e continui mettersi alla prova,
ma almeno essere piu menefreghisti verso il problema stesso penso possa aiutare, una buona dose di orgoglio, dirsi che non si è malati ma solo insofferenti..a chi talvolta ci sembra cosi lontano e diverso da noi,in fondo siamo proprio noi ad autoescluderci e non altri a farlo, magari molto piu superficiali nel loro metro di giudizio di quanto non lo siamo noi con noi stessi e con loro. :evil:
ricominciare ogni volta secondo me questa è una possibile chiave, autoconvincersi che non si è peggiori ma migliori di quanto si creda, proprio perchè piu sensibili, forse piu intelligenti,
non farsi delle colpe forse le colpe sono della società stessa, che pretende di inculcarci modelli di comunicazione fasulli che non
sempre sentiamo come nostri o spontanei, al contrario non rinuciare al tesoro della propria unicità.
non so se questa testimonianza possa servire a qualcuno, ma grazie x avere letto, a presto.