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Vecchio 17-01-2011, 18:52   #41
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Qui invece si parla di disturbo evitante di personalità:http://it.wikipedia.org/wiki/Disturb...alit%C3%A0
Vecchio 17-01-2011, 18:56   #42
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L'avatar di barclay
 

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Originariamente inviata da Woland12 Visualizza il messaggio
Il problema si complica per le patologie di tipo psicologico: quali sono i valori da considerare per definire una patologia psicologica?
Ripensa al significato di DSM (la bibbia degli psichiatri statunitensi): “Diagnostic and Statistical Manual" e troverai la risposta.
Vecchio 17-01-2011, 22:26   #43
Esperto
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Originariamente inviata da stone Visualizza il messaggio
Ripensa al significato di DSM (la bibbia degli psichiatri statunitensi): “Diagnostic and Statistical Manual" e troverai la risposta.
Appunto... come dicevo la pscihiatria tende a considerare quell'insieme di caratteristiche statisticamente "normali". Non rientrare in questi parametri significa essere in stati patologici per il DSM. Quello che mi chiedo io è se basta davvero non rientrarvi per poter essere considerati malati. Cioè, il DSM fa questa equazione: anormale = malato
Io non sono convinto che sia giusta.
Vecchio 18-01-2011, 09:09   #44
Esperto
L'avatar di barclay
 

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Originariamente inviata da Woland12 Visualizza il messaggio
Appunto... come dicevo la pscihiatria tende a considerare quell'insieme di caratteristiche statisticamente "normali". Non rientrare in questi parametri significa essere in stati patologici per il DSM. Quello che mi chiedo io è se basta davvero non rientrarvi per poter essere considerati malati. Cioè, il DSM fa questa equazione: anormale = malato
Io non sono convinto che sia giusta.
Penso che, alla fine, dipenda tutto da come uno si sente: io sapevo d'essere malato prima ancora di scoprire cosa fosse il D. di P. Evitante.
Vecchio 18-01-2011, 20:37   #45
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Originariamente inviata da moonwatcherII Visualizza il messaggio
Nel 1999 presso la Shyness clinic di Palo Alto è stato fatto uno studio su un campione di 114 soggetti timidi cronici, per verificare la comorbilità (=coesistenza) della timidezza cronica con altri disturbi psicologici: al 97% è stata diagnosticata una fobia sociale generalizzata, il 67% ha riportato una diagnosi di disturbo evitante di personalità,
Metto in evidenza che il 65% circa di quelli che si ritrovano nella fobia sociale hanno anche il disturbo evitante e che quasi il 100% di quelli che hanno il disturbo evitante hanno la fobia sociale.

Quindi basandosi sulle personalità reali e non quelle idealizzate sulla carta (no critica, per precisare), se si fanno le differenze tra i due gruppi di criteri secondo me emerge una sola differenza: i fobici riescono comunque ad instaurare relazioni (anche fossero solo online), gli evitanti no. Sulla timidezza non so cos'è perchè il DSM non da criteri.

Proseguendo si può escludere che chiunque riesca ad avere relazioni positive e sostenute (anche fossero solo online) non può avere il disturbo evitante.
Vecchio 25-01-2011, 01:25   #46
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Originariamente inviata da Grande Fobia Visualizza il messaggio
Metto in evidenza che il 65% circa di quelli che si ritrovano nella fobia sociale hanno anche il disturbo evitante e che quasi il 100% di quelli che hanno il disturbo evitante hanno la fobia sociale.
Ho già detto qual è la mia opinione su queste percentuali, cioè che c'è confusione tra fobia sociale generalizzata e disturbo evitante di personalità.

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Originariamente inviata da Grande Fobia Visualizza il messaggio
Quindi basandosi sulle personalità reali e non quelle idealizzate sulla carta (no critica, per precisare), se si fanno le differenze tra i due gruppi di criteri secondo me emerge una sola differenza: i fobici riescono comunque ad instaurare relazioni (anche fossero solo online), gli evitanti no. Sulla timidezza non so cos'è perchè il DSM non da criteri.

Proseguendo si può escludere che chiunque riesca ad avere relazioni positive e sostenute (anche fossero solo online) non può avere il disturbo evitante.
Secondo me sei troppo drastico. Non esistono solo i casi estremi, i disagi e le patologie hanno diversi livelli, proprio quando si passa dalla teoria al reale, e proprio quando si passa dalla teoria al reale secondo me non puoi escludere che chi soffre di una certa patologia non possa in assoluto fare una certa cosa.
Vecchio 25-01-2011, 01:28   #47
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Originariamente inviata da Woland12 Visualizza il messaggio
Il dr. Liverani ha in effetti ragione, all'atto pratico queste distinzioni non sono fondamentali ai fini terapeutici, e possono distogliere dal fatto che ogni essere umano ha una psiche a tutto tondo che non può essere etichettata...

Cmq il lavoro di Moon è un lavoro puramente teorico che non può che essere apprezzato da chi (come me) è un fan delle categorie, delle schematizzazioni e delle classificazioni

Ricordo ancora che al liceo ogni volta che la prof di italiano mi interrogava mi rimproverava di essere troppo matematico, troppo schematico e non "aperto", ma per lei apertura nelle sue lezioni significava solo dispersione, divagazioni, confusione, sovrapposizioni di concetti e assenza di definizioni univoche (la mancanza di definizioni poi per me è terribile).

Adesso che ce l'ho fatta a divagare anch'io (), posso fare i complimenti a Moon per il lavoro bellissimo Era da tempo che cercavo di capire le differenze tra Disturbo Evitante e Sociofobia, finalmente ho le idee un po' più chiare. Spero che tu abbia letto anche se sei in vacanza-ban...

Cmq, come han già ricordato altri, manca ancora un protagonista nella classificazione di Moon: il disturbo schizoide. Uno schizoide in sè e per sè non soffre, poichè se non ha desiderio di socialità in mancanza di essa chiaramente non ne soffre. Può essere considerata una patologia?
Grazie per i complimenti e soddisfattissimo che ti sia stato utile.

Lo schizoide ve lo lascio come compito, mica posso fare tutto io.
Vecchio 25-01-2011, 01:40   #48
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Originariamente inviata da Dott. Liverani Visualizza il messaggio
Non sono certo di rispondere all'interrogativo della discussione, ma spero che il mio contributo sia ugualmente utile.

Fare diagnosi differenziale tra timidezza, fobia sociale e disturbo evitante di personalità, per quanto possa apparire semplice e immediato nella teoria facendo riferimento alle definizioni proposte da Moon (al quale suggerisco in futuro di citare le fonti), nella pratica clinica è assai più complicato, spesso perché i problemi delle persone hanno contorni sfumati e manifestazioni (cognitive, emotive e comportamentali) spesso sovrapponibili tra loro e cangianti nel tempo.
A questo si aggiunge la scarsa utilità ai fini terapeutici di diagnosi di carattere puramente descrittivo, basate sulla presenza/assenza di determinate manifestazioni cliniche e della loro pervasività nella vita sociale, affettiva e lavorativa del soggetto. Infatti all'interno delle medesime categorie diagnostiche possono essere collocati individui con manifestazioni cliniche assai diverse.
Talvolta, sapere di rientrare in una categoria piuttosto che in un'altra può essere rassicurante e per qualcuno "normalizzante", facendo sentire meglio le persone che scoprono, per lo meno, di non essere gli unici a soffrire di un certo problema e che, "se esiste addirittura una categoria specifica, qualcuno se ne sarà certamente occupato".
Viceversa, il rischio di attribuire così tanta importanza a quale categoria diagnostica si appartiene è quello di favorire un processo di stigmatizzazione capace di portare con sé solo svantaggi. Come spesso ho letto su questo forum, ci si presente come "fobico sociale", sociofobico, sociovattelapesca, perdendo così di vista la propria identità di essere umano a favore di una etichetta diagnostica. L'individuo diventa così il suo problema, quando invece quest'ultimo dovrebbe essere solo un aspetto (per quanto sgradito) della persona.

A tal proposito, come faceva giustamente notare Moon, ritengo di maggior utilità individuare le soluzioni ai problemi pratici della vita di una persona piuttosto che scegliere a quale categoria assegnarli.

Dott. Liverani
Quoto il Dott., le classificazioni servono solo in teoria e per farsi un'idea di massima, ma non bisogna attribuirle una grande importanza.

Le fonti sono:

- "Diagnostic and Statistical Manual of mental disorders" (DMS IV) per i criteri diagnostici di fobia sociale e disturbo evitante di personalità

- A quale timidezza appartieni? (Pietro Grimaldi - Ed. Franco Angeli/Le Comete)

- Le seguenti pagine, che ho trovato chiare ed esaurienti, dal sito dell'Associazione Italiana Disturbi dell'Ansia Sociale: ASPETTI SINTOMATOLOGICI
E DIFFERENZE CULTURALI DELLA FOBIA SOCIALE
e Il disturbo evitante di personalità

- Un testo specialistico sui disturbi di personalità dal quale ho citato qualcosa a memoria ma del quale come ho già detto purtroppo non ricordo né autore né casa editrice.
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