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Vecchio 16-01-2011, 12:08   #1
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Innanzitutto alcune definizioni (non matematiche però, eh! ).

Definisco come timidezza una forma non patologica di ansia sociale (a livello cognitivo) e di inibizione sociale (a livello comportamentale) che può essere caratterizzata in diversa misura dai seguenti elementi:
- paura di ricevere un giudizio altrui o una valutazione negativa;
- timore di non essere accettato e del rifiuto da parte degli altri;
- mancanza di autostima e di fiducia in se stessi, autosvalutazione;
- senso di insicurezza e mancanza di assertività;
- tendenza all’inibizione relazionale;
- timore del confronto con gli altri;
- elevata focalizzazione su se stessi;
- standard elevati e perfezionismo.

La timidezza non è patologica nel senso che è un tratto caratteriale e non è riconosciuta come patologia clinica dal DSM anche se non posso fare a meno di osservare quanto ciò sia una scelta alquanto ipocrita, in quanto sebbene si siano resi conto che annoverarla tra le patologie sarebbe assurdo non mancano tuttavia numerose pubblicazioni che promettono di “curare” la timidezza, per cui non possiamo fare a meno di asserire che il modello normativo dominante che governa la vita di relazione è fatto su misura per la maggioranza estroversa (vedi Anepeta), e in un certo senso si può quindi concludere che la vera normalità (intesa in senso puramente statistico) altri non è che quella estroversa.

Esistono poi diverse patologie che presentano notevoli affinità con la timidezza, tra cui le principali sono la fobia sociale e il disturbo evitante di personalità.

Nel DSM IV queste due patologie sono definite come segue:

La fobia sociale (in precedenza disturbo da ansia sociale) viene definito attraverso otto criteri:
A. Paura marcata e persistente di una o più situazioni sociali o prestazionali nelle quali la persona è esposta a persone non familiari o al possibile giudizio degli altri. L’individuo teme di agire (o di mostrare sintomi di ansia) in modo umiliante o imbarazzante.
B. L’esposizione alla situazione temuta quasi invariabilmente provoca l’ansia, che può assumere le caratteristiche di un Attacco di Panico causato dalla situazione o sensibile alla situazione.
C. La persona riconosce che la paura è eccessiva o irragionevole
D. Le situazioni temute sociali o prestazionali sono evitate o sopportate con intensa ansia o disagio.
E. L’evitamento, l’ansia anticipatoria o il disagio nella/e situazione/i sociale o prestazionale interferiscono significativamente con le abitudini normali della persona, con il funzionamento lavorativo (scolastico) o con le attività o relazioni sociali, oppure è presente marcato disagio per il fatto di avere la fobia.
F. Negli individui al di sotto dei 18 anni la durata è di almeno 6 mesi.
G. La paura o l’evitamento non sono dovuti agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (per es., una droga di abuso, un farmaco) o di una condizione medica generale, e non sono meglio giustificati da un altro disturbo mentale).
H. Se sono presenti una condizione medica generale o un altro disturbo mentale, la paura di cui al Criterio A non è ad essi correlabile, per es., la paura non riguarda la Balbuzie, il tremore nella malattia di Parkinson o il mostrare un comportamento alimentare abnorme nell’Anoressia Nervosa o nella Bulimia Nervosa.

Il disturbo evitante di personalità è caratterizzato da uno schema di comportamento penetrante di inibizione sociale, sentimenti di inadeguatezza, ipersensibilità a valutazioni negative, il tutto cominciato all'inizio dell'età adulta e presente in una varietà di contesti, come indicato da quattro (o pi&#249 dei seguenti punti:

1. Evita attività professionali che implicano significativi contatti personali, a causa di timori di critiche, disapprovazioni o rifiuti;
2. È riluttante a coinvolgersi con la gente a meno di avere la certezza di essere accettati;
3. Mostra ritegno all'interno di relazioni intime a causa del timore di essere deriso o ridicolizzato;
4. È preoccupato di essere criticato o rifiutato in situazioni sociali;
5. È inibito nelle nuove situazioni interpersonali a causa di sensazioni di inadeguatezza;
6. Vede se stesso come socialmente incapace, non attraente a livello personale o inferiore agli altri;
7. È insolitamente riluttante a intraprendere rischi personali o di impegnarsi in qualsiasi nuova attività perché può provare imbarazzo.

Esistono poi diverse varianti, ad esempio la fobia sociale può essere specifica se è circoscritta solo ad alcune situazioni sociali o generalizzata, così come una forma con sintomi più lievi del DEP è lo stile evitante.

Sebbene alcuni autori pongano tutte queste forme di ansia sociale su una linea che va dalla timidezza al disturbo evitante, io non sono sostanzialmente d’accordo con la seguente interpretazione:

Timidezza situazionale -> Timidezza cronica -> Fobia sociale specifica -> Fobia sociale generalizzata -> Disturbo evitante di personalità

Penso piuttosto che siano sottoinsiemi della classe dell’ansia sociale che li comprende tutti, e che si possano intersecare tra di loro.

Ultima modifica di MoonwatcherII; 26-01-2011 a 11:53.
Vecchio 16-01-2011, 12:14   #2
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Ora se c’è confusione in generale tra le varie distinzioni, tutto si incasina davvero se si cerca di confrontare la fobia sociale generalizzata con il disturbo evitante di personalità. In linea di massima molti li considerano quasi sinonimi e il DEP differenziato solo per una leggera maggiore gravità dei sintomi. Inutile dire che non sono per nulla d’accordo con questa interpretazione, in quanto se si leggono bene i criteri del DSM si può appurare che sono due cose abbastanza diverse (avevo trovato un testo che spiegava quanto si facciano erroneamente coincidere, ma purtroppo non ricordo né il titolo, né gli autori, né la casa editrice), comunque in linea di massima per quanto ho capito è così:
- nel DEP il pensiero centrale è il senso di non appartenenza e non condivisione della propria esperienza con gli altri, di non riuscire ad appartenere ai gruppi, elemento che non è presente nella fobia sociale, l’evitante desidera delle relazioni sociali ma le rifugge perché ne è spaventato e si sente inadeguato, questo è il fulcro della differenza con la FS ma non è il solo;
- la FS è caratterizzata da ansia, paura acuta e evitamento attivo di situazioni sociali, mentre il DEP è caratterizzato da una grande sensibilità e vergogna di fronte ai giudizi altrui, ma non di paura; il ritiro sociale è più di tipo passivo: sono presenti e fanno le cose con gli altri ma dando l'impressione di essere "irraggiungibili", un po' in disparte; in altre parole se per chi soffre di FS l’emozione dominante è la paura, per chi soffre di DEP invece è la vergogna, e proverà vergogna per molti aspetti del Sé, per cui in questo senso vedo più vicini la timidezza e il DEP che non la timidezza e la FS;
- le persone che soffrono di FS riferiscono di avere paura di mostrare i sintomi della propria ansia; anche questo elemento non è presente nell’evitante che teme invece di comportarsi in modo inadeguato e prova spesso un forte senso di inferiorità; l’evitante si autodefinisce in genere come una persona “nata preoccupata”, non ritiene che le sue siano paure irrazionali e ingiustificate, di conseguenza l’evitante vede la sua ansia patologica quasi come un tratto del suo carattere (esattamente come il timido la cui ansia non raggiunge però livelli patologici, infatti per questo il DEP rientra tra i disturbi della personalità) e quindi dà la colpa delle sue paure al suo carattere o anche agli altri, ma non le ritiene così irrazionali come chi soffre di FS;
- il sociofobico teme il giudizio altrui e prova ansia nelle situazioni sociali, però possiamo dire che la sua è più una “ansia da prestazione”, cioè teme di agire in modo umiliante e imbarazzante, di fare una figuraccia, in queste situazioni prova un’ansia esagerata che può raggiungere il livello di un attacco di panico, ma tutto ciò non implica necessariamente che sia solitamente timido; l’evitante invece ha paura dei rapporti intimi con le persone, ha paura di svelare se stesso, è schivo, il suo timore è ben diverso da quello di chi soffre di FS; per fare un esempio un FS magari può avere un attacco di panico in un bus affollato, mentre un DEP potrà starsene tranquillissimo sul bus perché tanto non ha alcun rapporto umano con le persone sul bus, mentre si sentirà a disagio con gli amici o con il capo benché magari li conosca da una vita; il DEP è un disturbo nella percezione dell’intimità e della comunanza con l’altro: gli evitanti sentono il desiderio di stabilire relazioni strette, all’interno delle quali, però, si sentono esclusi o costretti;
- chi soffre di DEP ha scarsa capacità introspettiva nel riconoscere i propri stati interni e risulta opaco nella lettura della propria mente; quando questa capacità è sufficientemente conservata, è invece compromessa la prospettiva psicologica degli altri che si aspettano come giudicanti o rifiutanti, questo provoca emozioni quali ansia, vergogna e timori di giudizio negativo; non mi risulta che in chi soffre di FS questo elemento sia presente in modo massiccio.

Nel 1999 presso la Shyness clinic di Palo Alto è stato fatto uno studio su un campione di 114 soggetti timidi cronici, per verificare la comorbilità (=coesistenza) della timidezza cronica con altri disturbi psicologici: al 97% è stata diagnosticata una fobia sociale generalizzata, il 67% ha riportato una diagnosi di disturbo evitante di personalità, il 35% di distimia, il 35% di disturbo schizoide di personalità, il 33% di disturbo d’ansia generalizzato, il 23% di disturbo dipendente di personalità, il 20% una fobia specifica. Ora io ritengo che la percentuale altissima di fobia sociale generalizzata e di DEP sia falsato dal fatto che i criteri diagnostici del DEP si sono spostati progressivamente dal modo di vivere i rapporti intimi verso un più generale disagio nelle relazioni sociali, facendolo di fatto quasi coincidere con la fobia sociale generalizzata. Infatti la statistica di cui sopra significherebbe che almeno il 64% (ma probabilmente persino la totalità) di chi ha riportato la diagnosi di DEP, soffrirebbe anche di fobia sociale generalizzata.

In conclusione io asserisco che:
1) fobia sociale generalizzata e disturbo evitante di personalità sono due patologie ben distinte seppur accomunate dal tema di fondo dell’ansia sociale;
2) se proprio si vuole identificare un disturbo che sia l’evoluzione patologica della timidezza, io penso che è più il disturbo evitante di personalità una forma patologica della timidezza di quanto non lo sia la fobia sociale, il che non significa né che chi è fobico non è mai timido, né che chi soffre di DEP è sempre timido, ma che è più probabile che si possa esser fobici senza esser timidi di quanto non lo sia per un DEP.

Ultima modifica di MoonwatcherII; 26-01-2011 a 11:52.
Vecchio 16-01-2011, 12:14   #3
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quindi gli evitanti sono quelli messi peggio....nnamo bene!

alla base di tutto secondo me c'è un sentimento di inferiorità, più o meno grande, che porta ad assumere comportamenti da evitante, fobico, timido, ecc.
Vecchio 16-01-2011, 12:16   #4
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Originariamente inviata da too_shy Visualizza il messaggio
quindi gli evitanti sono quelli messi peggio....nnamo bene!
Dove io avere scritto ciò?
Vecchio 16-01-2011, 12:20   #5
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Originariamente inviata da moonwatcherII Visualizza il messaggio
Sebbene alcuni autori pongano tutte queste forme di ansia sociale su una linea che va dalla timidezza al disturbo evitante, io non sono sostanzialmente d’accordo con la seguente interpretazione:[/FONT][/COLOR]

Timidezza situazione -> Timidezza cronica -> Fobia sociale specifica -> Fobia sociale generalizzata -> Disturbo evitante di personalità
sembra una classifica dal messo meno peggio al messo peggio....
Vecchio 16-01-2011, 12:25   #6
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Originariamente inviata da too_shy Visualizza il messaggio
sembra una classifica dal messo meno peggio al messo peggio....
Secondo me non esiste l'esser messi peggio o meno peggio in termini generali, ogni manifestazione di ansia, patologica o non patologica, coesiste all'interno di un essere umano la cui personalità è determinata da molti altri aspetti e può dare luogo alle sintomatologie più disparate. Per questo ho scritto che non sono d'accordo con quello schema.
Vecchio 16-01-2011, 12:34   #7
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Originariamente inviata da moonwatcherII Visualizza il messaggio
Secondo me non esiste l'esser messi peggio o meno peggio in termini generali, ogni manifestazione di ansia, patologica o non patologica, coesiste all'interno di un essere umano la cui personalità è determinata da molti altri aspetti e può dare luogo alle sintomatologie più disparate. Per questo ho scritto che non sono d'accordo con quello schema.
certo la mia era una banalizzazione scherzosa, un commento autoironico per sdrammatizzare il fatto che mi ero ritrovato all'apice della classifica dei poveri cristi
Vecchio 16-01-2011, 12:35   #8
Esperto
L'avatar di barclay
 

Io vorrei sentire il parere del dr. Liverani, le nostre sono "dotte" disquisizioni da profani.
Vecchio 16-01-2011, 12:37   #9
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Originariamente inviata da stone Visualizza il messaggio
Io vorrei sentire il parere del dr. Liverani, le nostre sono dotte disquisizioni da profani.
Mai fidarsi di un terapeuta TCC.

(il dott. Liverani è molto ironico, quindi sa che scherzo! )
Vecchio 16-01-2011, 12:41   #10
Esperto
L'avatar di barclay
 

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Originariamente inviata da moonwatcherII Visualizza il messaggio
Mai fidarsi di un terapeuta TCC.

(il dott. Liverani è molto ironico, quindi sa che scherzo! )
Scherzi a parte, penso che la nosologia sia unica per tutte le scuole terapeutiche.
Vecchio 16-01-2011, 12:45   #11
Avanzato
L'avatar di Carboxide
 

Forse ripongo troppa fiducia nelle doti intellettuali di Moon,ma trovo questa discussione molto utile e chiara,potrei anche approfondirne la lettura per meglio analizzarmi,e partire così avvantaggiato alla prossima seduta psicoterapeutica...
ps:ma il Dott.Liverani esiste ancora?E' da parecchio che non lo vedo...
Vecchio 16-01-2011, 12:49   #12
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certo i dottori non è che vanno molto per il sottile, a me sembra che la loro diagnosi è sempre "ansia sociale" o "fobia sociale". Mai sentito di uno psichiatra o un neurologo che abbia scritto "disturbo evitante di personalità" o "sindrome di asperger".
Vecchio 16-01-2011, 12:55   #13
Esperto
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Originariamente inviata da too_shy Visualizza il messaggio
certo i dottori non è che vanno molto per il sottile, a me sembra che la loro diagnosi è sempre "ansia sociale" o "fobia sociale". Mai sentito di uno psichiatra o un neurologo che abbia scritto "disturbo evitante di personalità" o "sindrome di asperger".
Non ci avevo pensato, comunque è vero anche che 10 psichiatri sono capaci di chiamare la stessa malattia con 10 nomi diversi
Vecchio 16-01-2011, 13:03   #14
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ma chi ha l'ansia sociale è per forza evitante. Perchè tende ad evitare le situazioni che gli provocano ansia.
Vecchio 16-01-2011, 13:09   #15
Esperto
L'avatar di barclay
 

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Originariamente inviata da too_shy Visualizza il messaggio
ma chi ha l'ansia sociale è per forza evitante. Perchè tende ad evitare le situazioni che gli provocano ansia.
Non credo: io non mi sono mai messo spontaneamente in certe situazioni, l'ansia arriva solo quando non posso evitarle. La mia “discesa negli inferi”, in effetti, è iniziata proprio quando ho cominciato a lavorare: lì non potevo evitare gran parte di quello che mi faceva paura. L'università invece la consideravo un paradiso: nessun obbligo di frequenza = nessun obbligo di frequentare i compagni di corso.

Ultima modifica di barclay; 16-01-2011 a 13:11.
Vecchio 16-01-2011, 13:23   #16
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Originariamente inviata da stone Visualizza il messaggio
Non credo: io non mi sono mai messo spontaneamente in certe situazioni, l'ansia arriva solo quando non posso evitarle. La mia “discesa negli inferi”, in effetti, è iniziata proprio quando ho cominciato a lavorare: lì non potevo evitare gran parte di quello che mi faceva paura. L'università invece la consideravo un paradiso: nessun obbligo di frequenza = nessun obbligo di frequentare i compagni di corso.
Perchè non condividi quello che ho scritto? credi che ci siano persone fobiche che vadano incontro a ciò che provoca ansia? Tutti gli ansiosi sono evitanti, prendi chi ha l'ansia di prendere l'aereo, sarà evitante nel prendere l'aereo. Chi ha paura dell'ascensore, sarà evitante nel prendere l'ascensore.
Dov'è un ansioso che non tenda ad evitare le situazioni per lui ansiogene? esiste?
Vecchio 16-01-2011, 13:28   #17
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Originariamente inviata da Carboxide Visualizza il messaggio
Me lo chiedo fortemente anch'io,visto che mi ha prescritto un farmaco senza però diagnosticarmi niente(oppure ho risposto così alla domada?...)
non so se siano obbligati a farlo, ma secondo me a volte non diagnosticano per non spaventare (o per non sbagliare?!)
Vecchio 16-01-2011, 13:29   #18
Intermedio
 

Quote:
Originariamente inviata da Carboxide Visualizza il messaggio
Me lo chiedo fortemente anch'io,visto che mi ha prescritto un farmaco senza però diagnosticarmi niente(oppure ho risposto così alla domada?...)
Forse è per il fatto che molti farmaci sono diciamo ad ampio spettro, quindi alcuni li prescrivono come palliativi prima di fare una diagnosi vera e propria.
Vecchio 16-01-2011, 13:51   #19
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Originariamente inviata da Carboxide Visualizza il messaggio
Forse ripongo troppa fiducia nelle doti intellettuali di Moon,ma trovo questa discussione molto utile e chiara,potrei anche approfondirne la lettura per meglio analizzarmi,e partire così avvantaggiato alla prossima seduta psicoterapeutica...
Preciso che comunque non mi sono inventato nulla, ho solo fatto un patchwork da più fonti diverse cercando di ottenere delle definizioni che mi sembrassero avere una loro logica interna!

Ah, e poi il vero problema non è farsi o farsi fare una diagnosi, ma trovare la cura!

Ultima modifica di MoonwatcherII; 16-01-2011 a 13:53.
Vecchio 16-01-2011, 13:51   #20
Esperto
L'avatar di very90
 

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Originariamente inviata da stone Visualizza il messaggio
nessun obbligo di frequenza = nessun obbligo di frequentare i compagni di corso.
La stessa filosofia universitaria che ho adottato anch'io.... Non ce la faccio a reggere tutti quei compagni estroversi, preferisco evitare, visto che mi è concesso....
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