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19-06-2015, 21:13
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#81
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 992
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Originariamente inviata da Emil
Mah, gli ultimi esempi rientrano nel campo di conoscenze personali che non mi pare interferiscano con le relazioni in generale. Hai citato degli interessi, degli hobby o delle ambizioni...
Ci tengo comunque a precisare che non ho mica negato l'importanza dell'altro. Però la tua ipotetica scala gerarchica mi pare un poco forzata e scricchiolante.
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Questo post, ad esempio, porta avanti la categoria Sé in maniera abbastanza insistente. Deve essere chiaro che io ho ottenuto una grande soddisfazione e dei grandi piaceri negli ultimi sei mesi grazie prevalentemente a quella scala gerarchica, e vorrei condividerne con voi i risultati sperimentali.
Come mai vengo negato? Cioè, dove è la logica di questa negazione se non nella nociva categoria Sé? Senza usare la categoria Sé, o comunque subordinandola alla categoria Altro (l'ascolto dei miei consigli, che si sono rivelati oggettivamente utili e proficui), i miei consigli potrebbero... quantomeno servire a qualcosa, piuttosto che essere rifiutati, messi in dubbio e quasi umiliati.
Gli ultimi esempi, ad ogni modo, inducono una sorta di autismo che provoca enormi danni a sé e agli altri (soprattutto a sé).
Quote:
Originariamente inviata da Emil
Una persona che ha raggiunto una vera indipendenza psicologica coltiva la relazione ma se questa per qualche ragione viene a mancare, pur soffrendo, porta avanti la sua esistenza che non dipende in maniera assoluta da quella relazione o da altre.
La dipendenza non è mai di buon auspicio.
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Certo.
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19-06-2015, 21:21
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#82
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Esperto
Qui dal: Oct 2012
Ubicazione: Nel tempo
Messaggi: 1,186
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E perché tu ti senti attaccato sul personale e screditato dandomi poi dell'autistico solo perché non condivido le tue opinioni?
Non criticavo gli esempi in sé che come ho scritto sono neutrali, criticavo il modo in cui li poni solo al centro della relazione, come se al di fuori di essa non possa esistente niente.
Considerarmi pure autistico solo perché non apprezzo i tuoi consigli. Ma sono sicuro che mi perdonerai se dubito che possano essere proficui e utili in modo oggettivo...
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19-06-2015, 21:26
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#83
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 992
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Quote:
Originariamente inviata da Emil
E perché tu ti senti attaccato sul personale e screditato dandomi poi dell'autistico solo perché non condivido le tue opinioni?
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Mi sento attaccato perché mi hai attaccato senza motivo, dicendo che il mio sistema è "forzato e scricchiolante" senza nemmeno sapere quanto piacere può provocare, completamente aggratis. E comunque non ti ho dato dell'autistico, ho detto che in generale un certo tipo di priorità induce qualcosa di simile ad un autismo... non pensavo che tu avessi quel genere di priorità.
Io stesso sono stato vittima di questo tipo di autismo, comunque, quindi mi farebbe piacere se altre persone se ne sollevassero.
Non direi mai a qualcuno che è autistico concependo la cosa come offesa E non l'ho fatto, se rileggi i post sopra.
Quote:
Originariamente inviata da Emil
Non criticavo gli esempi in sé che come ho scritto sono neutrali, criticavo il modo in cui li poni solo al centro della relazione, come se al di fuori di essa non possa esistente niente.
Considerarmi pure autistico solo perché non apprezzo i tuoi consigli. Ma sono sicuro che mi perdonerai se dubito che possano essere proficui e utili in modo oggettivo...
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Al di fuori della relazione possono esistere molte cose, ma attenzione a non renderle centrali globalmente: poi si soffre. Uomo avvisato mezzo salvato.
Visto che è diventata una polemica, questo è il mio ultimo post nel topic... sto già male.
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19-06-2015, 21:26
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#84
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 1,248
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Quote:
Originariamente inviata da eVito Corleone
No, ovviamente, lo temo di chi non lo è, mica tutti lo sono.
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Quando comincio a stimare qualcuno mi capita di provare a trovare difetti in modo da non idealizzarlo e così non avere l'immobilità.
Certo non è facile
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19-06-2015, 21:30
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#85
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Esperto
Qui dal: Sep 2013
Ubicazione: Infinitamente nel tuo pensiero.
Messaggi: 3,181
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Non c'è niente che mi spaventa in particolare quando sto con gli altri tranne che perdo me stessa, non ho un pensiero, una opinione e un giudizio critico.
Inoltre ho la sensazione che spavento io gli altri e non viceversa dovuto al mio atteggiamento di chiusura.
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19-06-2015, 21:39
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#86
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Esperto
Qui dal: Oct 2012
Ubicazione: Nel tempo
Messaggi: 1,186
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Fluviale critico il tuo sistema di valori che poni come imprescindibile e valido per tutti per raggiungere l'equilibrio (parlando di coppia e famiglia). Però scusa se continuo a ritenere presuntuoso e un po' arrogante far passare per autistici comportamenti differenti da ciò che professi e "priorità" differenti dalle tue.
Nessun problema, comunque, io non mi sono offeso. Spero nemmeno tu.
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19-06-2015, 23:25
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#87
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Esperto
Qui dal: Feb 2012
Messaggi: 1,719
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della società mi spaventa il giudizio. Tutti sono sempre pronti a giudicare come sei, cosa fai, come lo fai, perchè lo fai...
mi sono rotto le scatole di tutto! non si può vivere senza che qualcuno debba esprimere il proprio punto di vista critico?
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20-06-2015, 10:16
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#88
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Esperto
Qui dal: Apr 2014
Messaggi: 1,175
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Di indole sono estroversa,mi piace stare in mezzo alla gente,fosse per me ci passerei tanto tempo insieme e se sto serena,mi sento sicura(sempre meno ultimamente)e non ho sintomi evidenti,mi inserisco facilmente.Poi però succede spesso che i sintomi mi ritornano e da lì a poco nasce il pregiudizio che tronca ogni possibilità di rapporto qualitativamente accettabile.Il disagio che si crea è spesso troppo forte.Oltre ai rapporti interpersonali esclusivi (amici,conoscenti),diventa problematica e tanto anche la routine in mezzo al gente.Ieri ,per fare un esempio,sono andata dal medico di base,la sala era piena di gente ed io dovevo attendere.All'inizio stavo tranquilla,nei miei pensieri,poi è ricominciata quella paura,di non essere accettata,di essere giudicata,di far vedere che sto male e subito sono incominciati i sintomi generati da una tensione arrivata ai massimi livelli nel giro di qualche secondo.Ho cominciato a sentirmi bloccata nel pensiero,nel corpo,rigida,mi veniva da fissare un punto e fare su e giù,compulsivamente con gli occhi,non sapevo dove mettere le mani.Lì è cominciato l'incubo.Qualche persona ha cominciato a notarmi e a guardarmi perplessa,ed io ricominciavo a sentirmi sotto schiaffo,come se non potessi più muovermi,in trappola sotto gli sguardi curiosi/impietosi/critici da parte della gente.Si è cominciato a creare un circolo morboso che non riuscivo(non ci riesco mai) a interrompere.Mi sentivo guardata come fossi un fenomeno da baraccone.L'unico modo che avevo (e che ho in genere)per interrompere qualche secondo sto tormento ,è quello di buttare fuori l'aria con la bocca.Di solito sbuffo(non esagerando),poi subito dopo mi riblocco,come in una condizione di autoipnosi,non riprendendomi di fronte a reazioni negative degli altri di fronte al mio comportamento indesiderato e strano,ma anzi succede che mi ci attacco con tutta me stessa a questa modalità bizzarra di propormi.Poi dopo un'ora e mezza d'attesa così,sentivo le ossa e i muscoli che mi facevano male come se avessi avuto la febbre alta,mi girava la testa.Il medico finalmente mi chiama.Entro,e lì,trovandomi di fronte ad una persona con cui potevo parlare,ho iniziato a parlare,chiaccherare buttando fuori gran parte della tensione accumulata.Sono uscita che non mi reggevo in piedi.Ecco.I sintomi e ancora prima il giudizio della gente è quello che mi fa vivere con grande sofferenza il rapporto sociale.Altro esempio.Dopo il medico vado in farmacia. Parlando del medicinale che dovevo prendere(per il cane) chiedo “senta,scusi,c’è una confezione con due mascherine di pillole invece di una?”.Le due farmaciste alla cassa mi guardano come un’aliena e vabbè ci può stare,magari non avevano capito.Io glielo ripeto,qualcuno tra i clienti ride,e le farmaciste si allontanano senza rispondermi e dicendo mentre prendevano il medicinale “ma questa è matta”.Torna una e mi da una confezione con una mascherina come se non le avessi chiesto nulla.Poi dopo ho scoperto che la chiamo mascherina,ma è il blister e loro probabilmente avevano capito la mascherina per coprire gli occhi o il naso.Ora sono strasicura che se la stessa cosa fosse stata detta da una ragazza magari un po’ tra le nuvole,ma normale,non avrebbero detto quella cattiveria,invece sto scoprendo che molte cose che dico o faccio sono prese subito di mira e contestate a prescindere.Si chiama pregiudizio,probabilmente scatenato dal mio essere in costante agitazione e tensione.(soffro di disturbo d’ansia generalizzato).Tornando alla domanda del topic.. Cosa mi spaventa della socialità?Il pregiudizio.Quello che mi sta massacrando la vita e sta minando la mia stabilità.Non ce la faccio più ad espormi(perché purtroppo io la gente la cerco),essendo sempre presa di mira..Poi lo so,dovrei farmi forza,ma a volte è bello anche essere accolti,o semplicemente non osservati con insistenza come esseri curiosi,strani o inappropriati,per i propri disturbi.Quanto mi fa male,non ero così,ero normale nell'approccio comportamentale,ora invece sembro una pazza,e peggioro ,dopo che passo i giorni lasciata sola dalla mia stessa famiglia,come una vecchia settantenne chiusa spesso in camera con le saracinesche abbassate,a consumare il dolore per un abbandono in massa di -amici,familiari-uscendo poi per prendere un po’ d’aria,fare le cose,vivere (!),ed invece sono denigrata,etichettata,derisa,presa per il c..anche da ragazzini come qualche giorno fa che ti fanno l'imitazione con la faccia di m...a che ad un certo punto fai.Oppure vieni chiamata "poveraccia" come ieri sera che ho portato il cane fuori nel giardino del condominio,da due ragazze tutte profumate,eleganti che uscivano(e chissà da quanto non metto un bel vestito..),insomma dopo giorni,mesi,di sole reali sconferme,tanta solitudine e dolore,ti ritrovi per l'ennesima volta la persona che ti giudica e ti chiudi sempre un po’ di più,anche se non vorresti. Quando capita invece,molto raramente,che ho un riscontro positivo risorgo,ma dovrei averne a sufficienza di questi riscontri per rialzarmi,ma non è così.Amo stare tra la gente ma non in questo modo,è una tortura per me e una forza per loro,che si incoraggiano a vedere chi sta peggio.Non voglio essere questo,anche perchè la sofferenza che mi passo e la forza che ho,loro non sanno vagamente cosa sia,se lo sapessero,non se ne uscirebbero con certe battute e facce da sfottò.Mi si dice che anche gli altri hanno problemi,si certo,è naturale,ma mi viene il dubbio che persone che giudicano e se ne escono con certi commenti di fronte a persone che sono in stato di vulnerabilità,la sofferenza ,quella vera,e le difficoltà della vita non le hanno neanche sfiorate,altrimenti avrebbero più umanità e sensibilità nei confronti dell’altro,chicchesia, ed invece dal loro mondo tutto soft e profumato,se la ridono ignorantemente sentendosi migliori di te.Io la gente la cerco,odio stare sola, ed per questo che mi espongo.Solo che se prima ero normale nel comportamento,ora c’è qualcosa che comincia a non quadrare e si vede e la gente ti giudica subito.Puoi essere simpatica,carina,intelligente,ma nulla,sembra che tutti appena vedono anche una minima cosa fuori luogo,leggano “abnormal brain” e sei finita,basta, hai chiuso,puoi essere tanto,ma per loro sei solo roba da etichettare e allontanare.Quanto si sta diventando conformisti ..e quanto in questo essere conformi a tutti i costi,si rivela una fragilità più pericolosa di chi invece soffre sulla pelle il peso della sua storia e che si vive,mostrando senza trucchi la sua identità ,con tutta la complessità che comporta.Ha un’identità più forte chi vive sé stesso in quel momento,con quella storia,a testa alta,piuttosto che tante persone vuote e codarde che adottano un pensiero conforme per farsi strada e integrarsi.Se dovessi decidere di parlare con uno tra A e B dove A ha i pensieri che hanno tutti,la vita che hanno tutti(lavoro,fidanzato/marito,figli) e B che ha qualcosa di diverso,io andrei da B,perché devo incontrare un altro da me,ma qui sembra che stiamo diventando tutti uguali livellati in egual misura da messaggi conformisti e tutti con una soglia elevatissima di intolleranza nei confronti di chi non sembra rispettare gli standard di ciò che è conforme al modello da seguire.Un meccanismo dilaniante per loro e per noi tutti.Riassumendo,due cose mi spaventano nella socialità di oggi:il pregiudizio ed un conformismo esagerato.Per fortuna ci sono ancora persone che hanno una bella personalità,gente anche normalissima,ma che sa a volte rompere in modo sano certi protocolli soffocanti.Ieri stavo sul bus ed è salito ad un certo punto un indiano,ha acceso una radiolina ed è partita una bella musica del suo paese.L’indiano stava un po’ su di giri,ma rideva e cantava,urlando “musica,un po’ di musica,e vaii”.C’era chi nel vedere la scena si innervosiva,chi accennava d’istinto un sorriso e poi si ricomponeva,chi invece,come un uomo sulla cinquantina,normalissimo,composto,osservando la scena ad un certo punto con naturalezza ha cominciato a cantare battendo le mani,e piano piano si è unito qualcun altro..è stato un momento di pura follia,ma bello,così deve essere,questa è la socialità amo e che non mi spaventa.Non tutti chiusi,diffidenti,ancorati alle proprie maschere convenzionali,ma liberi e svincolati da pippe sociali,sempre,ovvio nel rispetto reciproco.C’è poca umanità in giro,ma siamo sicuri che siamo noi ad avere problemi?O siamo solo più umani di certa gente,abbiamo più onestà d’animo,sensibilità,p…e ed è per questo che soffriamo ancora di più in una società diventata così fredda,vigliacca e steoreotipata?...Ps:Ho il dono della sintesi,si è capito no?..
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Ultima modifica di Stella89; 20-06-2015 a 10:19.
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20-06-2015, 10:59
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#89
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Esperto
Qui dal: Mar 2008
Ubicazione: In the clouds...
Messaggi: 1,185
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Quote:
Originariamente inviata da DarkRose90
A me spaventa il fatto di esserne sopraffatta, annichilita. Gli estroversi tendono a proiettare sugli altri il proprio "io", ciò comporta pensieri del tipo "esisto solo se sto con gli altri "(ovviamente anche gli estroversi hanno bisogno di tempo da soli, ma questo tempo è spesso limitato ) un'estroverso rinchiuso in una stanza da solo per giorni (anche con degli svaghi a disposizione) non avrebbe su chi "proiettare il proprio io" subendo un'annichilimento totale della propria personalità. La persona sperimenterà a quel punto sintomi tipici di una "fuga dissociativa", non riconoscendo più se stesso e dissociandosi lentamente dalla realtà a meno che non si metta a parlare con il muro proiettando su di esso il proprio "io".
L'introverso invece non proietta il proprio io sugli altri, lo proietta interiormente, ciò comporta pensieri del tipo "esisto solo se sto con me stesso" (anche l'introverso ha bisogno di tempo con gli altri ma questo è limitato come nel caso degli estroversi).
Un'introverso costretto per giorni a stare senza sosta in compagnia di altre persone, senza la possibilità di potersi isolare e "ricaricare", sperimenterebbe la stessa "fuga dissociativa" dell'estroverso costretto a stare solo. Non si riconoscerebbe più, sperimentando anche sensazioni di tipo psicotico del tipo "gli altri mi rubano l'energia, stando con gli altri non mi sento più me stesso". Ovviamente l'introverso costretto a prolungati periodi "in compagnia" può ricorre a degli stratagemmi a differenza dell'estroverso da solo, può per esempio, anche se in compagnia, "estraniarsi nella propria mente" questo fa si che l'introverso raramente impazzisca se costretto a prolungati periodi in compagnia di altre persone(magari appare taciturno o poco socievole) al contrario dell'estroverso costretto alla solituine che quasi sicuramente impazzirebbe.
(l'introverso impazzirebbe per solitudine solo dopo lunghi periodi e non per mancanza di altre persone su cui proiettare il proprio io, ma per mancanza di "stimoli" sensoriali e intellettivi/emotivi)
Io sperimento queste sensazione quando sono costretta alla socialità prolungata e molto intessa (stare con molte persone ecc) mi sento "non più me stessa" come se dovendo proiettare la mia personalità, i miei pensieri esternamente "li perdessi". Con tre quattro, persone non sperimento questo, ma in feste con duecento invitati per esempio si, "non capisco più niente" e non percepisco più i miei pensieri. Ecco cosa mi spaventa, questa sensazione di "annichilimento."
E poi temo anche un pò il giudizio altrui, siccome sono introversa e tendo a quel "estraniarmi" di cui sopra dopo un pò, penso di non essere all'altezza di intrattenere altre persone che magari mi giudicherebbero troppo chiusa e noiosa.
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Bellissimo post, non avrei potuto esprimere meglio i concetti da te esposti.
Proprio ieri sono stata costretta a un evento sociale con un sacco di persone assieme ai colleghi e ho avuto una forte sensazione di spersonalizzazione, cosa che non mi succede mai quando vivo una socialità più intima e condivisa con pochi eletti, scelti volontariamente da me e non imposti dai "doveri sociali".
La cosa che non mi fa sentire a mio agio è che, secondo me, anche gli estroversi finiscono con l'indossare un po' una maschera a loro insaputa: quella della felicità sbandierata con sorrisi, battutine e interazione frenetica, assieme a un bisogno di "divertissment" a tutti i costi.
Anche io, come dici tu, mi sento annichilita perchè appunto sentendomi spersonalizzata non so più dove sia il mio vero io, che è l'elemento grazie al quale posso sentirmi salda in me stessa....un io che tra l'altro non viene riconosciuto dall'altro nella sua specificità all'interno dell'evento sociale, dove a prevalere è lo "small talk" ovvero un chiacchiericcio di heiddegeriana memoria, dove appunto la parola non diventa mai veicolo di dialogo reale, quanto strumento usato per far sì che il gioco sociale confermi le sue stesse regole. Se il nostro comportamento non si conforma a quello del gruppo, è come se divenissimo potenzialmente una minaccia all'identità di questo stesso, che con la nostra diversità rischiamo quasi di mettere a repentaglio; ovviamente tutto ciò avviene inconsciamente e in modo quasi simbolico, direi.
Come studiai ad antropologia culturale, il diverso all'interno del gruppo in festa è un potenziale leader perché minaccia l'identificazione collettiva dei singoli nell'evento, colui che potrebbe far cambiare natura all'evento. Se non diventa leader è comunque un elemento di disturbo a una dimensione antropologica (quella della festa) che si fonda sulla condivisione di uno stato d'animo, di un ethos....
Personalmente mi riesce difficile condividere emozioni sincere e profonde con 200 persone tutte assieme, dare all'altro un pezzetto di me stessa, anche perché non so fingere e quindi non so appunto stare al gioco della felicità recitata a tutti i costi. Perché io riesco a fare un sorriso sincero se veramente entro in rapporto profondo con l'altro e concedo di abbandonarmi alla leggerezza solo se sono consapevole che dietro di essa c'è comunque la condivisione di qualcosa di più intimo e complesso, altrimenti quella leggerezza rischia, ai miei occhi, di trasformarsi solo in vacuità, sensazione questa che mi fa vivere in uno stato di alienazione da me stessa, generando null'altro che sofferenza.
La socialità per me ha senso solo se lo sguardo altrui sa restituirmi veramente un pezzettino della mia essenza e di ciò che sono, senza limitarsi ad essere sguardo che trascende, che guarda senza vederti veramente per ciò che sei....
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20-06-2015, 18:33
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#90
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Banned
Qui dal: Mar 2015
Messaggi: 203
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Non mi spaventa.. ma gli altri sono delle brutte persone. Non di rado anche in piú senso. Sono sporchi, ignoranti, brutti a vedersi e puzzano.Quindi é meglio evitarli. Tuttavia evitandogli sorge comunque il problema della solitudine, quindi non c'è una vera e propria soluzione, la vita é una brutta cosa perché gli altri purtroppo esistono e sono brutti e cattivi.
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Ultima modifica di Mortino; 20-06-2015 a 18:35.
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20-06-2015, 18:36
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#91
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 992
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Quote:
Originariamente inviata da Mortino
Non mi spaventa.. ma gli altri sono delle brutte persone. Non di rado anche in piú senso. Sono sporchi, ignoranti, brutti a vedersi e puzzano.Quindi é meglio evitarli. Tuttavia evitandogli sorge comunque il problema della solitudine, quindi non c'è una vera e propria soluzione, la vita é una brutta cosa perché gli altri purtroppo esistono e sono brutti e cattivi.
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Tutto questo è falso.
Ti posso dire che queste idee inducono sofferenza. La loro assenza implica gioia.
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20-06-2015, 18:43
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#92
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Banned
Qui dal: Mar 2015
Messaggi: 203
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Quote:
Originariamente inviata da Fluviale
Tutto questo è falso.
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Dici?
E allora perchè stò meglio da solo?
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Ultima modifica di Mortino; 20-06-2015 a 18:50.
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20-06-2015, 19:07
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#93
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 992
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Quote:
Originariamente inviata da Mortino
Dici?
E allora perchè stò meglio da solo?
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Perché proietti le tue idee negative sull'esterno... e assimili solo dati negativi.
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20-06-2015, 19:19
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#94
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Banned
Qui dal: Dec 2013
Messaggi: 2,318
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Sono spaventata da me stessa nella socialità, più che dalla socialità stessa.
Mi fanno paura/ribrezzo due cose.
Il mio adeguarmi agli altri per una carenza di personalità e arrivare a un punto in cui non riesco più a sostenere un ruolo che non mi appartiene.
E il ritrovarmi incastrata in alcuni meccanismi della socialità: tipo la formazione di gruppetti, le malelingue, le gelosie, le falsità...
Non li reggo, mentre inizio a pensare che questi elementi siano considerati "normali" e forse anche accettati e forse anche accettabili. Non sono la fine del mondo. Siamo umani e siamo fallaci.
Stare al margine di tutto ti rende troppo pretenzioso e soprattutto ti offre l'opportunità di giudicare gli altri, quelli che si sporcano le mani mentre la tua fedina sociale resta pulita, perchè se non entri in contatto con nessuno non ferisci neanche nessuno, non c'è errore.
La socialità è una rottura, penso per molti, anche per i "socialoni".
Eh ma è l'unica via per non ritrovarsi soli ad ascoltare se stessi... che a un certo punto, a meno che non ci si stia proprio molto simpatici, diventa un'agonia.
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20-06-2015, 19:19
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#95
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Banned
Qui dal: Mar 2015
Messaggi: 203
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Quote:
Originariamente inviata da Fluviale
Perché proietti le tue idee negative sull'esterno... e assimili solo dati negativi.
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É vero.. O meglio..non é che non li assimilo, ma ho omesso di parlare dei lati positivi..effettivamente ce ne sono.
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21-06-2015, 01:43
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#96
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Banned
Qui dal: Jul 2014
Messaggi: 7,102
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Essenzialmente ho difficoltà a entrare in rapporto con gli altri, anzi non ne ho voglia nella maggior parte delle situazioni e con la stragrande maggioranza delle persone. Non che non consideri la possibilità di arricchimento che si ha con la socialità, ma non mi va di predispormi mentalmente per rivolgermi in modo comunicativo e interattivo con gli altri, con l'esclusione di poche persone eventualmente compatibili. Il perchè non lo so bene ma credo che dipenda da un bisogno permanente di concentrazione in me stesso, e stare fuori da questo stato è come sporgersi da un precipizio. In genere non provo piacere nel condividere emozioni, tranne che con poche persone con cui sento di potermi fidare, perchè mi accorgo che accettano il mio essere non propriamente predisposto all'interazione.
Il mio relazionarmi è inteso principalmente come distrazione dall'isolamento, riaffacciarsi alla realtà umana, staccare dai pensieri ossessivi; se con la persona c'è feeling nasce anche empatia e affetto sincero, ma finora non sono riuscito ad andare molto avanti in questi ambiti.
La paura del giudizio c'è, l'insicurezza e tutto il resto, ma anche il pensiero che il mio equilibrio ottimale non si ottiene nel lasciarmi andare nella socialità ma più che altro nel limitarla: e questo ancora non riesco a fare in modo giusto.
Non intendo cambiare questo tratto 'prudente' della personalità perchè so che posso esprimere me stesso in modo non auto-distruttivo solo con pochi ed entro certi limiti. Se uno nasce fragile tale muore e non può far altro che tutelare la propria identità poco definita.
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Ultima modifica di alien boy; 21-06-2015 a 01:59.
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21-06-2015, 09:32
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#97
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Esperto
Qui dal: Mar 2013
Messaggi: 3,825
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La socialità è il Maleeee.
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21-06-2015, 10:35
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#98
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Principiante
Qui dal: Jun 2015
Messaggi: 5
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Quote:
Originariamente inviata da SUBurbe
Sono spaventata da me stessa nella socialità, più che dalla socialità stessa.
Mi fanno paura/ribrezzo due cose.
Il mio adeguarmi agli altri per una carenza di personalità e arrivare a un punto in cui non riesco più a sostenere un ruolo che non mi appartiene.
E il ritrovarmi incastrata in alcuni meccanismi della socialità: tipo la formazione di gruppetti, le malelingue, le gelosie, le falsità...
Non li reggo, mentre inizio a pensare che questi elementi siano considerati "normali" e forse anche accettati e forse anche accettabili. Non sono la fine del mondo. Siamo umani e siamo fallaci.
Stare al margine di tutto ti rende troppo pretenzioso e soprattutto ti offre l'opportunità di giudicare gli altri, quelli che si sporcano le mani mentre la tua fedina sociale resta pulita, perchè se non entri in contatto con nessuno non ferisci neanche nessuno, non c'è errore.
La socialità è una rottura, penso per molti, anche per i "socialoni".
Eh ma è l'unica via per non ritrovarsi soli ad ascoltare se stessi... che a un certo punto, a meno che non ci si stia proprio molto simpatici, diventa un'agonia.
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Non avrei potuto esprimere meglio il concetto, soprattuto la parte: "mi fa paura adeguarmi agli altri per una carenza di personalità e arrivare a un punto in cui non riesco più a sostenere un ruolo che non mi appartiene e il dover ritrovarmi incastrata in alcuni meccanismi della socialità come la formazione di gruppetti, le malelingue, le gelosie, le falsità..."
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21-06-2015, 10:50
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#99
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Banned
Qui dal: Dec 2013
Ubicazione: toscanaccio
Messaggi: 14,248
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Quote:
Originariamente inviata da Fluviale
Come mai la socialità vi spaventa? La desiderate? Credete sia superflua? Credete occorra un benessere interiore prima di socializzare?
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nessuna delle tre : sono a disagio in mezzo alla gente è sempre stato così che ricordi , mentre con una o due persone sono più a mio agio , tipo se è un gruppo io soffro e vorrei scappare...
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21-06-2015, 10:50
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#100
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Banned
Qui dal: Dec 2013
Ubicazione: toscanaccio
Messaggi: 14,248
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Quote:
Originariamente inviata da Weltschmerz
La socialità è il Maleeee.
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NOOOOO!
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