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Vecchio 26-06-2016, 12:35   #381
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già tre giorni di brexit ed ancora non è morto nessuno
Vecchio 26-06-2016, 12:38   #382
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Originariamente inviata da Milo Visualizza il messaggio
Quel 9% di pil lo potrebbero fare tranquillamente i nostri giovani disoccupati,con la differenza che i loro redditi rimangono tutti in italia.
Potrebbero già farlo, non mi pare che nessuno glielo vieti...l'immigrazione é stata la conseguenza del rifiuto del lavoro sottoqualificato da parte degli autoctoni, non la causa.
Vecchio 26-06-2016, 12:43   #383
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Originariamente inviata da muttley Visualizza il messaggio
Potrebbero già farlo, non mi pare che nessuno glielo vieti...l'immigrazione é stata la conseguenza del rifiuto del lavoro sottoqualificato da parte degli autoctoni, non la causa.
Che dici, c'è la fila di giovini pronti a cogliere i pomodori a 2 euro l'ora per il donatore di lavoro italiota
Vecchio 26-06-2016, 12:45   #384
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Originariamente inviata da muttley Visualizza il messaggio
l'immigrazione é stata la conseguenza del rifiuto del lavoro sottoqualificato da parte degli autoctoni, non la causa.
Non è sempre vero,basta pensare ai raccoglitori di pomodori o fragole nella Piana del Sele o agli addetti all'autotrasporto;è anche vero che non si deve considerare gli immigrati quali causa della sottoccupazione,degli stipendi da fame;in fondo quelli che pontificano(a cominciare dalla Lega) contro l' "invasione" son quelli che più la vogliono.
Ringraziamenti da
muttley (26-06-2016)
Vecchio 26-06-2016, 12:47   #385
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Originariamente inviata da muttley Visualizza il messaggio
Potrebbero già farlo, non mi pare che nessuno glielo vieti...l'immigrazione é stata la conseguenza del rifiuto del lavoro sottoqualificato da parte degli autoctoni, non la causa.
Ma per favore..

Ultima modifica di DownwardSpiral2; 26-06-2016 a 12:51.
Vecchio 26-06-2016, 13:08   #386
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Originariamente inviata da Pablo's way Visualizza il messaggio
Che dici, c'è la fila di giovini pronti a cogliere i pomodori a 2 euro l'ora per il donatore di lavoro italiota
Appunto, nessuno ruba il lavoro a nessuno, semplicemente c'é chi non lo vuole e così c'é chi se lo prende. Non esistono leggi che vietano l'assunzione di italiani, e non mi pare (come dici giustamente tu) che gli italiani facciano la fila per i low profile jobs.

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Originariamente inviata da DownwardSpiral2 Visualizza il messaggio
Ma per favore..
Apprezzo sempre le tue argomentazioni approfondite e articolate

Ringraziamenti da
Sorrow (26-06-2016)
Vecchio 26-06-2016, 13:14   #387
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Originariamente inviata da muttley Visualizza il messaggio
Appunto, nessuno ruba il lavoro a nessuno, semplicemente c'é chi non lo vuole e così c'é chi se lo prende. Non esistono leggi che vietano l'assunzione di italiani, e non mi pare (come dici giustamente tu) che gli italiani facciano la fila per i low profile jobs.



Apprezzo sempre le tue argomentazioni approfondite e articolate

https://www.youtube.com/watch?v=toL1tXrLA1c
Cosa vuoi argomentare di fronte a falsità palesi come questa, preferisco perdere il mio tempo in altri modi.
Vecchio 26-06-2016, 13:17   #388
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Originariamente inviata da Pablo's way Visualizza il messaggio
Che dici, c'è la fila di giovini pronti a cogliere i pomodori a 2 euro l'ora per il donatore di lavoro italiota
Ma se non ci fosse chi li raccoglie a 2 euro li lascerebberò marcire sulle piante?
Vecchio 26-06-2016, 13:21   #389
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Originariamente inviata da Orion Visualizza il messaggio
Noi queste cose ce le abbiamo da anni stando mani e piedi dentro l'UE e l'Eurozona.
Non sia mai pensare che queste cose abbiano una qualche relazione con la moneta unica e il pareggio di bilancio in Costituzione! Tutta colpa di Farage, Le Pen e Salveenee...
grazie al cielo abbiamo di questi problemi, perchè vuol dire che non siamo ancora falliti del tutto.
Se fossimo stati fuori dall'euro e dalla ue saremmo già falliti da un pezzo.
Mi aspetto che visto la grecia che è stata molto aiutata dalla UE, in caso di necessità la UE aiuti noi.
Vecchio 26-06-2016, 13:26   #390
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Originariamente inviata da DownwardSpiral2 Visualizza il messaggio
Cosa vuoi argomentare di fronte a falsità palesi come questa, preferisco perdere il mio tempo in altri modi.
Diversamente da Winston non mi stupisco che su un forum come questo le minoranze vengano disprezzate...é chiaro che la responsabilità é sempre al di fuori, quindi é colpa dei stragneri
Vecchio 26-06-2016, 13:32   #391
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Originariamente inviata da muttley Visualizza il messaggio
Diversamente da Winston non mi stupisco che su un forum come questo le minoranze vengano disprezzate...é chiaro che la responsabilità é sempre al di fuori, quindi é colpa dei stragneri
Ahhaha sei esilarante... mi stai attribuendo idee che non mi appartengono minimamente, evidentemente per te non pensare che l'immigrazione sia la conseguenza del rifiuto del lavoro significa disprezzare le minoranze, essere xenofobi e incolpare l'immigrazione di tutti i mali,ma per favore(2)...
Vecchio 26-06-2016, 13:37   #392
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L'avatar di Centauro
 

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Originariamente inviata da Miky Visualizza il messaggio
grazie al cielo abbiamo di questi problemi, perchè vuol dire che non siamo ancora falliti del tutto.
Se fossimo stati fuori dall'euro e dalla ue saremmo già falliti da un pezzo.
Mi aspetto che visto la grecia che è stata molto aiutata dalla UE, in caso di necessità la UE aiuti noi.
Suicidio assistito intendi?
Vecchio 26-06-2016, 13:51   #393
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Originariamente inviata da muttley Visualizza il messaggio
Diversamente da Winston non mi stupisco che su un forum come questo le minoranze vengano disprezzate...é chiaro che la responsabilità é sempre al di fuori, quindi é colpa dei stragneri
3. PRODUZIONE PROGRESSIVA DI UNA SOVRAPPOPOLAZIONE RELATIVA OSSIA DI UN ESERCITO INDUSTRIALE DI RISERVA.
L’accumulazione del capitale che in origine si presentava solo come suo ampliamento quantitativo si compie, come abbiamo visto, in un continuo cambiamento qualitativo della sua composizione, in un costante aumento della sua parte costitutiva costante a spese della sua parte costitutiva variabile77c. Il modo di produzione specificamente capitalistico, lo sviluppo della forza produttiva del lavoro ad esso corrispondente, il cambiamento della composizione organica del capitale che ne deriva non soltanto vanno di pari passo con il progresso dell’accumulazione o con l’aumento della ricchezza sociale. Essi procedono con rapidità incomparabilmente maggiore, perchè l’accumulazione semplice ossia l’estensione del capitale complessivo è accompagnata dalla centralizzazione dei suoi elementi individuali, e la rivoluzione tecnica del capitale addizionale è accompagnata dalla rivoluzione tecnica del capitale originario. Con il procedere dell’accumulazione varia quindi la proporzione fra la parte costante del capitale e quella variabile; se in origine era di i 1:1 ora diventa 2 : 1, 3 :1, 4 1, 5 : 1, 7 : 1, ecc., cosicchè, aumentando il capitale, invece della metà del suo valore complessivo si convertono in forza-lavoro progressivamente solo 1/3, 1/4, 1/5, 1/6, 1/8, ecc., e di contro si convertono in mezzi di produzione 2/3, 3/4, 4/5, 5/6, 7/8, ecc. Siccome la domanda di lavoro non è determinata dal volume del capitale complessivo, ma dal volume della sua parte costitutiva variabile, essa dirninuirà quindi in proporzione progressiva con l’aumentare del capitale complessivo, invece di aumentare in proporzione di esso, come è stato presupposto prima. Essa diminuisce in rapporto alla grandezza del capitale complessivo, e diminuisce in progressione accelerata con l’aumentare di essa.

Con l’aumentare del capitale complessivo cresce, è vero, anche la sua parte costitutiva variabile ossia la forza-lavoro incorporatale, ma cresce in proporzione costantemente decrescente.

Gli intervalli in cui l’accumulazione opera come semplice allargamento della produzione sulla base tecnica data, si accorciano. Non soltanto si rende necessaria un’accumulazione del capitale complessivo accelerata in progressione crescente per assorbire un numero addizionale di operai di una certa grandezza o anche, a causa della costante metamorfosi del vecchio capitale, soltanto per occupare il numero già operante; a sua volta questa crescente accumulazione .e centralizzazione stessa si converte ancora in una fonte di nuovi cambiamenti nella composizione del capitale o in una diminuzione di bel nuovo accelerata della sua parte costitutiva variabile a paragone della costante, Questa diminuzione relativa della parte costitutiva variabile, accelerata con l’aumentare del capitale complessivo e accelerata in misura maggiore del proprio aumento, appare dall’altra parte, viceversa, come un aumento assoluto della popolazione operaia costantemente più rapido dì quello del capitale variabile ossia dei mezzi che le danno occupazioni. È invece l’accumulazione capitalistica che costantemente produce, precisamente in proporzione della propria energia e del proprio volume, una popolazione operaia relativa, cioè eccedente i bisogni medi di valorizzazione del capitale, e quindi superflua ossia addizionale.

Per quanto riguarda il capitale sociale complessivo, il movimento della sua accumulazione ora provoca un cambiamento periodico, ora i suoi momenti si distribuiscono contemporaneamente nelle sfere diverse della produzione. In alcune sfere si verifica un cambiamento nella composizione del capitale senza aumento della sua grandezza assoluta a seguito della semplice concentrazione in altre l’aumento assoluto del capitale è collegato a una diminuzione assoluta della sua parte costitutiva variabile, ossia della forza-lavoro da essa assorbita; in altre ora il capitale continua ad aumentare sulla propria base tecnica data attraendo forza-lavoro addizionale in proporzione del proprio aumento, ora subentra un cambiamento organico e la sua parte costitutiva variabile si contrae; in tutte le sfere l’aumento della parte variabile del capitale e quindi del numero degli operai occupati è sempre legato a violente fluttuazioni e a una passeggera produzione di sovrappopolazione, sia che questa assuma la forma più vistosa respingendo gli operai già occupati, sia che assuma quella meno appariscente, ma non meno efficace, di una maggiore difficoltà nell’assorbimento della popolazione operaia addizionale nei consueti canali di sfogo[78]. Insieme con la grandezza del capitale sociale già in funzione, insieme col grado del suo aumento, con la estensione della scala. di produzione e della massa degli operai messi in moto, insieme con lo sviluppo della forza produttiva del lavoro, insieme col flusso più largo e più pieno di tutte le fonti sorgive della ricchezza, si estende anche la scala in cui una maggiore attrazione degli operai da parte del capitale è legata ad una maggiore ripulsione di questi ultimi, aumenta la rapidità dei cambiamenti. nella composizione organica del capitale e nella sua forma tecnica, e si dilata l’ambito delle sfere di produzione, le quali ora ne sono prese contemporaneamente, ora alternativamente. Quindi la popolazione operaia produce in misura crescente, mediante l’accumulazione del capitale da essa stessa prodotta, i mezzi per render se stessa relativamente eccedente[79] .

È questa una legge della popolazione peculiare del modo di produzione capitalistico, come di fatto ogni modo di produzione storico particolare ha le proprie leggi della popolazione particolari, storicamente valide. Una legge astratta della popolazione esiste soltanto per le piante e per gli animali nella misura in cui l’uomo non interviene portandovi la storia.

Ma se una sovrappopolazione operaia è il prodotto necessario della accumulazione ossia dello sviluppo della ricchezza su base capitalistica, questa sovrappopolazione diventa, viceversa, la leva dell’accumulazione capitalistica e addirittura una delle condizioni d’esistenza del modo di produzione capitalistico. Essa costituisce un esercito industriale di riserva disponibile che appartiene al capitale in maniera così completa come se quest’ultimo l’avesse allevato a sue proprie spese, e crea per i mutevoli bisogni di valorizzazione di esso il materiale umano sfruttabile sempre pronto, indipendentemente dai limiti del reale aumento della popolazione. Insieme con l’accumulazione e con lo sviluppo della forza produttiva del lavoro ad essa concomitante cresce la forza d’espansione subitanea del capitale non soltanto perchè crescono l’elasticità del capitale funzionante e la ricchezza assoluta, di cui il capitale costituisce semplicemente una parte elastica, non soltanto perchè il credito mette, ad ogni stimolo particolare, in un batter d’occhio, una parte straordinaria di questa ricchezza in veste di capitale addizionale, a disposizione della produzione. Le condizioni tecniche dello stesso processo di produzione, le macchine, i mezzi di trasporto ecc. consentono, sulla scala più larga, la più rapida trasformazione del plusprodotto in mezzi addizionali di produzione. La massa della ricchezza sociale che con il progredire dell’accumulazione trabocca e diventa trasformabile in capitale addizionale entra impetuosamente e con frenesia in rami vecchi della produzione, il cui mercato improvvisamente si allarga, oppure in rami dischiusi per la prima volta, come ferrovie ecc., la cui necessità sorge dallo sviluppo dei rami vecchi della produzione. In tutti questi casi grandi masse di uomini devono essere spostabili improvvisamente nei punti decisivi, senza pregiudizio della scala di produzione in altre sfere; le fornisce la sovrappopolazione. Il ciclo vitale caratteristico dell’industria moderna, la forma di un ciclo decennale di periodi di vivacità media, produzione con pressione massima, crisi e stagnazione, interrotto da piccole oscillazioni, si basa sulla costante formazione, sul maggiore o minore assorbimento. e sulla nuova formazione dell’esercito industriale di riserva della sovrappopolazione. Le alterne vicende del ciclo industriale reclutano a loro volta la sovrappopolazione e diventano uno degli agenti più energici della sua riproduzione.

Ultima modifica di DownwardSpiral2; 26-06-2016 a 13:55.
Vecchio 26-06-2016, 13:52   #394
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Questo peculiare ciclo vitale dell’industria moderna, che non incontriamo in alcun periodo anteriore dell’umanità, era stato impossibile anche nel periodo dell’infanzia della produzione capitalistica. La composizione del capitale si è modificata solo molto gradualmente. Alla sua accumulazione corrispondeva quindi in complesso un aumento proporzionale della domanda di lavoro. Per quanto fosse lento il progresso dell’accumulazione del capitale, paragonato all’epoca moderna, esso s’imbatteva in limiti naturali della popolazione operaia sfruttabile che solo i mezzi violenti, di cui parleremo più avanti, potevano eliminare. L’espansione improvvisa e a scatti della scala di produzione è il presupposto della sua improvvisa contrazione; quest’ultima provoca di nuovo la prima, ma la prima non è possibile senza un materiale umano disponibile, senza un aumento degli operai indipendente dall’aumento assoluto della popolazione. L’aumento degli operai viene creato mediante un processo semplice che ne « libera » costantemente una parte, in virtù di metodi che diminuiscono il numero degli operai occupati in rapporto alla produzione aumentata. La forma di tutto il movimento dell’industria moderna nasce dunque dalla costante trasformazione di una parte della popolazione operaia in braccia disoccupate o occupate a metà. La superficialità dell’economia politica risulta fra l’altro nel fatto che essa fa dell’espansione e della contrazione del credito, che sono meri sintomi dei periodi alterni del ciclo industriale, la causa di quei periodi. Proprio allo stesso modo che i corpi celesti, una volta gettati in un certo movimento, lo ripetono costantemente, anche la produzione sociale, una volta gettata in quel movimento di espansione e di contrazione che si alternano, lo ripete costantemente. Effetti diventano a loro volta cause, e le alterne vicende di tutto il processo, che riproduce costantemente le proprie condizioni, assumono la forma della periodicità. Una volta consolidata quest’ultima. perfino l’economia politica riesce a concepire la produzione di una popolazione eccedente relativa, cioè eccedente riguardo al bisogno medio di valorizzazione del capitale, come condizione vitale dell’industria moderna.

«Posto», dice H. Merivale, prima professore di economia politica a Oxford, in seguito funzionario del ministero inglese delle colonie, «posto che in occasione di una crisi la nazione facesse uno sforzo massimo per liberarsi mediante l’emigrazione di alcune centinaia di migliaia di poveri superflui, quale ne sarebbe la conseguenza? Che al primo ritorno della domanda di lavoro vi sarebbe una deficienza di operai. Per quanto possa essere rapida la riproduzione degli uomini, essa ha comunque bisogno dell’intervallo di una generazione per sostituire gli operai adulti. Ora, i profitti dei nostri fabbricanti dipendono in via principale dal loro potere di sfruttare il momento favorevole della forte domanda e di risarcirsi in tal modo per il periodo della stagnazione. Questo potere è assicurato loro solo dal comando sulle macchine e sul lavoro manuale. Essi devono trovare pronte braccia disponibili; devono essere in grado di aumentare o diminuire, se necessario, la tensione nell’attività delle operazioni di quelle, seconda dello stato del mercato, oppure si trovano semplicemente nell’impossibilità di sostenere la preponderanza nell’incalzare della concorrenza, preponderanza su cui è fondata la ricchezza di questo paese»[80]. Perfino Maltus riconosce nella sovrappopolazione una necessità dell’industria moderna benché, secondo il suo modo di vedere ristretto, egli la faccia derivare da un aumento eccessivo assoluto della popolazione operaia e non dal fatto che essa venga posta in soprannumero. Egli dice: «Sagge consuetudini riguardo al matrimonio, se spinte a un certo livello fra la classe operaia di un paese che dipenda principalmente dalla manifattura e dal commercio, gli riuscirebbero dannose... Secondo la natura della popolazione un aumento di operai non può essere fornito al mercato, in seguito a particolare domanda, se non dopo 16 o 18 anni, e la trasformazione del reddito in capitale mediante il risparmio può aver luogo con molto maggiore rapidità; un paese è sempre esposto al rischio che il suo fondo di lavoro cresca più rapidamente che non la popolazione»[81]. Dopo aver definito in tal modo la costante produzione di una sovrappopolazione relativa di operai come una necessità dell’accumulazione capitalistica, l’economia politica, facendolo appropriatamente parlare per bocca di una vecchia zitella, fa dire da quel « beau idéal » del suo capitalista le seguenti parole ai «soprannumero» gettati sul lastrico dalla propria creazione di capitale addizionale: «Noi fabbricanti facciamo per voi quello che possiamo aumentando il capitale dal quale voi dovete trarre i mezzi di sussistenza; e voi dovete fare il resto adeguando il vostro numero ai mezzi di sussistenza»[82].

Alla produzione capitalistica non basta affatto la quantità di forza-lavoro disponibile che fornisce l’aumento naturale della popolazione. Per avere mano libera essa abbisogna di un esercito industriale di riserva indipendente da questo limite naturale.

Finora è stato presupposto che all’aumento o alla diminuzione del capitale variabile corrisponda esattamente l’aumento o la diminuzione del numero degli operai occupati.

Ma, eguale restando o perfino diminuendo i! numero degli operai da esso comandati, il capitale variabile cresce solo più lentamente di quello che aumenti la massa del lavoro, quando l’operaio individuale fornisce più lavoro e il suo salario quindi aumenta, benché il prezzo del lavoro rimanga eguale o perfino cali. L’aumento del capitale variabile diventa allora indice di più lavoro, ma non di un maggiore numero di operai occupati. Ogni capitalista è assolutamente interessato a spremere una determinata quantità di lavoro da un minore numero di operai invece che da un numero maggiore a prezzo egualmente conveniente o anche più conveniente. In quest’ultimo caso l’esborso di capitale costante aumenta in rapporto alla massa del lavoro messa in moto, nel primo caso aumenta molto più lentamente. Quanto più larga la scala di produzione, tanto più decisivo è questo motivo. Il suo peso cresce insieme con l’accumulazione del capitale.

Si è visto che lo sviluppo del modo capitalistico di produzione e della forza produttiva del lavoro — causa ed effetto allo stesso tempo dell’accumulazione — mette in grado il capitalista di rendere liquida, con il medesimo esborso di capitale variabile, una maggiore quantità di lavoro sfruttando maggiormente, o in via estensiva o intensiva, le forze-lavoro individuali. Si è visto inoltre che egli compra più forze-lavoro con il medesimo valore capitale sostituendo progressivamente forza-lavoro qualificata con forza-lavoro non qualificata, forza-lavoro matura con quella immatura, forza-lavoro maschile con quella femminile, forza-lavoro adulta con quella giovanile o infantile.

Da un lato dunque, nel progredire dell’accumulazione, un capitale variabile maggiore rende liquida una maggior quantità di lavoro senza arruolare un maggior numero di operai, dall’altro un capitale variabile della medesima grandezza rende liquida una maggiore quantità di lavoro mediante una medesima massa di forza-lavoro e infine rende liquido un maggior numero di forze-lavoro inferiori soppiantando quelle superiori.

La produzione di una sovrappopolazione relativa ossia la messa in libertà di operai procede perciò ancora più rapida che non la rivoluzione tecnica del processo di produzione accelerata di per sè col progredire dell’accumulazione e che non la corrispondente diminuzione proporzionale della parte variabile del capitale nei confronti di quella costante. Se i mezzi di produzione, mano a mano che aumentano di volume e di efficacia, diventano, in misura minore mezzi d’occupazione degli operai, questo stesso rapporto viene a sua volta modificato giacchè, nella misura in cui cresce la forza produttiva del lavoro, il capitale aumenta la sua offerta di lavoro con rapidità maggiore che non la sua domanda di operai. Il lavoro fuori orario della parte occupata della classe operaia ingrossa le file della riserva operaia, mentre, viceversa, la pressione aumentata che quest’ultima esercita con la sua concorrenza sulla prima, costringe questa al lavoro fuori orario e alla sottomissione ai dettami del capitale. La condanna di una parte della classe operaia e un ozio forzoso mediante il lavoro fuori orario dell’altra parte e viceversa diventa mezzo d’arricchimento del capitalista singolo[83] e accelera allo stesso tempo la produzione dell’esercito industriale di riserva su una scala corrispondente al progresso dell’accumulazione sociale. Quanta importanza abbia questo elemento nella formazione della sovrappopolazione relativa lo dimostra pere esempio, l’Inghilterra. I suoi mezzi tecnici per « risparmiare » lavoro sono colossali. Ciò malgrado, se domani il lavoro venisse in via generale limitato a una misura razionale, e venisse graduato a sua volta secondo i differenti strati della classe operaia in base all’età e al sesso, la popolazione operaia esistente sarebbe assolutamente inadeguata alla continuazione della produzione nazionale su scala attuale. La grande maggioranza degli operai ora «improduttivi» dovrebbe essere trasformata in operai «produttivi».

Ultima modifica di DownwardSpiral2; 26-06-2016 a 13:54.
Vecchio 26-06-2016, 13:53   #395
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Tutto sommato i movimenti generali del salario sono regolati esclusivamente dall’espansione e dalla contrazione dell’esercito industriale di riserva, le quali corrispondono all’alternarsi dei periodi del ciclo industriale.

Non sono dunque determinati dal movimento del numero assoluto della popolazione operaia, ma dalla mutevole proporzione in cui la classe operaia si scinde in esercito attivo e in esercito di riserva, dall’aumento e dalla diminuzione del volume relativo della sovrappopolazione, dal grado in cui questa viene ora assorbita ora di nuovo messa in libertà. Per l’industria moderna con il suo ciclo decennale e le sue fasi periodiche che per giunta col progredire dell’accumulazione vengono intersecate dalle oscillazioni irregolari che si susseguono sempre più rapidamente, sarebbe effettivamente una bella legge quella che regolasse l’offerta e la domanda di lavoro non mediante l’espansione e la concentrazione del capitale, cioè secondo i suoi bisogni di valorizzazione del momento, cosicché il mercato del lavoro appaia ora relativamente al di sotto del livello normale in quanto il capitale si espande, ora di nuovo sovraccarico in quanto esso si contrae, bensì, viceversa, facesse dipendere il movimento del capitale dal movimento assoluto della massa della popolazione. Questo tuttavia è il dogma degli economisti. Secondo esso conseguenza dell’accumulazione del capitale è l’aumento del salario. Il salario aumentato sprona a un più rapido aumento della popolazione operaia e questo aumento perdura finché il mercato del lavoro è sovraccarico e quindi il capitale è diventato insufficiente in rapporto all’offerta di operai. Il salario diminuisce, e allora si ha il rovescio della medaglia. Mediante la diminuzione del salario la popolazione operaia viene mano a mano decimata, così che il capitale ridiventa eccedente nei suoi confronti, oppure, secondo la spiegazione di altri, il salario in diminuzione e il corrispondente aumento dello sfruttamento dell’operaio accelerano di nuovo l’accumulazione, mentre allo stesso tempo il basso salario frena l’aumento della classe operaia. In tal modo si ricostituisce la proporzione in cui l’offerta di lavoro è più bassa della domanda, il salario sale ecc. Un bel metodo di movimento quésto per la produzione capitalistica sviluppata!
Prima che potesse verificarsi un qualche aumento positivo della popolazione realmente atta al lavoro, aumento dovuto all’aumento del salario, il termine entro il quale deve essere condotta la campagna industriale, combattuta e decisa la battaglia, sarebbe più che trascorso.

Fra il 1849 e il 1859 nei distretti agricoli dell’Inghilterra si ebbe, insieme ai prezzi dei cereali in diminuzione, un aumento dei salari, dal punto di vista pratico puramente nominale: nel Wiltshire per esempio il salario settimanale salì da 7 a 8 scellini, nel Dorsetshire da 7 o 8 a 9 ecc. Era una conseguenza del deflusso straordinario della sovrappopolazione agricola, causato dalla domanda per gli arruolamenti di guerra, dall’estensione in massa delle costruzioni ferroviarie, delle fabbriche, miniere ecc. Quanto più basso è il salario tanto più alta è l’espressione percentuale di ogni suo aumento per quanto insignificante. Se il salario settimanale ammonta per esempio a 20 scellini e se sale a 22, sale del 10 %; se invece ammonta a 7 scellini soltanto e se sale a 9, l’aumento è del 28 e 4/7 %, il che suona molto abbondante. Comunque i fittavoli si lamentavano a gran voce e perfino il London Econornist parlava tutto serio di «a general and substantial advance»[84] riferendosi a quei salari di fame. Che cosa fecero allora i fìttavoli? Attesero forse finché gli operai agricoli, in seguito a questo brillante pagamento, si fossero moltiplicati al punto che il loro salario dovesse di nuovo diminuire, secondo quanto avviene nel cervello dogmatico dell’economista? Introdussero più macchine, e in batter d’occhio gli operai erano di nuovo « in soprannumero » in una proporzione che bastava perfino ai fittavoli. Ora si trovava investito nell’agricoltura « più capitale» di prima e in una forma più produttiva. Con ciò la domanda di lavoro diminuì non solo relativamente, ma in via assoluta.

Quella finzione economica scambia le leggi che regolano il movimento generale del salario ossia il rapporto fra classe operaia, cioè forza-lavoro complessiva, e capitale complessivo sociale, con le leggi che distribuiscono la popolazione operaia fra le sfere particolari della produzione. Se per esempio a causa di una congiuntura favorevole l’accumulazione è particolarmente forte in una data sfera di produzione, i profitti vi sono maggiori di quelli medi e il capitale addizionale preme per entrarvi, la domanda dì lavoro e il salario saliranno naturalmente. Il salario più elevato attira nella sfera favorita una parte maggiore della popolazione operaia, finché la sfera sarà satura di forza-lavoro, e finché a lungo andare il salario riscenderà al suo livello medio anteriore o al di sotto di questo, qualora la calca fosse stata troppo grande. Allora l’immigrazione di operai nel ramo d’industria in questione non solo finisce, ma cede addirittura il suo posto alla loro emigrazione. Qui l’economista politico crede di vedere « dove e come », con l’aumento del salario si abbia un aumento assoluto di operai, e con l’aumento assoluto degli operai una diminuzione del salario, ma in effetti egli vede soltanto la oscillazione locale dei mercato dei lavoro entro una sfera particolare della produzione, egli vede soltanto fenomeni della ripartizione della popolazione operaia nelle differenti sfere d’investimento del capitale, a seconda degli alterni bisogni di quest’ultimo.

L’esercito industriale di riserva preme durante i periodi di stagnazione e di prosperità media sull’esercito operaio attivo e ne frena durante il periodo della sovrappopolazione e del parossismo le rivendicazioni. La sovrappopolazione relativa è quindi lo sfondo sul quale si muove la legge della domanda e dell’offerta del lavoro. Essa costringe il campo d’azione di questa legge entro i limiti assolutamente convenienti alla brama di sfruttamento e alla smania di dominio del capitale. È questo il luogo di ricordare una fra le grandi gesta dell’apologetica degli economisti. Si ricorderà che, se mediante l’introduzione di macchine nuove o con l’estensione di macchine vecchie una porzione di capitale variabile viene trasformata in capitale costante, l’apologeta economico interpreta questa operazione, che « vincola » del capitale e con ciò « mette in libertà » operai, viceversa, nel senso che essa libera del capitale a favore degli operai. Ora soltanto si può apprezzare in pieno la spudoratezza dell’apologeta. Quello che viene messo in libertà, non sono soltanto gli operai soppiantati direttamente dalla macchina, ma in eguale misura anche il loro contingente di riserva e il contingente addizionale assorbito regolarmente durante l’abituale estensione dell’azienda sulla vecchia base. Ora tutti sono « messi in libertà », e ogni capitale nuovo, desideroso di entrar in funzione, può disporre di essi. Che esso attragga questi o altri, l’effetto sulla domanda generale del lavoro sarà eguale a zero, fin tanto che questo capitale sarà esattamente sufficiente a liberare il mercato di quello stesso numero di operai che le macchine vi hanno gettato. Se esso ne occuperà un numero minore, la massa degli operai in soprannumero crescerà; se ne occuperà un numero maggiore, la domanda generale del lavoro crescerà soltanto dell’eccedenza degli operai occupati su quelli « messi in libertà ». L’impulso che i capitali addizionali alla ricerca d’investimenti avrebbero dato altrimenti alla domanda generale del lavoro, è dunque neutralizzato in ogni caso nella misura data dal numero degli operai gettati sul lastrico dalla macchina.

Vale a dire dunque che il meccanismo della produzione capitalistica fa in modo che l’aumento assoluto del capitale non sia accompagnato da un corrispondente aumento della domanda generale di lavoro.
Vecchio 26-06-2016, 13:53   #396
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E questo l’apologeta lo chiama una compensazione della miseria, delle sofferenze e dell’eventuale morte degli operai spostati durante il periodo di transizione che li confina nell’esercito industriale di riserva! La domanda di lavoro non è tutt’uno con l’aumento del capitale, l’offerta di lavoro non è tutt’uno con l’aumento della classe operaia, in modo che due potenze indipendenti fra di loro agiscano l’una sull’altra. Les dés sont pipés ( i dadi sono truccati). Il capitale agisce contemporaneamente da tutte e due le parti. Se da un lato la sua accumulazione aumenta la domanda di lavoro, dall’altro essa aumenta l’offerta di operai mediante la loro « messa in libertà », mentre allo stesso tempo la pressione dei disoccupati costringe gli operai occupati a render liquida una maggiore quantità di lavoro rendendo in tal modo l’offerta di lavoro in una certa misura indipendente dall’offerta di operai. Il movimento della legge della domanda e dell’offerta di lavoro su questa base porta a compimento il dispotismo del capitale. Quindi, non appena gli operai penetrano il mistero e si rendono conto come possa avvenire che, nella stessa misura in cui lavorano di più, producono una maggiore ricchezza altrui e cresce la forza produttiva del loro lavoro, perfino la loro funzione come mezzo di valorizzazione del capitale diventa sempre più precaria per essi; non appena scoprono che il grado d’intensità della concorrenza fra loro stessi dipende in tutto dalla pressione della sovrappopolazione relativa; non appena quindi cercano mediante Trades Unions ecc., di organizzare una cooperazione sistematica fra gli operai occupati e quelli disoccupati per spezzare o affievolire le rovinose conseguenze che quella legge naturale della produzione capitalistica ha per la loro classe, — il capitale e il suo sicofante, l’economista, strepitano su una violazione della « eterna » e per così dire « sacra » legge della domanda e dell’offerta. Ogni solidarietà fra gli operai occupati e quelli disoccupati turba infatti l’azione « pura » di quella legge. Non appena, d’altra parte, nelle colonie circostanze avverse impediscono per esempio la creazione dell’esercito industriale di riserva e insieme impediscono la dipendenza assoluta della classe operaia dalla classe dei capitalisti, il capitale si ribella, insieme con tutti i suoi Sancio Pancia ligi ai luoghi comuni, contro la «sacra » legge della domanda e dell’offerta e cerca di raddrizzarla con mezzi coercitivi.

Karl Salveeeneee Marx, Il Capitale,Libro I, Sezione VII,Capitolo 23
Vecchio 26-06-2016, 14:00   #397
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Originariamente inviata da Milo Visualizza il messaggio
Ma se non ci fosse chi li raccoglie a 2 euro li lascerebberò marcire sulle piante?
Gli italiani due euro o non due euro quei lavori non li vogliono fare, il problema dei due euro semmai sta nel fatto che si permette che della gente (italiani e non) vengano sfruttati a quella maniera, ma evidentemente se nessuno pone un rimedio vuole dire che fa comodo così.

Da una parte si vuole buttare fuori chi lavora a basso costo ed è disposto a fare lavori umili perché ruba il lavoro agli italiani e fa concorrenza al ribasso sugli stipendi, dall'altra non ci si fa problemi a sfruttarli, pagarli due lire e farli lavorare in condizioni indecorose.

Il lavoro a basso costo esiste perché si permette di dare paghe indegne a persone che sono disposte a tutto (data la loro condizione) pur di portar due lire a casa per mangiare.

D'altra parte siamo noi stessi con le nostre aziende (vedi ad esempio Fiat) che andiamo a produrre all'estero alla ricerca di manodopera a basso costo, come dire "se gli italiani non mi lavorano qui ai costi che dico io, mi vado a cercare altrove gente che è disposta a farlo". Prendila come una provocazione ma credo renda bene l'idea.
Vecchio 26-06-2016, 14:04   #398
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Originariamente inviata da Pablo's way Visualizza il messaggio
Gli italiani due euro o non due euro quei lavori non li vogliono fare, il problema dei due euro semmai sta nel fatto che si permette che della gente (italiani e non) vengano sfruttati a quella maniera, ma evidentemente se nessuno pone un rimedio vuole dire che fa comodo così.

Da una parte si vuole buttare fuori chi lavora a basso costo ed è disposto a fare lavori umili perché ruba il lavoro agli italiani e fa concorrenza al ribasso sugli stipendi, dall'altra non ci si fa problemi a sfruttarli, pagarli due lire e farli lavorare in condizioni indecorose.

Il lavoro a basso costo esiste perché si permette di dare paghe indegne a persone che sono disposte a tutto (data la loro condizione) pur di portar due lire a casa per mangiare.

D'altra parte siamo noi stessi con le nostre aziende (vedi ad esempio Fiat) che andiamo a produrre all'estero alla ricerca di manodopera a basso costo, come dire "se gli italiani non mi lavorano qui ai costi che dico io, mi vado a cercare altrove gente che è disposta a farlo". Prendila come una provocazione ma credo renda bene l'idea.
Ma questo è falso!!! Il problema sono proprio i due euro, 7 giorni su 7, in nero, senza nessuna tutela e senza alcun potere contrattuale. Il padre di famiglia del bangladesh che guadagna 600 euro al mese in quelle condizioni, mandandone 200 al mese in bangladesh ci fa campare una famiglia di 5 persone, qui ci fai campare solo il tuo datore di lavoro.
Ringraziamenti da
cancellato14678 (26-06-2016), Milo (26-06-2016)
Vecchio 26-06-2016, 14:13   #399
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Ma questo è falso!!! Il problema sono proprio i due euro, 7 giorni su 7, in nero, senza nessuna tutela e senza alcun potere contrattuale. Il padre di famiglia del bangladesh che guadagna 600 euro al mese in quelle condizioni, mandandone 200 al mese in bangladesh ci fa campare una famiglia di 5 persone, qui ci fai campare solo il tuo datore di lavoro.
E io cosa ho scritto, il problema è quello in grassetto, sfruttiamo sta gente, la soluzione è mandarli tutti a casa o impedire che siano sfruttati a questa maniera?
Ringraziamenti da
muttley (26-06-2016)
Vecchio 26-06-2016, 14:15   #400
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E io cosa ho scritto, il problema è quello in grassetto, sfruttiamo sta gente, la soluzione è mandarli tutti a casa o impedire che siano sfruttati a questa maniera?
Infatti é molto meglio pigliarsela con l'ultimo anello della catena, invece di imporre regole ai veri responsabili.
Vigliaccheria a livelli estremi.
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